Gol sbagliato... la mancanza di concretezza si paga caro e se ci si mette anche Suzuki. L'errore sarebbe mettere pressione a Cuesta

Il ritorno da Cagliari con zero punti in tasca fa male, inutile negarlo. Perché lo scontro diretto sulla carta era di quelli da non fallire, e invece il Parma è tornato con il peso di una sconfitta che va ben oltre il semplice 2-0 finale. Nonostante ciò, fermarsi al risultato rischia di offuscare una verità ben più articolata: questa squadra, pur tra mille limiti e imperfezioni, ha creato occasioni e mostrato sprazzi di gioco.
A pesare è soprattutto il contesto. Con un solo punto in tre giornate, questo è l’inizio di campionato peggiore dell’era Krause – anche peggio del 2020/21, quando i crociati chiusero con tre punti dopo le prime tre giornate. Ma confronti del genere rischiano di essere fuorvianti: quel Parma era una squadra diversa, con dinamiche e ambizioni differenti. L’attuale formazione, affidata al giovane tecnico spagnolo Cuesta, è frutto di una rivoluzione tecnica e tattica profonda. Tanti volti nuovi, un modulo ancora in fase di rodaggio e un’idea di calcio che richiede automatismi non semplici da assimilare in poche settimane.
Contro Juve e Atalanta era lecito aspettarsi difficoltà, ma il vero crocevia era (e resta) lo scontro con il Cagliari. Perso sì, ma non senza lasciare segnali incoraggianti. Le occasioni fallite da Pellegrino, la serie di errori sotto porta di Cutrone e la traversa di Oristanio gridano vendetta, così come le ottime parate di Caprile che hanno tenuto a galla i sardi nei momenti chiave. Dall’altra parte, però, non si può ignorare la serata no di Suzuki, protagonista in negativo con due interventi incerti che hanno indirizzato la gara. Sono dettagli, ma in questo inizio di stagione, pesano come macigni.
Ed è proprio sui dettagli che dovrà lavorare Cuesta, consapevole che la pressione – a Parma come altrove – non aspetta. Eppure, sarebbe profondamente ingiusto mettere già in discussione il suo operato. Il tecnico spagnolo ha bisogno di tempo per plasmare la sua creatura, e per farlo serve un ambiente che sappia distinguere tra il risultato e la prestazione. Perché nonostante il punteggio, il Parma ha dimostrato di avere un’idea, un’identità che va solo consolidata.
D'altronde, il campionato è appena cominciato. Il tempo per raddrizzare la rotta non manca, a patto che la società scelga con lucidità di non farsi trascinare dal malcontento di pancia. L’errore più grande, ora, sarebbe quello di alimentare il fuoco della contestazione, mettendo ulteriore pressione su una squadra giovane e ancora in costruzione. Serve pazienza, serve fiducia. Ma soprattutto, serve equilibrio. Perché solo partendo da una base solida e serena si può pensare di costruire qualcosa di duraturo. E il Parma, oggi più che mai, ha bisogno di costruire, non di ricominciare da capo.
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