Sprofondo Parma, che è successo negli ultimi due mesi? Dall'assenza di carattere alle alternative, ma anche Pecchia ha qualche colpa

18.01.2023 00:00 di  Niccolò Pasta  Twitter:    vedi letture
Sprofondo Parma, che è successo negli ultimi due mesi? Dall'assenza di carattere alle alternative, ma anche Pecchia ha qualche colpa

Da Parma-Cittadella si è spenta la luce. Il bel Parma di Fabio che, nonostante qualche alto e basso, avevamo mostrato una buona crescita, un buon gioco e soprattutto un buon ruolino di marcia, si è spento, così d'improvviso, e negli ultimi due mesi abbiamo solo visto la sua copia più sbiadita, più negativa e più vicina al triste recente passato della squadra crociata. Da 22 punti in tredici partite ad appena 5 nelle ultime sette, un netto cambio di tendenza che non si può semplificare banalmente con qualche assenza di troppo, anche perché il primo Parma di Pecchia ha avuto diverse assenze all'ordine del giorno e ha sempre tirato fuori il suo meglio, anche nel momento di massima difficoltà.

Ma allora a cosa è dovuto questo crollo? Difficile capirlo, onestamente. Chi vi scrive ha sempre ritenuto la rosa valida nel suo undici titolare, ma molto meno nei suoi ricambi, ma anche in questo caso sarebbe semplicistico 'incolpare' le seconde linee scese in campo di recente. Il problema è più radicato e si espande per via dell'assenza di un vero e proprio leader nella squadra di Pecchia, quella figura che non può essere Vazquez, il giocatore di maggior talento, e che non può più essere Buffon, importantissimo nell'economia della squadra, ma purtroppo troppo spesso assente per problemi fisici. Il Parma non ha un giocatore in grado di prendere per mano la squadra nel momento di difficoltà, e nel disastro di Bari è stato chiaro a tutti. Sotto di due reti dopo nemmeno quindici minuti, nessuno ha saputo reagire. Ci ha provato il solo Bernabé, uno dei più giovani, e si è poi dovuto accodare alla mediocrità della prestazione dei compagni. Il Parma non ha un punto di riferimento. È facile, paradossalmente, trovare stimoli giocando a San Siro contro l'Inter, con settantamila persone sugli spalti e con poco da perdere. Meno è giocare un campionato per vincerlo, o quantomeno lottare per farlo, soprattutto se emerge qualche difficoltà nel mezzo. 

E qui, per la prima volta, influisce anche il tecnico Fabio Pecchia, che continuo a pensare sia l'unico in grado di poter portare a termine l'obiettivo, ma che non per questo non è esente da colpe. La formazione con il Bari è stata sbagliata, purtroppo capita, e alcune scelte sono anche state obbligate, come l'assenza di Vazquez dopo i 120' di San Siro (a posteriori si potrebbe ragionare sul suo impiego in Coppa Italia, ma con altri scenari il Mudo non avrebbe mai giocato tutto il match). La difficoltà della squadra nel marcare Cheddira lanciato in profondità, la sterilità di un reparto offensivo ancora una volta staccato dal resto della squadra, l'incapacità di concretizzare le palle gol (perché chissà se il tiro di Bonny fosse stato stato sfruttato meglio che partita sarebbe potuta diventare). Tutti temi noti e ricorrenti nella stagione. Il Parma ha tante pecche ed è inutile nasconderci, ma per due mesi abbondanti aveva dimostrato di poter stare lì e lottare con chiunque. Lo smarrimento degli ultimi due mesi lascia tanti interrogativi e nemmeno il mercato sembra poter venire in soccorso del tecnico. Con questo Parma, al netto di qualche novità, si arriverà in fondo. E allora speriamo che il mister riesca a toccare le corde giuste come fatto in estate, quando solo con il suo gruppo aveva iniziato un percorso che aveva convinto tutti o quasi. Altrimenti sarà l'ennesima notte fonda di un triennio da incubo.