Le armi minori spesso fanno vincere le battaglie. E il Parma ne ha una efficace: le palle inattive

Nel calcio i dettagli apparentemente marginali sono spesso ciò che decide le sorti di una battaglia. L’attenzione si concentra quasi sempre sui grandi nomi, sugli schemi fluidi, sulla “manovra”. Ma talvolta, come in certi momenti delicati della storia, l’ago della bilancia si rivela essere una leva nascosta, un elemento che sfugge alla superficie, ma che può ribaltare l’equilibrio delle forze in campo.
Il Parma di Chivu – giovane, affamato, ancora sospeso tra entusiasmo e paura – si trova oggi in una di queste congiunture: una stagione intera può dipendere da un solo dettaglio. Ed è qui che entra in gioco l’arma “non convenzionale” per eccellenza: le palle inattive. Non è un caso se, nelle ultime settimane, analisti e osservatori si sono accorti di un dato non secondario: il Parma è la squadra che ha realizzato più gol da calcio d’angolo in questa Serie A. Non una statistica da bar, ma un’indicazione precisa della direzione tecnica impressa da Chivu. Dietro quell’evidenza c’è un lavoro quotidiano, meticoloso, che richiama più l’artigianato della politica estera che il narcisismo del possesso palla sterile.
In vista dello scontro con la Juventus di Tudor – squadra ancora in fase di transizione, solida ma vulnerabile nelle fasi di non possesso – questo elemento può diventare decisivo. La Juventus è consapevole del pericolo: nella seduta odierna, allegoricamente significativa, ha dedicato molto tempo proprio alla difesa sulle palle inattive. Il che conferma, ancora una volta, quanto l’intelligence tecnica conti nel calcio moderno. Tudor è un tecnico pragmatico, uno che sa che le partite si vincono anche “sporcandosi le mani”. Ma sarà sufficiente la sua attenzione difensiva a neutralizzare il laboratorio creativo delle palle ferme costruito da Chivu?
Nel calcio, come nella politica internazionale, non vince sempre chi ha più risorse. Vince chi sa usarle meglio. E se il Parma saprà sfruttare quell’unico calcio d’angolo al minuto 72, se saprà leggere il momento giusto per colpire – come una piccola potenza che attende l’occasione per ribaltare un ordine apparente – allora quella che oggi sembra una sfida impari potrebbe trasformarsi in una clamorosa svolta.
In fondo, nella storia come nel calcio, sono le armi “minori” a scrivere le pagine più sorprendenti.