PL - Rizza: "A Parma mi sono sentita a casa. La speranza di restare c'era: il direttore ha scelto diversamente"

25.07.2025 16:11 di  Alice Giampieretti   vedi letture
PL - Rizza: "A Parma mi sono sentita a casa. La speranza di restare c'era: il direttore ha scelto diversamente"
© foto di ParmaCalcio1913

Federica Rizza, calciatrice che ha militato per ben due stagioni in maglia crociata e che, da poco, ha lasciato la squadra, è intervenuta in esclusiva ai microfoni di ParmaLive.com. Il difensore, ex vicecapitano del Parma Femminile e allenatrice dell'Under 11 Femminile, ha così raccontato la sua esperienza nella città ducale e il dispiacere nel salutare quella che per lei era diventata casa. Di seguito le sue parole: 

Se dovessi dire tre cose che Parma ti ha lasciato e attraverso le quali credi di essere cresciuta, cosa nomineresti?
"Sicuramente l'opportunità di fare l'allenatrice, che è stata anche la mia prima esperienza da collaboratrice con l'Under 11 Femminile: una cosa davvero molto bella. Poi, la possibilità di indossare la fascia da capitano, visto che sono stata vicecapitano per entrambe le stagioni ed è stato un grande riconoscimento. Inoltre, in generale, ho sempre avuto un bel rapporto con la città di Parma, con lo staff e le persone che stanno dietro e attorno. Si è creato un bel legame, come se fossimo una grande famiglia".

La stessa Ambrosi ha sempre detto che senza di te la fascia le peserebbe maggiormente. Com’era il vostro legame tra capitano e vice e con il resto delle compagne?
"Con Caterina (Ambrosi) ci siamo conosciute due anni fa, prima non ci conoscevamo e si è subito creata una bella intesa. Siamo due ragazze che hanno gli stessi valori e anche interessi comuni, quindi ci siamo subito trovate. Mi sono sentita di darle una mano in quello in cui potevo aiutarla, sia nella gestione del gruppo che in altre situazioni che si sono venute a creare, avendo avuto un po' più esperienza di lei in altre società importanti come Parma. C'è stata fin da subito questa collaborazione e, in seguito, l'amicizia ha reso tutto più facile. Anche con le altre mie compagne abbiamo sempre avuto un bel rapporto. Sono una ragazza che va d'accordo un po' con tutti, perciò non mi faccio molti problemi".

Riguardo proprio la possibilità di passare dall’altro lato della cattedra. Che esperienza è stata quella da allenatrice? E il rapporto con le piccole giovani promesse dell’Under 11?
"È stata un'esperienza bellissima, seppur sia nata un po', tra virgolette, per caso, per cercare di fare qualcosa nei pomeriggi in cui sono libera e non volevo stare ferma. Non potendo esercitare quello per cui ho studiato, la farmacia, mi sono detta 'proviamo', visto che il fatto di allenare è qualcosa che potrebbe interessarmi un giorno. Ho fatto il patentino l'anno prima, cioè il primo anno di Parma, poi l'anno dopo ho chiesto alla società se fosse possibile fare ciò. Loro si sono dimostrati subito molto disponibili, in particolare la responsabile Francesca La Notte, che ha subito apprezzato che ci fosse come figura una calciatrice, che potesse fare anche un po' da riferimento a queste bambine, che crescono nel mondo del calcio. Quindi, mi hanno affidato il ruolo di collaboratrice, insieme al mister Riccardo, per l'Under 11. Si è creato un rapporto bellissimo. Le ragazze sono sempre cariche a palla e, anzi, sono state anche una bella energia in certi momenti, dove, durante la stagione, ci sono alti e bassi. Per questi motivi, sono state anche loro piccole bimbe un aiuto per me in tante situazioni, magari anche durante l'infortunio. In quell'occasione, mi hanno dato tanto e ringrazio molto loro, le loro famiglie e i tifosi".

Qual è stato, per te, uno dei momenti di maggiore gioia e che ti rimarrà più impresso nella mente dell'intera esperienza al Parma?
"Certamente, la partita con il Genoa, con la quale abbiamo coronato il sogno di tornare in Serie A. Quello è stato il momento apice delle due stagioni unite assieme".

Per te il calcio “è una scuola di vita”: come hai preso e appreso il fatto di dover lasciare Parma?
"Sai, ho cambiato diverse squadre nel corso della mia carriera ed è sempre un dispiacere, soprattutto quando hai creato dei bei legami e dei bei rapporti con tutti e quando senti un posto, come lo è per me Parma, come casa. Dover lasciare è qualcosa che sicuramente spiace molto, però il calcio, purtroppo, prevede anche questo. Per l'appunto, è 'una scuola di vita', perché ti insegna anche che le cose possono cambiare da un momento all'altro. Bisogna essere capaci di reinventarsi".

Ti aspettavi questo cambiamento? C’è stato qualche segnale e come hai accolto tu la notizia?
"Uno ci spera sempre di poter rimanere nel progetto e io avevo il contratto in scadenza, quindi non era sicuro che sarei rimasta. Il direttore, poi, fa le scelte ed è una cosa che si verifica normalmente nel mondo del calcio. Sicuramente, la speranza di poter restare, da parte mia, c'era, però, quando il direttore, insieme probabilmente al mister, ha fatto una scelta e una valutazione diversa non ci si è potuto far nulla".

Infine, com’è stato per te il percorso nel mondo del calcio fino a ora? Visto che al tempo avevi dovuto iniziare con una squadra maschile e spostarti molto, ora pensi che le cose stiano cambiando?
"Da quando ho iniziato io le cose sono cambiate tantissimo. Basta pensare alle tante squadre femminili che ci sono ora, che accolgono le bambine fin da molto piccole e, chiaramente, prima ciò era impossibile, se non molto difficile, da trovare. Per cui, direi che questo è un buonissimo passo in avanti. I settori giovanili, soprattutto delle squadre professioniste, sono molto sviluppati; perciò le bambine hanno subito la possibilità di poter giocare insieme e fare degli allenamenti di qualità, di livello. Poi, a mio parere, giocare con i maschi serve sempre e credo sia qualcosa che andrebbe tenuto, come, per esempio, abbiamo fatto noi lì a Parma. Lì il campionato prevedeva lo scontrarsi con squadre maschili, sotto età e, secondo me, tutto ciò è molto importante per le bambine. In generale, il livello femminile si è alzato tanto: le ragazze di oggi che arrivano in prima squadra sono sicuramente più pronte, rispetto a quello che potevamo essere noi alla stessa età. Anche il fatto che molte straniere scelgono l'Italia è sinonimo che il nostro campionato si sia alzato di qualità. Ovviamente è tutto cambiato molto, anche a livello di visibilità mediatica. Adesso si sente molto di più parlare di femminile, probabilmente non ancora quanto meriterebbe, ma resta che, anche da questo punto di vista, si sono fatti diversi passi avanti".

Riguardo la maglia azzurra, nonostante il dispiacere dell’amara sconfitta in semifinale, come hai visto le ragazze della Nazionale durante questo Europeo?
"Penso che abbiano fatto un bellissimo percorso, lottando anche contro chi le dava già per spacciate dall'inizio. Tante volte si dice che il gruppo fa la forza e penso che loro siano un perfetto reale esempio di questa grande verità. Le partite le hanno portate a casa anche grazie alla loro forza di volontà e di gruppo, volendo a tutti i costi andare avanti. Hanno dato una bella dimostrazione di quello che il Femminile d'Italia sta facendo e potrà fare e del fatto che anche noi possiamo competere nei palcoscenici internazionali, dove oggettivamente ci manca sì ancora qualcosa, ma ciò non toglie il grande percorso che è stato fatto e che contribuisce a far conoscere il calcio femminile a sempre più persone".

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