Le motivazioni della Corte d’Appello sulle condanne di Leonardi e Ghirardi: "Maquillage patrimoniale e plusvalenze fittizie"

La Gazzetta di Parma in edicola oggi pubblica le motivazioni della Corte d’Appello relative alle condanne legate al fallimento del Parma FC, all’epoca di proprietà di Tommaso Ghirardi. Il fallimento fu dichiarato il 19 marzo 2015, quando il Tribunale di Parma certificò un debito complessivo di 218 milioni di euro.
Secondo la Corte d’Appello, Pietro Leonardi fu il “regista” delle operazioni concordate con il patron Tommaso Ghirardi che portarono al dissesto della società. Le condanne, confermate in secondo grado, sono di 6 anni per Leonardi e 3 anni e 10 mesi per Ghirardi, con le accuse di bancarotta fraudolenta aggravata e bancarotta documentale. Confermate anche altre quattro condanne, seppur in alcuni casi con pene inferiori, e cinque assoluzioni. Nelle motivazioni della sentenza, riferendosi a Leonardi, la Corte d’Appello sottolinea che “Si trattò di un’opera di imponente maquillage patrimoniale, realizzata attraverso sofisticati stratagemmi di diversa natura, dalle plusvalenze fittizie alle artificiose postergazioni (minusvalenze e rinegoziazioni) sino alle scellerate operazioni di cessione dei diritti derivanti dal contratto con GSport srl, nonché di cessione del marchio Parma FC, dalla ricaduta depauperante di portata enorme”. A Leonardi vengono attribuiti anche comportamenti “propriamente e personalmente predatori” nei confronti della società.
Su Tommaso Ghirardi, i giudici scrivono: “È stato colui che non solo ha assunto tutte le devastanti, sul piano finanziario, decisioni che hanno condotto al dissesto della società, ma ha anche omesso di rifinanziare la società”. Sulla tentata vendita aTaçi, la Corte osserva: “È del tutto evidente che lo scopo era solo quello di "rassicurare" i creditori ma non certo di "rimediare" in qualche modo al dissesto cagionato”.
Dalle motivazioni emerge dunque una strategia basata sulla creazione di plusvalenze fittizie, ottenute gonfiando i valori dei calciatori, e sulla cessione del marchio Parma FC a una società creata da Leonardi e Ghirardi, priva della capacità patrimoniale per corrispondere il prezzo della cessione (39 milioni, ndr). Ora, per tutti gli imputati, resta l’ultimo grado di giudizio: il ricorso in Cassazione.
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