Santacroce sul fallimento: “Vedere il Parma così è stato brutto”

Fabiano Santacroce, ex difensore, con un passato in maglia Parma ha rilasciato una lunga intervista al podcast Centrocampo, nel quale ha anche parlato della sua esperienza in maglia gialloblu. Di seguito un estratto delle sue parole:
Dopo la conquista della Champions con il Napoli vieni mandato a Parma. Eri contento?
Sono arrivato contento, perché avevo bisogno dopo gli infortuni di trovare serenità e a Parma l’ho trovata, anche se una volta arrivato ho capito che la serenità non esiste. Ero arrivato dove c’era un mister [Colomba n.d.r.] che avevo incontrato durante l’anno precedente che mi diceva: “Come fai a non giocare? Sei fortissimo e io ti farei giocare sempre”. Partivo con questo presupposto, ma poi non mi ha fatto fare una partita. Ho trovato i soliti problemi che si trovano in un campo da calcio. Ho fatto la scorza dura sicuramente.
Hai trovato anche compagni di un certo livello: Cassano, Amauri, Giovinco…
Sì e arriva anche la qualificazione in Europa League, ma dopo è successo il finimondo. Vedevamo tanti giocatori che venivano in ritiro e poi andavano via. Ma si vedeva che non erano a livello. C’è stato un po’ di casino sulla gestione e poi qualcuno che ha voluto buttare giù il Parma. C’erano 40 milioni di debiti, ma poi vedi che ci sono società che hanno un passivo di 500 milioni e rimangono lì e uno allora si fa delle domande. È stato un anno difficile, noi abbiamo preso il primo stipendio e poi basta.
Come vive un calciatore una situazione del genere? Non andate più in Europa, va il Torino al posto vostro a causa di un mancato pagamento.
Lo vivi male. Nessuno di noi pensava che sarebbe successo ciò che poi è effettivamente accaduto. Credevamo si potesse risolvere e invece è successa la qualunque, fino allo sfociare, con il grandissimo presidente che è arrivato alla fine [ride n.d.r.], che andava in giro con un’auto scassata e ci diceva che aveva fatto i bonifici. Noi abbiamo iniziato a non prendere i soldi dal luglio di quell’anno e ciò ha influito a livello mentale. Pensi ai punti di penalità e al fatto che nonostante la fatica puoi retrocedere lo stesso. Siamo passati dall’essere uno squadrone a retrocedere. Nel calcio la testa conta tanto e in quei periodi era spesso da altre parti.
E a proposito di testa, in squadra avevate un calciatore famoso per non essere molto equilibrato: Cassano. Me lo racconti?
Antonio calciatore era incredibile. Faceva cose che noi non potevamo immaginare e le faceva con una semplicità disarmante. Era bello guardarlo. Poi aveva queste due facce: un giorno era fantastico con tutti, era simpatico; il giorno dopo era arrabbiato e mandava tutti a quel paese. Prendeva la palla e diceva: “oggi non ci alleniamo più” e andava via. Oggi ci ripenso e rido.
Con il Parma arriva la retrocessione, vari presidenti. Come hai vissuto quei momenti?
C’era tanto attaccamento in quella squadra. Se ci fossero stati i presupposti, in tanti sarebbero rimasti per riportare il club in Serie A. È stato veramente un peccato, perché è crollato tutto. Abbiamo cercato fino all’ultimo, rinunciando anche a tanti soldi, sperando che qualcuno prendesse la società. Però nessuno si è fatto avanti. C’è stata tanta amarezza: vedere una società fallire completamente è stato brutto.
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