Un anno dopo il rosso contro l’Udinese: Keita ritrova i bianconeri e dovrà riscattare l'errore di Verona. È il momento di fare il salto di qualità a livello mentale
Ci ricordiamo tutti benissimo l’esordio in Serie A di Mandela Keita: due ammonizioni nel giro di pochi minuti, seguite dalla completata rimonta dell’Udinese in un tardo lunedì pomeriggio al Tardini. Un impatto coi brividi quello del belga con il massimo campionato italiano. Da quel momento in poi Keita ha avuto bisogno di molto tempo per smaltire questa cocente delusione, alla quale sono seguite diverse prestazioni al di sotto delle aspettative, condizionate (forse) anche dalla pressione del prezzo che il Parma ha sborsato per acquistare il suo cartellino: quasi 12 milioni di euro. Questo fino alla seconda parte della scorsa stagione, quando, con l’avvento di mister Chivu, Keita ha finalmente alzato il livello delle sue prestazioni, diventando un vero e proprio perno della squadra. Tanta corsa e dinamismo al servizio dei compagni, elementi che lo hanno reso quasi imprescindibile nello scacchiere crociato.
Anche in questo inizio di stagione al servizio del nuovo mister Carlos Cuesta, Keita si è confermato come padrone della mediana gialloblu. Però in due occasioni si sono di nuovo visti quei crolli mentali che avevano caratterizzato il suo inizio di avventura coi colori crociati. Partiamo inevitabilmente dall’errore che ha rischiato di condizionare la gara di Verona di pochi giorni fa: palla persa ingenuamente a metà campo, Mosquera si invola verso l’area crociata e mette in mezzo il pallone che porta al gol del momentaneo pareggio scaligero. Poi il Parma ha avuto la forza, la fortuna e l’abilità di tornare in vantaggio, ma quello di Keita è un errore potenzialmente fatale in un match. Così come gravissimo è stato un’altra svista del belga alla seconda giornata di campionato, contro l’Atalanta: altro pallone perso con troppa leggerezza a metà campo in favore di Scamacca, che è andato vicinissimo al gol del vantaggio nerazzurro, con il pallone stampatosi fortunatamente contro il palo.
Ma tralasciamo gli errori tecnico-tattici in sé per sé. Quello che mi ha impressionato maggiormente in negativo è la tenuta mentale di Keita in seguito a questi eventi. Perché gli errori possono capitare, ovviamente, ma bisogna saper reagire e tornare subito in carreggiata, portando in fondo la propria partita. Keita invece sembra accusare pesantemente i suoi sbagli, sostanzialmente uscendo dalla partita. Anche domenica a Verona il suo errore non è stato un caso isolato: già nel primo tempo aveva regalato una palla insidiosa a Giovane, ma poi dopo il secondo pallone perso il centrocampista belga è completamente sparito dalla partita, commettendo altri sbagli nella parte finale della gara. Il problema di Keita sembra dunque quello della tenuta a livello mentale: i suoi errori condizionano troppo profondamente la sua prestazione e influiscono su tutto il resto della partita.
Ecco dunque l’aspetto su cui, secondo me, Keita deve lavorare maggiormente da questo momento in avanti. Ripeto: gli errori possono capitare, anche ai migliori. Quello che fa la differenza è la reazione a questi eventi. Keita deve compiere uno scatto in avanti da questo punto di vista: è già un calciatore fondamentale per il Parma, ma se vuole affermarsi ad altissimi livelli nel calcio che conta non può crollare al primo errore commesso. Mandela è giovane, il tempo è dalla sua parte e ha già dimostrato grandi miglioramenti rispetto alle sue prime gare in maglia crociata. Però dovrà lavorare fin da subito a capo chino per riscattare questa prestazione non ai suoi livelli. Sabato al Tardini arriverà proprio l’Udinese, quella squadra con cui Keita ha fatto il suo funesto esordio in Serie A. Quasi la chiusura di un cerchio: sperando che possa essere l’occasione del suo riscatto.
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