Tempo di sosta: Carlos Cuesta e la sua isola senza mare. Focus sempre puntato sul percorso, ma adesso serve quel passo in più per fare punti

20.11.2025 00:00 di  Edoardo Mammoli   vedi letture
Tempo di sosta: Carlos Cuesta e la sua isola senza mare. Focus sempre puntato sul percorso, ma adesso serve quel passo in più per fare punti

Siamo ormai giunti al termine di questa sosta per le nazionali e anche della nostra rubrica “Tempo di sosta”, nella quale abbiamo ripercorso l’inizio di stagione dei componenti della rosa del Parma. Non troverei quindi giusto concludere questo itinerario tralasciando uno dei protagonisti principali della stagione crociata: ovvero mister Carlos Cuesta. E per farlo mi avvalgo di una metafora letteraria ripresa da uno dei romanzi di Marco Missiroli: l’isola senza mare. Non sono mai stato un fan degli aforismi, ma in questo caso l’immagine evocata da questa metafora mi sembra azzeccata per spiegare, almeno parzialmente, il percorso intrapreso fin qui dal tecnico maiorchino. Mi spiego meglio, per gradi: il protagonista del romanzo, Libero Marsell, ricorre spesso a questa metafora, definendosi appunto “un’isola senza mare” e sottolineando di trovarsi in uno spazio intimo che non è solo isolamento rispetto al resto del mondo, ma piuttosto un luogo dove è possibile conoscere meglio se stessi e intraprendere un percorso di maturazione. 

Allo stesso modo, Cuesta ha fin da subito ribadito l’importanza del percorso, prima di tutto. Il tecnico maiorchino ha sottolineato in più casi come il suo lavoro e quello del suo staff fosse stato diviso per fasi, curando diversi obiettivi nel corso del tempo. Innanzitutto partendo dalla costruzione di basi solide, in particolare della fase difensiva, e soprattutto dalla costituzione di una cultura di squadra, che non passasse solo dal campo ma anche e soprattutto da ogni momento della giornata. Dichiarazioni piuttosto importanti, a mio modo di vedere, per un allenatore che è stato più volte bollato come inesperto o inadeguato per la categoria, forse anche da chi (non mi perito a dirlo) non lo conosce così bene né lo ha seguito così da vicino. Il mio non vuole essere un elogio o una difesa a spada tratta dell’operato di Carlos Cuesta, ma allo stesso tempo ci tengo a dare credito a quanto da lui fatto fino a questo momento: l’allenatore crociato è riuscito a costruire una piccola isola (senza mare, come dicevamo), dove la sua squadra sta crescendo e maturando nel corso del tempo.

D’altro canto è inevitabile che da questo Parma ci si aspettino anche dei risultati. Quel “mare” con cui ci si deve per forza confrontare, perché non si può parlare solo di ideali e percorsi, ma è necessario portare a casa punti per raggiungere i propri obiettivi. In alcuni momenti la squadra ha mostrato alcune pecche dal punto di vista dell’esperienza, errori che sono costati caro al Parma, come ad esempio nella trasferta di Cagliari. Ed è da questi momenti che Carlos deve imparare al più presto e che mi aspetto sia una delle prospettive su cui si concentrerà nel prossimo futuro. Già nelle ultime settimane abbiamo visto una maturazione della squadra in questo senso, con il Parma che ha conquistato due punti contro squadre sulla carta molto più forti come Como e Milan. Ma questo è passato anche e soprattutto attraverso la costruzione di quella identità di squadra di cui Cuesta ha parlato spesso e che sarà senza dubbio uno dei tratti distintivi di questa squadra fino al termine della stagione. È evidente, sentendo le parole dei giocatori, come i crociati siano uniti verso l’obiettivo e credano nel proprio allenatore, tutt’altro che ultimo naufrago su questa isola senza mare, come molti ignari (per non dire altro) vorrebbero far credere.