Una vittoria che costruisce il futuro: solidità, carattere e idee per nutrire la consapevolezza
Il successo del Parma sul Verona non è arrivato per caso. È stata una vittoria voluta, costruita con attenzione e, soprattutto, meritata. La squadra gialloblu non ha concesso un centimetro agli avversari, interpretando la partita con una compattezza che raramente si vede nelle formazioni impegnate nella lotta salvezza. Il Verona, ha dimostrato fino a questo momento di essere una squadra organizzata con due attaccanti come Giovane e Orban capaci di accendere l’incontro in qualsiasi momento, è stato limitato con una maturità sorprendente.
Il merito del Parma è proprio questo: aver saputo impattare sul piano fisico e agonistico contro una formazione che fa della fisicità il suo marchio. La fase difensiva ha mostrato segnali di crescita evidenti. Sorensen e soprattutto Troilo si sono distinti per letture e tempestività. Anche Lovik ha offerto una prova convincente, confermando come diversi singoli stiano gradualmente assimilando la mentalità del calcio italiano e le direttive dell’allenatore.
È un percorso, questo, che non nasce improvvisamente ma che si costruisce giorno dopo giorno. La squadra appare più consapevole dei propri mezzi, più sicura nell’interpretare la gara e più presente nei momenti chiave. E la consapevolezza è forse il traguardo più importante: capire quanto puoi dare e quanto la squadra può valorizzare le qualità dei suoi giocatori. La vittoria contro il Verona rappresenta dunque un mattone fondamentale nella costruzione dell’obiettivo stagionale: la salvezza. Ma non deve essere fraintesa. Non è un punto d’arrivo, bensì un passo - importante, convincente - verso un cammino che richiede continuità, umiltà e lavoro quotidiano.
Ora arriva l’Udinese, un banco di prova altrettanto significativo. Ogni gara è un esame, e il Parma dovrà dimostrare di aver davvero imboccato la strada giusta. Archiviare la vittoria, capitalizzare gli aspetti positivi e correggere ciò che ancora non funziona: è questa la ricetta per dare continuità alla crescita. Perché la maturità, quella vera, si misura solo nella capacità di ripetersi.
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