Delprato mania e al Tardini spunta il santino in tribuna: "Salvaci, o Capitano"

Nel caldo pomeriggio estivo del Tardini, durante quella che sarebbe potuta essere una semplice amichevole tra la prima squadra e la formazione Primavera, è andata in scena una delle immagini più simboliche e genuine del rapporto tra la città di Parma e il suo Capitano, Enrico Delprato. Un gesto inatteso eppure carico di significato: sugli spalti, tra i tifosi presenti al test in famiglia, è comparso un grande “santino” raffigurante il volto del difensore classe ’99, accompagnato dalla scritta quasi liturgica: “Salvaci, o Capitano”. Una sorta di preghiera laica, ma anche una dichiarazione d’amore calcistico rivolta a chi, negli ultimi anni, è diventato ben più che un semplice giocatore.
Delprato, che stava entrando in campo con la fascia al braccio, si è accorto del cartello e non ha potuto fare a meno di sorridere. Poi, con semplicità e complicità, ha alzato il pollice in segno di apprezzamento, restituendo con un gesto sincero tutta la stima e il calore ricevuto. L’episodio non è passato inosservato nemmeno ai social del Parma Calcio, che su TikTok hanno rilanciato il video accompagnandolo con la scritta “Yo tengo un Ángel”, una frase tratta dal brano di Omar Xavier, che tradotta suona “Io ho un angelo”. Un modo ironico e affettuoso per sottolineare il valore quasi “mistico” che Delprato sembra aver assunto per una tifoseria che, in lui, ha trovato una figura di riferimento solida e sincera.
Delprato, nato a Bergamo ma ormai parmigiano d’adozione, ha saputo ritagliarsi un ruolo centrale non solo in campo, ma anche nello spogliatoio e nella quotidianità del club. Uomo silenzioso, leader naturale, ha conquistato tutti con la sua professionalità e con un attaccamento alla maglia sempre più raro nel calcio moderno. La sua crescita è stata costante, come il rispetto che ha saputo guadagnarsi da compagni, tifosi e società. L’immagine del “santino” resterà probabilmente tra quelle più iconiche di questa estate gialloblu. Perché in un calcio sempre più freddo e distante, gesti come questi ci ricordano quanto conti ancora l’identità, l’empatia, il senso di appartenenza. E Parma, in Enrico Delprato, ha davvero trovato il suo “angelo custode”.
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