Pellegrino lotta nella terra di nessuno: tanto lavoro sporco, poco supporto dai compagni

26.08.2025 08:26 di  Tommaso Rocca   vedi letture
Pellegrino lotta nella terra di nessuno: tanto lavoro sporco, poco supporto dai compagni
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di www.imagephotoagency.it

Spirito e organizzazione: questi sono i punti di forza del primo Parma targato Cuesta, che ha qualcosa su cui positivo da cui poter costruire nonostante la sconfitta alla prima di campionato contro la Juventus. Serviva un'impresa, che non è arrivata e al dire il vero solo con la giusta dose di fortuna sarebbe stata raggiungibile. Nonostante le mille difficoltà però, il Parma ha lottato con lo spirito giusto, con umiltà e fame, mostrandosi compatto e invalicabile per la prima ora di gioco. Oltre agli aspetti positivi, ci sono però delle ombre sulle prestazione di Torino. 

Il campanello d'allarme principale riguarda la fase offensiva: il Parma si è reso pericoloso solo con qualche transizione rapida in verticale, come quella che ha portato all'occasione di Pellegrino murata da Bremer, ma per il resto in costruzione la squadra di Cuesta è stata quasi nulla. Un giro palla lento e in zone basse di campo e soprattutto troppo prevedibile: a far gioco e tentare qualcosa di diverso son stati i soli Bernabé e Keita, gli unici con il coraggio e la personalità di voler ricevere il pallone. Agli altri invece il pallone scottava sotto i piedi e anche per questo motivo, troppo spesso il Parma ha agito lontano dalla trequarti avversaria, lasciando Pellegrino solo in mezzo ai difensori della Juventus. 

L'argentino ha disputato un grandissimo primo tempo, pressando, rincorrendo ogni pallone e cercando in ogni modo di far salire la squadra. Prima di esaurire le energie, il numero nove ha lavorato tantissimo spalle alla porta, limitandosi a fare tanto lavoro sporco, senza la possibilità di fare quello che gli riesce meglio: il gol. Pellegrino infatti sente la porta, ma per caratteristiche non è un giocatore che si costruisce da solo le reti: ha bisogno di una squadra che lo supporta e lo assiste, o quantomeno che gli porta il pallone vicino all'area, dove poi si accende il suo istinct killer. Contro la Juventus così non è stato e questo ha destato diverse preoccupazioni. 

Le cause sono diverse, la prima è il baricentro troppo basso: il Parma allo Stadium era difatti schierato con un 5-4-1 e questo allontanava troppo Almqvist e gli altri compagni da Pellegrino. Nessuno era in grado di legare il gioco e portare palla all'argentino che di conseguenza si è trovato spesso a lottare sui lanci lunghi complicati dei suoi compagni, senza nessuno che fosse pronto a raccogliere le sponde. La seconda motivazione nasce dall'assenza di giocatori che possano accompagnare l'azione: oltre ad un partner d'attacco, serve un supporto anche di altri compagni, ma nessuno ha avuto la gamba e la propositività per inserirsi e spingersi in avanti, compito che forse toccherà a Sorensen. 

Una terza causa poi è il modo in cui Pellegrino viene rifornito: tra corner e traversoni troppo imprecisi, il Parma ha complicato la vita del compagno e l'asse con Valeri, che si è dimostrata vincente con il Pescara, questa volta non ha portato gioie a causa della prova opaca di Valeri, che ha danneggiato anche quella dell'ex Velez. La quarta poi, la più emblematica, è l'assenza di un partner che sappia dialogare con Bonny. Almqvist ha disputato un buona gara a Torino, sfruttando la sua rapidità e vivacità per creare scompiglio, ma non è un giocatore con le qualità necessarie per scambiare e dialogare con l'argentino. Serve un giocatore con caratteristiche diverse, che sappia lavorare anche a servizio dell'argentino e soprattutto che abbia qualche gol nelle gambe. Perché non potrà mica sempre segnare solo Pellegrino.