Si riparte un anno dopo, con lo stesso obiettivo: la salvezza. La rosa di Cuesta è più forte di quella di Pecchia?

L'attesa è finita, è ufficialmente la vigilia di Juventus-Parma. Domani servirà la prima impresa della stagione, nella sentita sfida contro i bianconeri, per iniziare nel migliore dei modi il lungo cammino che dovrà portare all'obiettivo: la salvezza. Un Parma completamente rinnovato riparte con l'obbligo di conquistare anche quest'anno la permanenza nella massima categoria, con l'auspicio che possa arrivare con qualche giornata di anticipo rispetto alla passata stagione. Come si presenta il Parma ai nastri di partenza del campionato, rispetto ad un anno fa?
In un solo anno possiamo dire che sia cambiato tutto. Nuovo organigramma societario, con Cherubini che ha assunto il ruolo di CEO, nuovo allenatore, nuovo modulo e rosa profondamente rinnovata. Un anno fa si partiva con Pecchia, allenatore a Parma già da due stagioni e, nelle intenzioni della società, guida del Parma anche negli anni futuri, come testimoniato dal rinnovo pluriennale. Eppure sappiamo come è andata, e dopo l'intervento di Chivu chiamato a raddrizzare il tiro e condurre la truppa in salvo, ora si riparte con Cuesta, allenatore al debutto non solo al Parma, non solo in Serie A, ma proprio nel ruolo di allenatore.
C'è grande curiosità attorno al tecnico spagnolo, che arriva con un pedigree da predestinato ma che ancora ha tutto da dimostrare. L'unica certezza è che ripartirà dalla difesa a tre, un modulo ben diverso rispetto al 4-2-3-1 di Pecchia. Se un anno fa a grandi linee le idee del Parma erano note prima di partire, ora sarà tutto una scoperta, anche perché Cuesta è ancora lontano dall'avere una rosa completa. Gli infortuni di Ondrejka e Frigan hanno ulteriormente complicato un mercato già in partenza di non facile gestione: una rosa lunga, con tante pretendenti per i giocatori migliori, e di conseguenza alcune cessioni illustri, ma anche l'esigenza di piazzare diversi esuberi.
Veniamo quindi ora alla domanda centrale di questa riflessione: il Parma oggi, a mercato ancora da completare, è più forte rispetto al Parma che, il 17 agosto di un anno fa, affrontava la Fiorentina? Sicuramente la rosa è più completa nella sua profondità, ma in questo momento in alcune specifiche zone di campo, c'è una preoccupante carenza. Partiamo dalle zone di campo dove il Parma è più completo: rispetto ad un anno fa, difensivamente Cuesta ha più alternative. Vero che la cessione di Leoni toglie tantissimo al reparto arretrato, ma ricordiamoci che questo confronto viene fatto con la situazione di un anno fa: il Parma non aveva acquistato il 18enne (al tempo ancora minorenne) dalla Sampdoria e, in ogni caso, era difficile prevedere un exploit di tale portata del classe 2006. Quest'anno invece, con Troilo e Ndiaye, il Parma ha preso due centrali che, pur dovendo ancora scontrarsi con il calcio italiano, in partenza danno qualche certezza in più per esperienze pregresse. Inoltre c'è anche un Valenti in più, che rispetto ad un anno fa è stato rivalutato.
Spostandoci a centrocampo, andranno valutati i due rinforzi di questa sessione estiva: Ordonez e Sorensen sono profili di prospettiva, su cui sono stati fatti investimenti importanti e su cui la società punta. Arrivano per essere protagonisti, di certo sono di belle speranze, ma per adesso ogni valutazione è rimandata: gli andrà concesso un po' di tempo prima di tracciare bilanci. Rispetto ad un anno fa però, il Parma ha anche un Keita in più: il belga era arrivato allo scadere dello scorso mercato e, per quanto di prospettiva, doveva ancora ingranare ed era un giocatore ben diverso rispetto ad ora. Vero che non c'è più Sohm, ma comunque il centrocampo di Cuesta sembra ben coperto.
Dove sorgono allora le perplessità? Il grande vuoto è, di certo, in attacco. Con gli infortuni di Frigan e Ondrejka, il Parma è scoperto: come detto, i moduli di Cuesta e Pecchia sono ben diversi, ma rispetto alll'anno scorso il Parma ha perso Man, Bonny, Mihaila, Charpentier e Cancellieri, sostituiti da Pellegrino e Djuric (a cui aggiungere, volendo, Begic e Joujou, che però c'è da capire in che posizione possano esser collocati nel 3-5-2). Cuesta ha molta meno varietà, molte meno opzioni per andare in gol: non ci sono dubbi che il Parma saprà colmare questa lacuna sul mercato, ma intanto i punti si cominciano a fare da domenica. La sensazione è che al momento l'asse Valeri-Pellegrino sia l'unica efficace soluzione per trovare il gol.
L'altro grande vuoto è sulla corsia di destra. La gara di domenica contro il Pescara ha ribadito, se ancora ci fosse bisogno di una conferma, di quanto in questo modulo sia cruciale l'apporto degli esterni a tutta fascia: Valeri a sinistra è stato decisivo, Lovik a destra ha creato diverse occasioni potenzialmente pericolose. Per questo l'assenza di un vero laterale è piuttosto grave: nel pre-campionato, Cuesta ha provato Delprato, Begic e infine Lovik a piede invertito domenica scorsa, ma per motivi diversi nessuno sembra adatto per questo ruolo. Serve un giocatore di gamba, che abbia buone qualità in entrambe le fasi: Cuesta invece finora ha dovuto impiegare un terzino con caratteristiche difensive, un esterno alto e un laterale che, però, è mancino e abituato a giocare a sinistra. Una di queste soluzioni verrà riproposta anche domenica allo Stadium, nella speranza che le ultime due settimane possano portare a Parma l'esterno di ruolo che serve a Cuesta. Alla luce di questa analisi, l'interrogativo non trova risposta: il Parma a fine mercato, probabilmente, sarà più forte rispetto ad un anno fa, ma ad oggi? Speriamo che la gara di domenica possa spazzare via ogni dubbio in positivo.