GdS - Nevio Scala e il cuore diviso a metà: “Ma oggi dico Parma"

08.11.2025 15:45 di  Michele Perazzo   vedi letture
GdS - Nevio Scala e il cuore diviso a metà: “Ma oggi dico Parma"

Oggi alle 20:45, allo stadio Tardini, va in scena Parma-Milan: una sfida che rievoca tanti ricordi e numerosi incroci di ex. Uno dei più affascinanti e significativi è certamente quello con Nevio Scala. La Gazzetta dello Sport pubblica oggi un’intervista all’ex tecnico gialloblù, in cui si ripercorre la sua carriera da calciatore, iniziata con l’approdo a Milanello da giovane promessa, e proseguita in altre piazze importanti come Roma, Fiorentina, Inter e Foggia. Appese le scarpe al chiodo, Scala ha incrociato il Parma da allenatore, vivendo sette anni indimenticabili: la prima storica promozione in Serie A e la conquista di quattro trofei (una Coppa Italia e tre Coppe europee). Un cammino straordinario che ha lasciato nel tecnico di Lozzo Atestino (e in tutti i tifosi gialloblu) un ricordo indelebile. Ecco alcuni passaggi dell’intervista pubblicata dal quotidiano sportivo.

Scala, riviviamo i suoi Parma-Milan. Ricorda il primo di Serie A?
"E come si fa a dimenticarlo? Stagione 1990-91, noi eravamo una neopromossa, loro una corazzata allenata da Arrigo Sacchi. Mi pare che la partita fosse a metà gennaio, di sicuro era l’ultimo turno del girone d’andata".

Memoria di ferro: 20 gennaio 1991. Risultato a sorpresa, 2-0 per il Parma.
"Doppietta di Sandro Melli. Dominammo dall’inizio alla fine. Con quel successo scavalcammo il Milan in classifica e ci portammo al secondo posto assieme alla Juve di Maifredi, dietro alla capolista Inter. In difesa c’erano Tassotti, Costacurta e Baresi. E poi c’erano Rijkaard e Van Basten. Lo dico per spiegare ai più giovani la grandezza della nostra impresa: noi avevamo l’ossatura di squadra della promozione dalla Serie B. Eppure riuscimmo a mettere sotto quello squadrone".

Il segreto del suo Parma?
"Eravamo una famiglia, con tutti i pregi e tutti i difetti di una famiglia. C’era rispetto, c’erano regole precise, c’era dialogo. Ci allenavamo in Cittadella, un parco pubblico vicino allo stadio, in mezzo ai pensionati che giocavano a briscola e alle mamme che portavano a spasso i bambini. E ci divertivamo. Eravamo seri nel lavoro, ma anche spensierati. Questa era la nostra forza".

Tante sfide, come quella, sempre a San Siro, nel febbraio del 1994, quando alzaste al cielo la Supercoppa Europea.
"Avevamo perso all’andata in casa, al Tardini, per 1-0. Gol di Jean-Pierre Papin. Ci davano per spacciati. Io, prima di entrare in campo, dissi soltanto poche parole: “Giocate come sapete fare”. I ragazzi furono straordinari. Vincemmo 2-0 ai supplementari, reti di Nestor Sensini e di Massimo Crippa. Zola fece una partita che bisognerebbe mostrare ai bambini delle scuole calcio: dribbling, finte, controfinte, lanci. Impossibile fermarlo. Eh, averne oggi di campioni come Gianfranco...".

E oggi per chi batte il cuore di Nevio Scala?
"Il calcio lo seguo con distacco. Penso alla mia famiglia, alla mia azienda, alle mie passioni. Se devo scegliere, dico Parma. Però il Milan di Allegri è un osso duro".

LEGGI QUI: Cuesta: "Col Milan dovremo assumerci maggiori responsabilità. Giochiamo per vincere". Rivedi la conferenza