PL - Amauri: "Giovinco ancora decisivo. Il fallimento? Nessuno si era accorto di nulla, ci fidavamo"

@ESCLUSIVA PARMALIVE - RIPRODUZIONE RISERVATA
07.05.2020 20:30 di  Niccolò Pasta  Twitter:    vedi letture
PL - Amauri: "Giovinco ancora decisivo. Il fallimento? Nessuno si era accorto di nulla, ci fidavamo"
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Nel tardo pomeriggio di oggi, sulla nostra pagina Instagram, abbiamo intervistato Amauri, grande ex attaccante del Parma, con cui abbiamo affrontato vari argomenti. Il video dell'intervista è disponibile sulla nostra pagina Instagram (@parmalive), dove potrete rivedere la nostra intervista. Di seguito il testuale della chiacchierata, partendo dall'attualità e dalla situazione complessa che stiamo vivendo: “Sto bene, anche qui in America le cose non sono facili come in tutto il mondo. Ormai da mesi dobbiamo stare a casa, qua possiamo uscire solo per fare la spesa e solo con le mascherine”.

Anche lì in America la situazione è molto grave, la fase due per voi è già partita?
“Siamo ancora nella fase uno, le cose apriranno più avanti. Si può uscire per comprare le cose che mancano, sono aperti solo supermercati e farmacie”.

Parliamo di campo, da calciatore come vedi la possibile riapertura del calcio?
“Secondo me bloccare il campionato definitivamente è difficile anche perché sappiamo bene che in Italia il campionato quest’anno è equilibrato, c’è solo un punto di distanza tra prima e seconda. Non è come la Premier con il Liverpool trenta punti avanti. Vediamo, siamo in attesa di vedere cosa succederà. In Germania hanno deciso di riprendere, in Italia vediamo cosa verrà fuori”.

Interviene Sebastian Frey che saluta Amauri:
“Grande Seba, seguo sempre le sue live, è simpaticissimo”.

Parliamo un po’ della tua storia, tu arrivi in Italia nel gennaio 2001 grazie al Parma, ma di fatto al Parma arrivi solo dieci anni dopo:
“In realtà io ero del Napoli, anche se molti pensano che io fossi del Parma. Nel 2001 ero un giocatore del Napoli e dopo che ho esordito il Parma mi ha comprato in estate. Come hai detto tu però non sono venuto al Parma, mi hanno mandato a Piacenza, poi Messina, il Chievo e solo dopo dieci anni sono arrivato a vestire la maglia del Parma. Uno spettacolo”.

Sei arrivato molto giovane, al Chievo hai avuto più continuità ma forse è al Palermo che hai raggiunto il tuo picco, che ne pensi?
“Sicuramente. Per me la differenza rispetto a quando sono arrivato io in Italia è che non ero uno di quei sudamericani che all’epoca arrivavano nelle big dopo anni di esperienza. Io ero un ragazzino e ho costruito tutta la mia carriera in Italia. Avevo solo nel bagaglio quattro mesi in B in Brasile e sono arrivato giovane, ho giocato il Torneo di Viareggio, però ero ancora acerbo. C’è voluto qualche anno, i primi tre anni non sono stati facili, non avevo continuità e all’epoca il Parma aveva giocatori del calibro di Amoroso, Adriano, giocatori esperti e io dovevo fare esperienza. Dopo al Chievo ho cominciato a giocare con continuità e a fare gol e nel 2005 sono andato alle buste con il Parma e il Chievo ha deciso di tenermi perché Beppe Pillon mi voleva con lui. A Parma avevano la squadra già al completo e io sono rimasto a Chievo. Sono andato davvero forte quell'anno, siamo andati ai preliminari di Champions e poi sono andato al Palermo”.

Domanda di un tifoso, meglio Parma o Palermo?
“Sono due realtà che mi hanno dato molto. Ho una grande stima per il Palermo, lo sanno tutti, amo la città. Parma è la città che mi ha accolto in un momento particolare della mia carriera, dove sono riuscito a ritornare Amauri. A queste due maglie sono grato, davvero con tutto il cuore. Non ho una preferenza, sarebbe disonesto dire una o l’altra, guardo entrambe con molto affetto”.

In mezzo a Parma e Palermo c’è l’avventura alla Juve, una parentesi apertasi alla grande ma chiusasi come forse tu non speravi:
“Sì, come tutte le storie, alcune finiscono bene altre meno. Alla Juve la società aveva deciso cosa volesse, io sono andato a Parma in prestito ed è per quello che voglio un gran bene alla città, perché in quel momento ero in un momento negativo. Anche il Parma nel 2011 rischiava la retrocessione, e mi ha dato l’opportunità di affrontare il momento insieme. Meno male che sono venuto, sono tornato a fare i miei gol, il Parma è rimasto in Serie A con un mese di anticipo nonostante a gennaio dessero la squadra già per spacciata. Ci siamo salvati alla grande, tant’è che un anno dopo io avevo l’accordo col Parma perché io volevo ritornare”.

Quei sei mesi lì sono stati importantissimi, 7 gol in 11 partite. E in quei sei mesi hai giocato con Giovinco, che rapporto avevate?
“Io l’ho conosciuto nel 2008 quando era molto giovane e stava venendo dall’Empoli dove aveva fatto un campionato importante e l’ho ritrovato alla Juve. Un giornale ci ha dato un premio assieme, io miglior giocatore dell’anno e lui miglior giovane e si vedeva che era questione di tempo perché esplodesse. Dopo un anno l’ho ritrovato a Parma e assieme abbiamo formato un’ottima coppia, anche con Hernan Crespo che è stato uno dei primi a chiamarmi per dare una mano quell’anno. E’ stato spettacolare, c’è poco da dire. Mi ha fato un assist contro la Fiorentina e ho fatto gol in rovesciata, bellissimo. Il primo gol, la settimana che sono arrivato”.

Pensi che potrebbe essere ancora utile al Parma? Può fare ancora la differenza?
“Sicuro. Ha troppa qualità, oggi ha 33 anni, non tanti. L’ho visto negli USA, ha fatto la storia, l’ho seguito molto. Qualsiasi età abbia può fare bene. Ancora sono tutte voci però, non c’è niente di concreto ancora”.

Dopo i sei mesi di Parma torni alla Juve, come mai non riesci ad andare via?
“Perché io dovevo andare al Marsiglia ma non ci volevo andare, volevo tornare a Parma. La Juve aveva l’accordo con il Marsiglia, io non volevo andare ed è successo quel che è successo”.

Domanda di un tifoso: meglio Giovinco o Cassano?
“Sono entrambi due assist man fantastici. Mi sono trovato benissimo con tutti e due. Con Giovi abbiamo fatto una bella storia salvando il Parma, con Antonio abbiamo fatto un bel campionato e siamo andati in Europa League. Entrambi hanno le loro caratteristiche ed è difficile dare una risposta”.

Per proseguire, a gennaio di quell’anno vai alla Fiorentina e lì forse segni il tuo gol più importante per la Juventus, perché segni al Milan e la Juve di Conte sorpassa il Milan e vince lo scudetto:
“Sì è stato così. Quell’anno lì anche la Fiorentina mi ha dato l’opportunità di tornare a giocare dopo che sono stato fermo sei mesi. Quel gol lì in quell’anno è stato molto importante, dove la Juve poi ha vinto lo scudetto. Ho ricevuto molte chiamate dai miei ex compagni, sono contento di aver dato una mano a loro anche se ero da un’altra parte”.

Alla fine dell’estate il ritorno a Parma, finalmente:
“Sì, come ti ho detto avevo già un mezzo accordo con loro ed è stato mantenuto. A fine campionato mi hanno chiamato e ci siamo messi d’accordo in trenta secondi”.

Quel Parma lì ebbe una trasformazione particolare, dalla lotta alla salvezza alla qualificazione in Europa League. Cos’aveva quel gruppo di speciale?
“Aveva un gruppo importante con giocatori esperti in ogni reparto. In porta, centrocampo, attacco, giocatori di esperienza e più giovani, un allenatore importante che mi ha insegnato molte cose. La stagione è stata perfetta, abbiamo fatto bene tutti, non solo Amauri o Cassano. Mirante ha fatto una stagione strepitosa, andando al mondiale da quarto portiere, Parolo anche lui è andato al mondiale, Cassano pure. Biabiany, Marchionni, era una gruppo importante, abbiamo fatto un girone senza perdere, è stata una stagione fantastica, peccato per quello che è successo dopo. Una settimana dopo è caduto il mondo”.

Ti è dispiaciuto non andare al Mondiale nel 2010? Si era discusso tantissimo di te:
“Sì ma ci potevo fare poco, non avevo i documenti in regola in quel momento. E’ arrivato tardi il transfert e ho perso il treno”.

Che rapporto avevi con Leonardi e Ghirardi?
“Ottimo, tant’è che quello che è successo è stata una sorpresa per tutti perché tutti li rispettavano. Loro trasmettevano sicurezza ai giocatori, avevano un bel rapporto con tutti, ha preso tutti alla sprovvista quello che successe. Noi che eravamo lì non sapevamo nulla, nessuno si era accorto di niente, tutti noi credevamo in quello che dicevano. Peccato, l’anno dopo è successo il contrario e si è arrivati a quello che sappiamo”.

Tu vai via all’inizio della stagione del fallimento, vai al Toro ma non volevi andarci:
“Loro mi hanno chiamato e mi hanno detto che ero l’unico con mercato. Lì hanno iniziato a mandare i primi segnali. Volendo rimanere li a Parma, loro mi dicevano di andare via per aiutarli. Mi chiamò Donadoni e mi disse: “Non so bene cosa stia succedendo ma se posso darti un consiglio vai a giocare con il Toro e divertiti in Europa League”. E io sono andato”.

Vero, perché quel Torino prende il posto del Parma in EL:
“Esatto, infatti le persone a volte mi dicevano che era un peccato che il Parma non fosse andato in Europa League e che io ero stato l’unico di quella squadra ad andarci. Sarebbe stato meglio giocarla col Parma, chissà cosa avremmo potuto fare. Eravamo un gruppo molto affiatato, c’era tutto per far bene”.

Sono passati cinque anni da quel fallimento e il Parma lo ritroviamo in A e in zone europee:
“E questo mi fa molto piacere. Io ho parlato spesso con Lucarelli e lui mi diceva che sarebbero riusciti a fare l’impresa. E l’hanno fatta, in tre anni sono tornati in A e in più con questi ritmi, sembra non sia nemmeno mai successo nulla. Normalmente quando arrivi in A trovi difficoltà e ci mancherebbe, in campionato ci sono molte difficoltà ma il Parma ha cominciato forte due anni fa, quest’anno pure, è come se niente fosse successo”.

Ti piace D’Aversa?
“Il Parma ha un grande allenatore, mi piace molto. Si fa rispettare, si vede che i suoi calciatori lo seguono ed è importante”.

C’è stata una possibilità di un tuo ritorno?
“Una possibilità sì, ho letto qualcosa. Ho parlato spesso con Ale, ma quell’anno sono arrivato qui negli Stati Uniti e subito dopo un mese io dovevo andare al Panathinaikos, Ho deciso di rimanere qua con la mia famiglia, i miei figli volevano stare qua, è stata una scelta importante. Mia moglie ha conosciuto la moglie del ds dello Striker e in una settimana ho deciso di fare una nuova esperienza ed è stato bello”.

Da attaccante a attaccante: che ne pensi di Inglese e Cornelius?
“Mi piacciono entrambi. Inglese è un giocatore simile a me, fa molti gol di testa, si muove bene. Prima dell’infortunio stava davvero bene, ora sta cercando di tornare quel giocatore lì. Cornelius è arrivato bene, sta facendo gol e un attaccante deve fare gol”.

Cornelius ti ha anche rubato il record dell’ultima tripletta, ora è la sua:
“Sì lo so, non c’è problema (ride, ndr)”.

Prima hai parlato di Crespo, che a Parma ha fatto la storia. Non era facile farvi coesistere ma credo che abbiate creato un bel rapporto fra voi:
“Hernan è stato uno dei primi a chiamarmi nel 2011 per dare una mano al Parma. Da lì si è creata una bella amicizia, ci sentiamo tutt’ora e sono contento per quello che sta facendo. Si vedeva dal campo che doveva fare l’allenatore, è un grande, uno degli attaccanti più forti con cui ho giocato. Un attaccante che sapeva fare gol in tutte le maniere, quando sono arrivato in Italia ero un ragazzino e lui aveva fatto caterve di gol con il Parma, con la Lazio, una carriera fantastica, un giocatore con cui aver giocato è un onore”.

Il tuo gol più bello al Parma?
“Col Parma sono riuscito a fare dei bei gol. Possiamo fare due e due: le due rovesciate e i due gol di tacco, una con la Roma e uno a San Siro”.

E la partita?
“Quella col Livorno che è stata storica, una partita speciale. Sono partito dalla panchina e dopo neanche dieci minuti Donadoni mi ha mandato a scaldarmi. Quel giorno lo stadio era strapieno, io facevo riscaldamento e la gente mi incitava, mi dicevano che avrei fatto io il gol che avrebbe portato il Parma in Europa. Ho passato tutto il primo tempo con la gente che mi diceva che Donadoni doveva buttarmi dentro, uno addirittura mi ha detto che avrei fatto i due gol decisivi e che avrei dovuto dedicarglieli”.

E gliel’hai dedicati poi?
“No perché poi è diventata una bolgia, glielo dedico adesso dopo tanti anni. Avevo tutta la mia famiglia lì e i miei figli mi dicevano che avrei fatto gol e saremmo andati in Europa. Sono entrato, Cassano me l’ha messa in testa e io ho fatto gol”.

Hai qualche rimpianto?
“No, rimpianti no. Tutto quello che ho voluto fare sin da ragazzino sono riuscito a farlo. Sicuramente una cosa forse avrei fatto più esperienza in Nazionale, avrei giocato di più, magari una competizione come un Europeo o un Mondiale, però non sono rimpianti sono più voglie”.

In America come ti sei integrato? Ti sei appassionato ai loro sport?
“Li vedo un po’, all’inizio non capivo ora va un po’ meglio, specie il baseball. Il mio amore però è il calcio. Per dirti, non sono un fan NBA, preferisco guardare il Football, ma il calcio è la mia passione. Guardo l’MLS, la Serie A, la Liga, la Premier, ho tanti amici in giro e mi piace vedere cosa stanno facendo”.

E in futuro un ritorno in Italia?
“Vediamo cosa succederà fra un po’, speriamo di tornare alla nostra vita normale e poi vediamo. Ti ho detto già una volta che una volta smesso di giocare mi sarebbe piaciuto lavorare a cercare i nuovi talenti, specie i ragazzi meno fortunati. Oggi seguo mio figlio che sta crescendo e ha la passione per il calcio, e vorrei fare un po’ questo. Non so se allenatore, non credo, non si può ai dire mai”.

L’anno scorso un americano è arrivato in Italia, Commisso alla Fiorentina. Ha scatenato un pochino più di interesse nella Serie A?
“Guarda io ho visto qualcosa, la Serie A purtroppo è vista principalmente dagli italiani come una lega meno importante della Liga, della Premier. Invece il campionato italiano è uno dei più belli, non dico al 100%, ma il 90% vorrebbe giocare in Serie A. Commisso venendo in Italia potrebbe aver aperto una porta importante, gente come lui può investire nel campionato. E poi speriamo che questa benedetta Champions League possa tornare in Italia, perché solo così l’Italia potrà prendere più forza come aveva qualche anno fa”.

Grazie Amauri, davvero.
“Abbiamo fatto un bel viaggio nel passato, mi fa davvero piacere anche perché con la maglia del Parma ho fatto cose importanti, ringrazio tutti i tifosi che hanno mandato i messaggi e davvero, indossare questa maglia è stato un piacere e sono stato onorato, aver fatto parte di questa famiglia per me è stato un onore”.

@ESCLUSIVA PARMALIVE - RIPRODUZIONE RISERVATA