Il Parma nasconde i suoi difetti con sacrificio (e con un super Suzuki), ma i limiti restano i soliti

Al rientro dalla sosta nazionali, il Parma strappa un pareggio in casa del Genoa, con uno 0-0 di sofferenza arrivato dopo oltre un tempo in inferiorità numerica. Un buon punto? Assolumente sì, per come si è sviluppata la partita. I segnali lanciati dalla gara di Genova non sono però di certo confortanti: se la speranza era di vedere qualche passo in avanti sul piano del gioco, dopo queste due settimane di lavoro, le aspettative sono state deluse. Cuesta, in conferenza stampa, ha elogiato la mentalità del suo gruppo, che nelle difficoltà è riuscito a compattarsi per conquistare un punto prezioso in uno scontro diretto. Un aspetto di certo molto positivo, che va assolutamente premiato, ma che non nasconde tutti i limiti di questa squadra.
Partiamo però da quello che ha funzionato: la prima cosa non può che essere un ritrovato Suzuki. E che Suzuki! Se in questo avvio di stagione il portiere giapponese non era stato sempre convincente, ieri si è riscattato in grande stile. Le sue parate hanno tenuto il Parma a galla fino allo scadere, fino al rigore di Cornet: in quel momento, il portiere crociato si è trovato occhi negli occhi con l'ex West Ham e se lo è mangiato. Se l'attaccante rossoblu ha subito la pressione, Suzuki invece è rimasto glaciale. Ancora una volta, la sosta nazionali ha fatto bene al portiere, che già l'anno scorso, dopo l'errore di Napoli, aveva sfruttato gli impegni con il Giappone per ritrovare sicurezza e serenità. Lo stesso è successo in questo inizio ottobre e se Suzuki riuscirà a trovare la continuità avuta nella seconda metà della scorsa stagione, può davvero diventare un fattore decisivo.
L'altro aspetto positivo riguarda senza dubbio la capacità di fare punti in uno scontro diretto, nonostante gli eventi avversi. Se spesso abbiamo criticato l'ingenuità di questa squadra negli scontri diretti, ieri, nonostante il grave errore di Ndiaye, gli uomini di Cuesta con malizia e attenzione hanno portato a casa i tre punti. Certo, c'è da dire che le disattenzioni di Ndiaye e Troilo potevano compromettere l'ennesimo scontro diretto, ma alla fine l'importante in queste sfide è portare a casa il risultato e il Parma c'è riuscito giocando quasi un'ora con l'uomo in meno. La mentalità che Cuesta ha elogiato è quella che il Parma deve mantenere per salvarsi: quella dei vari Delprato, Cutrone ed Estevez, esempio di sacrificio per tutti i compagni.
Detto delle cose positive, bisogna però ancora una volta sottolineare la totale inconsistenza del Parma in fase d'attacco. Il sacrificio e il carattere hanno evitato a Cuesta e ai suoi ragazzi le critiche che sembravano all'orizzonte dopo i primi disarmanti 40 minuti al Ferraris. La speranza, con il cambio di modulo, era di vedere qualche soluzione diversa e qualche trama di gioco interessante. Invece, il passaggio a quattro non è bastato per risolvere le difficoltà di questa squadra, che nonostante la sosta non sembra aver superato gli enormi limiti in fase di possesso palla. C'è una statistica che è emblematica: il Parma ha chiuso con expected goal (ovvero il dato che quantifica in gol la pericolosità delle occasioni avute) pari a 0,05, un dato record in negativo. Se lo 0,00 del secondo tempo può esser provato a giustificare con l'inferiorità numerica, il Parma non ha fatto meglio nel primo tempo, quando si era undici contro undici.
Le occasioni del Parma di ieri sono riassumibili ad un tiro in porta di Cutrone, costruito su azione individuale, peraltro nemmeno insidioso per la porta di Leali. Troppo poco anche se si è giocato quasi un'ora in dieci. Il Parma non riesce a trovare spazi tra le linee, si muove in modo elementare e senza combinazioni nei movimenti. Non c'è attacco degli spazi, non c'è capacità di verticalizzare e ne consegue che la squadra di Cuesta muove palla tra i difensori, per poi cercare fortuna con lanci molto pretenziosi e poco efficaci. Questi limiti preoccupano perché sono gli stessi da inizio campionato: il Parma è pericoloso solo quando riesce a fare riaggressione, ma se affronti una squadra come il Genoa che non costruisce dal basso, ti ritrovi a palleggiare in modo sterile, senza riuscire a rifornire con efficacia gli attaccanti. Il punto conquistato è ottimo, ma guai a nascondere questi gravi limiti dietro ad un pareggio di cuore: urge trovare soluzioni in tempi brevi.