Lucarelli: “La prima in D è stata dura. Tornare in A in 3 anni è stato folle”

L’ex capitano del Parma Alessandro Lucarelli è stato ospite al podcast Centrocampo e tra i vari temi trattati c’è stato spazio anche per il racconto degli anni vissuti a Parma nelle categorie inferiori, ripartendo dalla Serie D e culminando con il ritorno in Serie A: “La prima partita in Serie D con il Parma è stata dura perché mi sono imbattuto tra quello che era la scelta di cuore e la ragione mi diceva: io mi sono ritrovato a giocare in un campo di patate. Scendo dal pullman non c'erano transenne, niente. Vado sotto il pullman, mi prendo la borsa e la porto nello spogliatoio, cosa che forse l'ultima volta l'avevo fatta era stata 25 anni prima. Vado a vedere il campo e lì dentro di me dico "Ma se son tutti così, io non ce la faccio mica". Mi sono scontrato con la realtà della scelta che avevo fatto ed è stata dura. Poi comincia la partita, usciamo dal sottopassaggio, mi giro verso la tribuna, vedo 2000 tifosi del Parma e allora lì si riaccende tutto. Perché poi capisci che non è solo uno sport, non era solo un campionato quello, era una comunità che aveva sete di rivalsa".
Continua: "Noi eravamo lì, ma c'eravamo non per colpa nostra, ma c'eravamo a testa alta, con la voglia, col sacrificio di ritornare dove eravamo questo ci ha dato grande dignità e infatti quell'anno io mi sono divertito tantissimo. Abbiamo risvegliato un forte sentimento a Parma: tanti tifosi che non venivano in Serie A, venivano in Serie D. Cioè noi facemmo 10.000 abbonati quell'anno. Facevano trasferte da 2-3000 persone tutte le domeniche: si era risvegliato la passione quella del calcio, quella vera, quella genuina, con tifosi che venivano nel paesino di provincia e si facevano la loro mangiata e poi venivano alla partita, vedevano vincere il Parma e tornavano indietro. Si era risvegliata la parte pulita e sana e vera del calcio. Certo. Avevamo talmente tanto marcio sulle spalle dell'annata prima che quell'annata lì ci ha ripulito proprio tutti”.
Queste invece le sue parole sull’impresa di tornare in Serie A in sole tre stagioni: “Il primo anno in Serie D vinto in carrozza, il secondo anno c'è la Lega Pro e cominciano le prime difficoltà, perché ci imbattevamo nelle dinamiche di un campionato vero che ti fa capire che non è che sei il Parma e vinci in carrozza. Quindi noi quell'anno lo abbiamo fatto a rincorrere il Venezia e non ci siamo riusciti e siamo dovuti passare dal vincere playoff […]. Io avevo ancora fame e voglia di essere protagonista e continuo ancora un anno e cominciamo la B. Le prime partite le sto fuori rosico, tanto che a D’Aversa non lo salutavo neanche quando ci si incrociava. Però con lui c'era un bel rapporto perché siamo quasi coetanei e lui mi conosceva. Però inizialmente non partì titolare e lui mi diceva sempre "In quel mese dove non hai giocato hai fatto i migliori allenamenti da quando ti conosco." Alla fin fine mi faccio tutto il campionato da titolare con quattro gol anche lì stiamo sempre dentro tra le squadre che lottano, diciamo, per i playoff, non per la Serie A diretta. E arriviamo a all'ultima giornata dove noi siamo a La Spezia, con lo Spezia non si gioca niente e siamo due punti sotto al Frosinone. Il Frosinone invece gioca in casa col Foggia che non ha niente da chiedere al campionato. Mentalmente dici "Vabbè, non succederà mai, figurati se il Frosinone in casa si fa scappare un'occasione del genere, deve solo vincere”. Invece se pareggiava e noi avessimo vinto, saremmo andati a pari punti, però lo scontro diretto era a vantaggio nostro".
Conclude: "Quindi io parlando ai ragazzi dissi; "Ragazzi noi pensiamo a vincere questa, non stiamo a fa' pensieri strani che poi ci si rimane male". Nel mentre siamo lì che giochiamo, noi andiamo in vantaggio 2-0. Il secondo tempo si sente questo boato. E che cosa è successo? Ha pareggiato il Foggia. Era il 90’, pelle d’oca. Finisce la nostra partita e ci riuniamo tutti lì a capire. Finalmente arriva un altro boato dalla curva, segnale che fosse finita. E lì praticamente è stato il delirio: vedi realizzato un qualcosa di inimmaginabile, che neanche immaginavi all'inizio del percorso della Serie D. Cioè, pensare in 3 anni di tornare in Serie A è una roba folle, che naturalmente non ha mai fatto nessuno, quindi pensa alla difficoltà di poter realizzare un'impresa del genere e noi con un po' di fortuna in varie, situazioni negli anni, un po' di fato, il destino che ci ha dato una mano e siamo riusciti a portarla a termine”.
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