Ora più che mai serve essere squadra. Bentornato in gruppo Roberto!

11.02.2021 21:40 di  Giuseppe Emanuele Frisone   vedi letture
Ora più che mai serve essere squadra. Bentornato in gruppo Roberto!
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il calcio, molto spesso, viene banalizzato dagli addetti ai lavori, dai calciatori, dagli stessi allenatori. Frasi trite e ritrite, conferenze già sentite, dichiarazioni che sanno di stantìo appena pronunciate. Sì, lo so, è la scoperta dell'acqua calda. Eppure, tra alcuni dei clichés che attanagliano il mondo del calcio, alcuni di questi possono essere maledettamente veri, talvolta. Nel caso del Parma, in particolare, secondo me ora come ora devono essere preponderanti i concetti di GRUPPO e di SQUADRA, cose che magari si sentono dire spesso ma che ora trovo estremamente attuali. Li scrivo anche in maiuscolo, grassetto, sottolineato per evidenziarlo più che posso. Ultimamente il Parma ha palesato delle difficoltà non tanto tecniche, quanto fisiche e soprattutto mentali, fattori che sono innegabilmente collegati tra loro. Questo è palese, d'altronde quando i risultati non arrivano è normale farsi prendere dallo scoramento e avere il morale a terra. Penso però, al tempo stesso, che per superare questo momento ci sia bisogno di tutti, di essere vicini, di aiutarsi ora più che mai l'uno con l'altro e di gettare il cuore oltre l'ostacolo. Insomma, là dove i piedi e la testa non arrivano, è l'ora di arrivarci con il cuore. Cosa che forse, con il Covid-19, può essere ancora più difficile perché il meraviglioso pubblico di Parma ha sempre risposto presente (gli anni dell'amministrazione controllata dopo il crac Parmalat ne sono un fulgido esempio) e ora non può farlo fino in fondo, allo stadio. Il non poter avere il pubblico vicino allo stadio, però, non deve essere un alibi, quanto piuttosto una responsabilizzazione: questo è davvero il momento di essere vicini l'uno all'altro, di lottare tutti uniti per un solo obiettivo. Questa è la strada da tracciare per la salvezza, e mi pare inevitabile che si debba passare da qui, soprattutto in vista della gara con il Verona.

A proposito di squadra, vorrei salutare calorosamente il ritorno in gruppo di Roberto Inglese. Bobby English è stato colpito da un grave lutto, qualche settimana fa: chi vi scrive è praticamente un suo coetaneo, e mi preme ragionare sul fatto che, a volte, ci dimentichiamo spesso che dietro quei ventidue giocatori che corrono dietro una palla ci sono degli uomini. Uomini che magari si possono sentire anche soli in certe fasi della loro vita, soprattutto in una vita professionale che giocoforza ti spinge ad abbandonare casa sin da piccolo e a diventare adulto presto. Si tratta di un disagio che molti calciatori hanno raccontato, scelte che magari rifarebbero anche, ma i cui risvolti della medaglia non sempre vengono capiti o ascoltati da chi non è del settore. In tutto questo, io non posso sapere con certezza quali sono stati i problemi di Inglese e non posso avere la presunzione di trarre conclusioni avventate su cose che non mi riguardano né competono: posso però immaginare che per lui non sia stato un periodo facile, anche considerando i tanti infortuni che ne hanno minato la continuità in campo nel corso dell'ultimo anno. Per tutte queste ragioni, se non altro, sono contento di sapere che ieri è tornato ad allenarsi in gruppo, e auspico che questo possa rappresentare per lui un nuovo inizio.