A Como l'ennesima prova scialba, e le prospettive estive sono tutt'altro che esaltanti. Pecchia responsabile? Sì, ma fino a un certo punto

24.03.2023 00:00 di  Giuseppe Emanuele Frisone   vedi letture
A Como l'ennesima prova scialba, e le prospettive estive sono tutt'altro che esaltanti. Pecchia responsabile? Sì, ma fino a un certo punto
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Faccio una premessa: sono almeno due anni, da prima della retrocessione dalla Serie A, che il modo di dirigere la società da parte di Krause e famiglia non mi convince (eufemismo). Chi ha letto i miei editoriali lo sa già. Pertanto, stare lì sempre a ricordare che Krause sbaglia a fare questo, questo e quest'altro ancora mi sembra ripetitivo e poco fruttuoso, anche perché ormai è talmente palese che sembrano saperlo anche i sassi e anche i più favorevoli al presidente si stanno pian piano ricredendo. Mi sembra anche evidente che le voci di dissenso si stanno facendo ancora più nette pure da parte delle individualità che hanno gravitato attorno al Parma: mi riferisco a ex giocatori, allenatori e presidenti che negli ultimi giorni hanno proferito parole piuttosto dure contro squadra e società (anch'essi, tuttavia, non sono critici da oggi, anzi). Nulla di nuovo o sconvolgente, alla fine, ma sono frasi che fotografano bene quello che è il Parma allo stato attuale. 

Ma senza rivangare quello che è ormai ovvio, mi sembra giusto ripartire dal campo per fare un'analisi a tutto tondo, stavolta su un aspetto di cui fin qui si è parlato poco. Tanto per cominciare, dice bene Melli quando la prova di Como è stata una delle più brutte del Parma degli ultimi tempi. Purtroppo, tra l'altro, non è neanche una novità: in più di un'occasione il Parma ha preso gol all'inizio della partita e non ha più saputo rimontare, anche con avversari tecnicamente meno dotati ma decisamente con maggiore carattere (Cosenza vi dice nulla?). Che sia un problema di natura mentale è quindi evidente e risaputo. Quello che preoccupa è che questa serie di risultati negativi si ripercuotono anche sulla classifica, con il Parma attualmente fuori dai playoff: ma, stando così le cose, anche qualora i crociati dovessero arrivare agli spareggi, francamente la promozione sembra un'utopia ancora più irraggiungibile di quella descritta nel romanzo omonimo di Thomas More.

Dove volevo arrivare con questo? Al fatto che, qualora non arrivasse la promozione, preoccupano soprattutto le prospettive future. Buffon ha già affermato che non sa se continuerà, e anche qualora lo farà ha fatto capire tra le righe che ha bisogno di un progetto credibile (frase che mi sembra sia stata molto sottovalutata). Vazquez non sa se rinnoverà (il rinnovo è automatico, ma in caso di A), e comunque comincia ad avere i suoi anni pur essendo un giocatore integro e in grado di fare la differenza. Poi c'è il mercato: cominciano ad arrivare interessamenti per Bernabé, e senza Serie A sarà difficile trattenere lo spagnolo, forse unico gioiello davvero futuribile, ad oggi, nel Parma. Capitolo Man e Mihaila: il primo era arrivato in pompa magna ma non è mai riuscito a fare fino in fondo la differenza (non solo per sue responsabilità) neanche in Serie B, nonostante arrivasse da prestazioni alla Cristiano Ronaldo nel campionato rumeno. L'altro sta subendo tantissimi infortuni che ne stanno rallentando la crescita e l'esplosione. A prescindere dalla disponibilità economica di Krause, è difficile pensare di poter trattenere in eterno questi giocatori, e qualora fossero scontenti trattenerli contro la loro volontà diventerebbe controproducente. 

In tutto questo, ci tenevo anche a difendere - per quanto possibile - l'allenatore. Fabio Pecchia sta sbagliando tanto, nel tentativo di dare forma a questa squadra, si è assunto le sue responsabilità pubblicamente, e qualora non dovessero arrivare neanche i playoff dubito che sarà riconfermato. Al di là delle scelte discutibili in sede di formazione e cambi a gara in corso, far ricadere tutti i problemi in casa Parma sul mister non è corretto. Sulla professionalità e sulle capacità del tecnico c'è poco da dire, ma evidentemente il suo lavoro andava supportato diversamente, da parte della società (torniamo sempre a quel punto...). Si dice che "Pecchia a Cremona giocava senza un goleador", e può essere vero, ma vogliamo andare a vedere l'apporto in termini di gol e assist dei vari Di Carmine, Ciofani (che si sta facendo rispettare anche in A) e Gondo, e compararlo con quello di Inglese e Charpentier? Si può costruire la difesa attorno al giocatore esperto di categoria di turno come Romagnoli (scelta giustissima, il Frosinone ha fatto lo stesso con Lucioni e guardate dov'è...), per poi spedirlo altrove già a gennaio? Quesiti ce ne sono tanti, ma se NESSUNO degli allenatori del Parma durante la gestione Krause è riuscito a trovare la quadra ci sarà un motivo che va oltre il lavoro dei tecnici, non vi pare?