Cuesta a 360°: "Sappiamo chi siamo, chi vorremo essere, ma non come arriveremo in classifica"

23.07.2025 19:55 di  Simone Lorini  Twitter:    vedi letture
Cuesta a 360°: "Sappiamo chi siamo, chi vorremo essere, ma non come arriveremo in classifica"

Carlos Cuesta si è raccontato a 360° ai microfoni di Sky Sport dal ritiro austriaco del Parma. Queste le parole del nuovo allenatore crociato, il quale spiega il proprio punto di vista non solo sul calcio ma anche sulla vita. 

È arrivato da un mese a Parma: il giorno della sua presentazione aveva detto di aver avvertito un’energia speciale, che si era sentito subito a casa. C’è qualcosa che l’ha fatta sentire al posto giusto?
"Sicuramente c’è una dinamica quotidiana che mi fa sentire molto bene, come a casa. Sento che c’è tanta predisposizione da parte dei giocatori. E di questo sono davvero molto contento". 

Qual è stata la motivazione che l’ha portata a Parma?
"All’Arsenal ero felicissimo, ma allo stesso modo nella vita a volte succedono cose che non ti aspetti e ti fanno sentire qualcosa di diverso. Ed è quello che ho vissuto io. È stata una scelta molto difficile, ma sapevo che sarebbe stata quella giusta. Ed è nato questo".

Conosceva la storia del Parma, del club in cui sarebbe andato ad allenare?
"C’è una storia dietro che ti porta a vedere tanti giocatori bravi, allenatori bravi, passati per questo club. Ti fa capire l’importanza di questa società a livello non solo italiano, ma internazionale, e sicuramente è stata una cosa importante. Ma al di là di quello, non è solo una scelta fatta per la storia del club, ma per le persone che ora rappresentano il club. È una cosa molto, molto importante. E questo era… come dire ‘on point’ (lo dice in inglese, ndr). Era il posto giusto per me, lo sentivo dal primo giorno". 

In questi mesi la conosceremo in campo, ma fuori? Che tipo di persona è Carlos Cuesta nel quotidiano?
"Io direi che sono ‘umano’. Essere ‘umano’ significa che sicuramente avrò dei difetti, dei pregi, farò degli errori, ma cercherò di prepararmi al meglio possibile. La mia mentalità mi porterà a provare a esprimere al massimo l’opportunità che ho davanti a me. Cercherò di essere autentico, sempre me stesso, preparando i ragazzi nel migliore modo possibile e provando a sfruttare quello che abbiamo per avere prestazioni di alto livello. E ovviamente i risultati. Sai, servono anche quelli (ride, ndr)". 

Quale componente è la più importante per tracciare il percorso che ha indicato?
"Creare la squadra, cioè avere princìpi molto chiari quando si attacca, si difende, e quando si vive insieme. E avere un’idea allineata su quali sono le nostre priorità. In questa prima settimana siamo stati concentrati su quello: creare le linee guida, a cui proveremo ad aggiungere dei dettagli per rendere quell’idea di calcio anche più forte".

Lei parla tanto coi giocatori. E in generale in questo mondo essere comunicativi pensiamo sia importante. Lo pensa anche lei?
"Sì, è importantissimo e per vari motivi. Il primo è perché quando stai creando una linea guida serve un adattamento, e quindi serve del tempo. Per accelerarlo, devi aumentare al massimo possibile la consapevolezza di quello che è il tuo obiettivo. Cioè far capire quello che facciamo. È normale che ci saranno errori, si faranno aggiustamenti. E cercherò di essere sempre vicino alla squadra. E se l’allenatore è quello che fa le scelte, è anche la persona al servizio del giocatore per farlo rendere al meglio e aiutarlo a giocare meglio. Bisogna capirli, i giocatori, sapere cosa hanno in testa, come percepiscono certe situazioni. È una cosa importante, nel modo in cui vedo io l’allenatore".

Parla sempre di crescita, di percorso: ma è una sua prerogativa, o qualcuno le ha spiegato l’importanza di tutto questo?
"L’ho sempre avuta dall’inizio del mio percorso. L’ho sempre sentita come una necessità: devi crescere per arrivare a certi livelli. La vita è in costante evoluzione: quello che facevi 10 anni fa, oggi magari non ti serve più. Si possono fare tanti esempi di giocatori, atleti, allenatori che hanno avuto un percorso di crescita e sono partiti da un ambiente che non li aveva valorizzati al meglio. Penso a Michael Jordan: nelle high school non era il più importante, ma poi con un percorso preciso, una mentalità chiara, una linea guida è cresciuto. Così anche Kobe Bryant. Se hai degli obiettivi, devi pagare il prezzo: quel prezzo è la preparazione. E io amo prepararmi".

A proposito di percorso. Il suo all’Arsenal è stato molto importante. Qui riparte da zero?
"Non possiamo prendere un punto di partenza, perché sono realtà completamente diverse. Ci sono certe linee guida e da qui si parte. Ma dico a livello generale, non su un aspetto specifico. Il lavoro si crea dalla realtà in cui sei, non puoi fare una copia di quello che hai fatto prima. Noi dobbiamo far esprimere le nostre qualità".

E quali sono?
"Grande disponibilità e umiltà. Il gruppo è molto coinvolto nelle nostre dinamiche, ha un’ottima cultura del lavoro e vuole crescere. Condividiamo insieme questa visione, e sono elementi positivi".

C’è un tema che riguarda la Serie A. Vediamo tornare giocatori più maturi, mentre per le panchine si scelgono elementi molto giovani. Oltre a lei, pensiamo a Gilardino, Fabregas… Sente la responsabilità di quello che state portando avanti?
"La mia responsabilità è portare il Parma a raggiungere risultati positivi. Non sono coinvolto in altro: conta essere bravi e preparati, non l’età. Ci sono allenatori meno giovani che sono bravissimi, altri più giovani altrettanto bravissimi. La cosa importante è essere giusti per le società. E la competenza aiuta di più".

Fra una settimana compirà 30 anni. Come si immaginava di essere a questa età?
"Io mi sono sempre focalizzato sul presente, a esprimere il meglio possibile, a imparare il massimo. Il mio discorso è stato sempre lo stesso. Io fra dieci anni? Dico la verità: non ho nemmeno il tempo di pensarci! Ora penso solo a fare l’allenatore".

Un regalo per lei?
"La salute, che stiano bene la mia famiglia e i miei amici. Così come i giocatori, che siano felici. Secondo me siamo dei privilegiati: facciamo quello che amiamo, ma questo lavoro arriva anche con una responsabilità. Quello che voglio è prendere questa responsabilità e portarla avanti nel modo più professionale possibile".

E dal calciomercato? Che regalo vorrebbe?
"Con la società siamo allineati a tutti i livelli. Leoni? È molto positivo che le big abbiano la volontà di prendere i nostri ragazzi. Dice bene di cosa siamo, della nostra area scouting, della nostra strategia e degli allenatori che ci sono stati prima di me. Lui dà tanta disponibilità, ha tanta voglia di migliorare, è super professionale e ha grande potenziale".

Ma cosa serve al Parma?
"Tutto dipende dalle dinamiche di mercato: siamo una rosa con tanti giocatori, bisogna capire diversi elementi. Siamo molto allineati. E poi quello che accadrà, lo vedremo"..

Che Serie A si aspetta?
"È stato qualcosa che ho provato a immaginarmi, capire che tipo di campionato avrei dovuto affrontare. È super ricco, con tanta diversità, con allenatori che hanno idee chiare: sarà una bella sfida e proveremo a fare del nostro meglio". 

E quindi capiamo: qual è l’obiettivo del suo Parma?
"Fare il migliore allenamento possibile domani! E migliorare in generale. Io non voglio mettermi delle aspettative, e nemmeno pormi dei limiti. Parlerà solo il campo, e quello che ci diciamo oggi sono solo ipotesi: la realtà è come approcciamo le cose o come le vogliamo approcciare. Ogni giorno è un’opportunità. C’è una frase in inglese che dice: TIME, cioè il concetto di tempo. Hai bisogno di tempo per impostare le cose. Ma TIME è anche ‘Today Is My Everything’. Oggi è tutto: se perdi un giorno, perdi un’opportunità. Come sei oggi, lo sai, come sarai tra qualche mese, no. Il nostro modo di vivere è capire il momento: sappiamo chi siamo, chi vorremo essere, ma non come arriveremo in classifica".