Amarcord - 5.5.1999, la Coppa Italia di Malesani: le voci del dopo gara

05.05.2020 21:35 di  Giuseppe Emanuele Frisone   vedi letture
Amarcord - 5.5.1999, la Coppa Italia di Malesani: le voci del dopo gara

Abbiamo raccontato, in due articoli, il successo del Parma nella Coppa Italia del 1999, la prima con mister Alberto Malesani sulla panchina gialloblu, per celebrare i 21 anni da quel bellissimo trofeo. Nel terzo ed ultimo articolo andremo invece a ripescare le dichiarazioni dei protagonisti del successo del Franchi.

Alberto Malesani era considerato all'epoca uno dei giovani tecnici più promettenti d'Europa. Era stato il primo artefice del miracolo Chievo, quando erano ancora lontani i tempi del Chievo di Delneri, che l'allenatore di San Michele Extra riuscì a portare in Serie B. Così dopo il successo sulla Fiorentina, le parole di Malesani: "La promozione col Chievo era stata una felicità più intima, vissuta assieme ai miei dirigenti e ai miei tifosi, che erano pochi. Adesso ci sono i riflettori, le televisioni, i giornali, tutto è più grande, più coinvolgente, ma il senso dell'impresa è lo stesso. Non ho dormito tutta la notte. Ho ripensato a tutta la mia vita e mi sono detto che sono fortunato, perché ho la possibilità di misurare la forza delle emozioni e della soddisfazione. Solo chi prova la mia stessa gioia può rendersi conto di quello che dico. Alla fine della partita mi piaceva guardare le facce dei miei giocatori, vedere che erano felici, perché avevano conquistato un premio dopo una stagione di lavoro. Se non costruisci una squadra non vai lontano. Devi avere tutti dalla tua parte per poter raggiungere certi obiettivi. Ecco perché credo che il gruppo sia fondamentale. Ho battuto Trapattoni? Questo fatto sicuramente mi aiuterà a togliermi quell'etichetta di inesperto che mi è stata giustamente appiccicata. Questa è la dimostrazione che a contare sono soprattutto i giocatori e non il tecnico. Se sono arrivato a questo traguardo è merito anche di Cecchi Gori, al di là di tante incomprensioni che abbiamo avuto nella mia esperienza a Firenze. I giocatori erano caricati al punto giusto già alla mattina. A mezzogiorno in punto ho convocato la solita riunione tenica. Volevo far vedere la cassetta della gara d'andata, ma dopo pochi minuti ho capito che era inutile. C'era la tensione giusta, inutile imbottire la testa di schemi, ordini e cose del genere. I ragazzi sapevano quello che dovevano fare. Anche sul 2-1 ero fiducioso. Lo dicevo a Oriali in panchina: "Ci siamo, tranquillo perché ci siamo!". Ho avuto ragione. Quando ho levato dal campo Stanic i giocatori mi hanno guardato male. Ma come? Perché? Sembrava che mi chiedessero spiegazioni con gli occhi: ho tolto Mario perché rischiava l'espulsione e aveva bisogno in quel momento di dare più sostanza al centrocampo. Anche questa è stata una mossa azzeccata. Questa Coppa Italia deve essere un punto di partenza. Io ho deciso di venire a Parma rischiando sulla mia pelle. Avevo un solo campionato di A alle spalle e sapevo di andare incontro a errori. Eppure mi sono messo in gioco. Adesso siamo riusciti a conquistare qualcosa d'importante, ma non possiamo ritenerci soddisfatti. Qui si deve vincere ancora. E molto. Moltissimo. Perché in campionato abbiamo fallito? Abbiamo sbagliato contro le squadre di bassa classifica, come la Sampdoria, il Vicenza o il Cagliari. Questa squadra e questi giocatori devono imparare a costruirsi le motivazioni dentro, come avevano l'altra sera a Firenze. Tutto ciò in assenza di quarantamila o cinquantamila spettatori. Dobbiamo avere la forza per fare questo miglioramento. Sarei rimasto anche in caso di sconfitta. Non mi avrebbero mandato via, qui c'è un progetto importante. E poi, senza guardare ai risultati ma pensando soltanto al lavoro svolto, dico che questa è stata un'annata splendida. Ora mi interessa vincere ancora, aprire un ciclo: ecco la mia idea".

Paolo Vanoli: lui è l'uomo della copertina, l'autore del gol del 2-2 decisivo. Curiosamente, segnerà anche nella finale di sette giorni dopo, contro il Marsiglia in Coppa UEFA. Le sue parole: "Sono felice perché non capita tutti i giorni di decidere una finale di Coppa Italia. Se poi penso che fino a poco tempo fa lottavo per la salvezza, beh allora tutto questo mi sembra un sogno... Questo gol è per Giorgia, mia figlia che ha pochi giorni, e per mia moglie. Se sono arrivato fino qui lo devo a loro. Io non posso fermarmi, altrimenti peggioro...".

C'è spazio anche per Hernan Crespo, autore del primo gol della serata con un incredibile colpo di tacco: "Per due anni sono stato fischiato, ora voglio ringraziare i pochi che hanno sempre creduto in me. Quattro gol di tacco: mi pare evidente che non sia piu' un caso. Il pubblico faceva bene a criticarmi quando giocavo male, è nelle regole. Però io ricordo che sono stati pochi quelli che hanno creduto in me e ora devo ringraziarli. Il primo gol di tacco l'ho fatto all'Udinese. C'p stato un bellissimo cross di Chiesa dalla destra, mi sono visto superato dal pallone e ho provato quel colpo: mi è andata bene. Ma pensavo che fosse un caso, lo ammetto. Poi è venuto quello alla Juventus: passaggio di Veron, io ero troppo avanti, ho girato di tacco e ho segnato. Dopo, quello al Bordeaux. Lì le cose stavano andando molto male per il Parma, eravamo sotto di due gol e stavamo giocando in un modo disastroso. Chiesa scappa sulla destra, mi mette un pallone in area, io vado per colpirlo di tacco e la butto dentro. Un segno del destino. Poi quello contro la Fiorentina. Insomma, ormai mi sono specializzato. In Argentina è diventata famosa la mano di Maradona, magari ora si parlerà anche del tacco di Crespo... Spero che mi passi questo mal di schiena che mi tormenta da quindici giorni. Il gol di Firenze è una vittoria anche contro la sfortuna. Vai incontro a due partite decisive e ti prende questo dolore dopo che hai fatto una stagione senza guai: se non è sfortuna questa... Comunque, a Mosca ci sarò, perché Crespo non si ferma alla prima difficoltà". Detto, fatto: Crespo ci sarà, e segnerà il gol che aprirà le marcature nel 3-0 sull'Olympique Marsiglia.

A parlare dopo la conquista della Coppa Italia anche il presidente Stefano Tanzi: "La Coppa Italia è il giusto premio dopo tanto lavoro. Sarebbe offensivo quindi ritenerla un traguardo di consolazione. Al contrario, mi pare proprio che sia sempre più importante, perché in pratica è un piccolo campionato. Non a caso in finale si sono incontrate due squadre che sono state protagoniste per tutta la stagione, e occupano i primi posti in classifica. E non a caso mercoledì sera abbiamo assistito a una bellissima partita. E' giusto che la squadra vincitrice della coppa Italia ottenga in cambio un riconoscimento a livello europeo. Ma proprio per dare un'ulteriore valenza a questo trofeo, si potrebbe suggerire di promuovere automaticamente in Champions League chi si aggiudica la coppa Italia, in aggiunta alle prime tre classificate. Potrà sembrare una proposta provocatoria, ma se non altro può aprire una discussione. Ho cercato di scaricare tutta le tensione accumulata, ma non ho fatto nulla di particolare. Sono andato a cena con la squadra, e alle tre ero già a letto. Paura non ne ho avuta, ma sofferenza sì, perché è stata una partita molto combattuta. Alla fine, però, abbiamo meritato di sollevare la coppa, perché sarebbe stata un'ingiustizia non vincere. Se la vittoria della Coppa Italia può bastare? E' tale, e tanta, la nostra gioia che in questo momento sarei tentato di dire che la Coppa Italia può essere sufficiente. Ma siccome tra una settimana saremo impegnati nella finale di Coppa UEFA, dobbiamo considerare questo traguardo il primo tempo di una sfida esaltante. Adesso, quindi, ci aspetta il secondo tempo a Mosca, non dobbiamo fermarci qui. La speranza è che anche stavolta si apra un ciclo di successi, aggiungendo quel qualcosa di più, che non voglio nemmeno pronunciare. Scudetto buttato?Non credo, e poi a questo punto non ho rimpianti. E' stata comunque una bella annata, anche se a un certo punto abbiamo perso qualche colpo. Malesani? Non è mai stato in discussione. E non lo dico ora che abbiamo vinto la coppa Italia. C'è molto di lui in questo successo. E lo dimostra il fatto che nella finale contro la Fiorentina hanno segnato un centravanti e un terzino, il miglior premio per un gioco di squadra. E' stato grande".