Donadoni: "Non ci piangiamo addosso, guardiamo avanti. Mercato? Credo e spero non parta più nessuno"

10.07.2014 18:39 di  Vito Aulenti  Twitter:    vedi letture
Donadoni: "Non ci piangiamo addosso, guardiamo avanti. Mercato? Credo e spero non parta più nessuno"

Intervenuto nella prima conferenza stampa stagionale, l'allenatore del Parma Roberto Donadoni ha parlato dello spirito con il quale parte il ritiro estivo dei crociati, ma anche del sogno Europa League svanito, dei rapporti col presidente e della decisione presa il mese scorso riguardo la sua permanenza nel Ducato.

Con che spirito cominci la preparazione dopo le note vicende che hai seguito in estate?
"Non sono abituato a guardarmi troppo alle spalle: quello che è successo è successo. Sappiamo quello che abbiamo fatto e ottenuto sul campo, ed è questo ciò che ci rimane; tutto il resto, lascia un po' il tempo che trova. Adesso si riparte con tanta voglia di ricominciare, senza guardarci troppo alle spalle, ma sapendo che dobbiamo riconquistarci tutto con le nostre forze, così come abbiamo sempre fatto in passato. Non vogliamo piangerci addosso, né fare discorsi a ritroso o cercare alibi. Quello che è stato fatto l'anno scorso dal Parma è stato riconosciuto da tutti, e questa cosa ci riempie d'orgoglio. Quest'anno sarà tutto molto più difficile. L'errore che il Parma non dovrà fare - a partire dal sottoscritto - è quello di pensare che possiamo ottenere facilmente anche in questo campionato gli obiettivi raggiunti in quello scorso. Serviranno ancora più energie e determinazione".

Anche perché c'è un presidente dimissionario e la possibilità che altri big, dopo Parolo, lascino Parma...
"Ad oggi, ad eccezione di Parolo, non si è mosso nessuno. Io mi auguro che tutti rimangano a disposizione del sottoscritto: così avremo la possibilità di portare avanti un certo tipo di discorso. Questo è quello che mi auguro e quello che sono convinto la società riuscirà a fare, perché è chiaro che, se si vogliono ottenere dei risultati, non si può prescindere da giocatori di una certa qualità. Dunque, questi giocatori preferisco tenermeli stretti".

Ad un certo punto, sembrava che anche tu potessi lasciare il Parma:
"Io ho sentito tante chiacchiere a riguardo. Sono abituato a dire le cose quando è giusto che le dica, e quando sono interpellato su qualcosa che mi riguarda, rispondo. Quindi tutte le cose che sono state fatte, sono state fatte in assoluto accordo e nel rispetto delle parti. Non ho nulla da nascondere, se sono qui è perché sono convinto che questa possa essere ancora la mia strada, il mio futuro. Il resto sono solo chiacchiere".

L'anno scorso il ritiro l'hai fatto con una squadra quasi completa; oggi sembra un po' diversa la situazione:
"No, non ritengo sia tanto diversa, perché ricordo com'era l'anno scorso, così come ricordo com'era l'anno precedente. Siamo sempre partiti con l'intento di ragionare su determinate cose, in assoluto concerto col presidente e con Pietro Leonardi. Bisogna fare tutti i ragionamenti del caso per riuscire a formare una squadra non solo competitiva, ma anche omogenea, che abbia una logica. Si ragiona su quei giocatori che potrebbero avere delle difficoltà e non trovare lo spazio adeguato. Io credo che questo sia un ragionamento di buon senso che dobbiamo fare noi come società, ma che devono fare anche i giocatori, nel momento in cui la società fa capire loro che potrebbe essere difficile trovare lo spazio".

Col presidente dimissionario, cambia qualcosa nei tuoi rapporti con la società? Hai comunque sentito Ghirardi?
"Il presidente è sempre stato un interlocutore presente, con il quale ci si confrontava e ci si spiegava. Tuttavia ha sempre dato spazio assoluto a Leonardi e al sottoscritto, quindi tutte le cose che sono state fatte, sono state sempre ragionate in questo modo. Non cambia nulla, il mio primo interlocutore è Pietro Leonardi, che è colui che vive costantemente la situazione, giorno dopo giorno, e quindi è colui che poi fattivamente fa le cose. E' chiaro che c'è sempre stato il presidente, che ha la responsabilità, però, i discorsi sono sempre stati fatti in questo modo".

Vi siete parlati dopo il suo grande sfogo?
"Sì, abbiamo avuto modo di parlarci, di vederci. Credo che lo sfogo del presidente sia legittimo. Figuratevi come potrebbe essere da parte mia, dopo aver la consapevolezza di aver ottenuto un risultato sul campo che poi ci è stato portato via. E' una grande amarezza che c'è da parte mia, così come è enorme quella del presidente".

Se ti avessimo intervistato il giorno dopo, anche tu ti saresti sfogato pesantemente?
"E' chiaro che il mio sfogo dev'essere indirizzato unicamente in un senso, che è quello tecnico. So quello che ho fatto, so il lavoro che abbiamo portato avanti. Poi quando si va nei meandri della burocrazia, non ci capisco più nulla, non so quello che può accadere lì. Dal punto di vista squisitamente tecnico, è chiaro che l'amarezza è grande: sai di aver fatto tutto quello che era possibile per poter arrivare all'Europa League, e poi non la giochi...".