Pavarini: “L’obiettivo è la salvezza, magari non all’ultima giornata. Lavorare con Cuesta è formativo”

In una lunga intervista alla Gazzetta di Parma, l’ex estremo difensore crociato e ora preparatore dei portieri a servizio di mister Cuesta Nicola Pavarini ha parlato del suo nuovo ruolo e di obbiettivi per la prossima stagione. Pavarini ha iniziato dichiarando: “Sono stato molto contento quando la società mi ha chiamato. E in un momento particolare verso la fine della stagione. Mi sono messo subito disposizione del nuovo mister. E alla fine abbiamo raggiunto un traguardo non proprio semplice o scontato, certamente molto sofferto”.
E adesso con che spirito continui il tuo lavoro di preparatore?
“Voglio aiutare il più possibile il nuovo mister ad ambientarsi il più velocemente possibile”.
Con te Suzuki è cresciuto molto.
“Non solo Suzuki perché nel Parma ci sono altri giovani importanti e di prospetto. Il mio lavoro è cercare di fare crescere i ragazzi. Nel migliore dei modi perché c'è un aspetto fisico che ormai è importante nel calcio moderno. Ma è importante anche l'aspetto tattico: sono stimoli quotidiani. E ogni atleta è diverso, cioè hanno necessità particolari e la bravura dell'allenatore dei portieri è questa. L’allenatore dei portieri deve andare nello specifico e non generalizzare, come magari si faceva quando giocavo io che tutti facevano la stessa cosa. Ora ci sono delle piccole sfumature per ognuno, a seconda delle caratteristiche”.
Non solo Suzuki comunque...
“Rinaldi che sta rientrando da una piccola problematica che ha avuto lo scorso anno. Poi c’è Astaldi dalla Primavera e con Corvi stiamo dando continuità ad un lavoro cominciato l'anno scorso. E tutti e tre hanno ampi margini di miglioramento”.
Quanto conta in tutto questo lavoro il tuo passato, sei stato titolare e dodicesimo.
“Tutto quello che un portiere può fare all'interno di una squadra professionistica. Momenti belli, altri più difficili, chiaro che aver vissuto già quel tipo di esperienze aiuta e non poco. Hai la capacità di e di toccare le corde giuste, perché ci sei già passato. E nel mio modo di lavorare nella quotidianità, tutti fanno tutto poi quando arriva la partita, il mister sceglie chi gioca”.
Certo che il lavoro del preparatore è cambiato da quando giocavi tu.
“Prima l’allenatore dei portieri pensava alla parte fisica, a ciò che si faceva in partita. Ora si lavora con lo staff, in gruppo, un gruppo sempre più coeso perché le dinamiche del gioco ti portano a essere sempre più dentro la partita. Per cui tutto dev'essere in funzione del gioco. E questi cambiamenti hanno portato ad aumentare le richieste al portiere e alla sua preparazione”.
Come va con Cuesta?
“Mi piace apprendere da modi di lavorare che arrivano da varie culture calcistiche che si intrecciano. È molto formativo e per questo mi sono messo a disposizione del club prima e poi dello staff per cercare di mettere la mia esperienza al servizio di tutti visto che sono anche il più vecchio del gruppo”.
Quanto conta aver giocato nel Parma, conoscere già l’ambiente?
“Aiuta sicuramente anche se il calcio è cambiato. Ma alla fine, la realtà e il contesto rimangono molto importanti e anche alcune dinamiche restano le stesse. Chiaramente aver fatto il giocatore qui e conoscere quel tipo di dinamiche, mi ha avvantaggiato tanto”.
Che ricordi hai del tuo passato a Parma?
“Ci sono tanti momenti belli e altri brutti, mi ricordo molto bene i due gol di Ibrahimovic, quando siamo retrocessi, mi ricordo molto bene il momento in cui siamo ritornati su subito l'anno dopo. Mi ricordo molto bene quando abbiamo festeggiato l'Europa League. Però diciamo che in maniera diversa l'anno scorso è stato breve, ma molto intenso e a Bergamo è stata un'emozione forte. Perché ci meritavamo di rimanere in serie A, era giusto così ed è stato bello. Prenderci la salvezza con la vittoria e non perché gli altri non hanno vinto. Il fatto di aver conquistato sul campo con una vittoria la salvezza per me è stato il giusto premio”.
E ora qual è l’obiettivo?
“Raggiungere la salvezza il prima possibile, questo è l'obiettivo. Il mantenimento della categoria è troppo importante. Magari prima dell'ultima giornata”.
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