PL - Melli: “Per Pellegrino primo anno positivo. Ha bisogno che la squadra proponga calcio”
L’ex attaccante del Parma Alessandro Melli ha parlato in esclusiva ai microfoni di ParmaLive.com per tracciare un bilancio del primo anno in gialloblu di Mateo Pellegrino. Ecco le sue dichiarazioni: “Direi un bilancio positivo, perché è stata una piacevole sorpresa lo scorso anno, con i suoi gol che ci hanno dato una grossa mano per la salvezza. E in questa stagione si è confermato. È un ragazzo che ha delle qualità, deve sicuramente migliorare in alcuni aspetti, ma questo credo sia anche abbastanza naturale e credo che abbia anche la testa per poterlo fare. Mi sembra un ragazzo con la testa a posto, che ha voglia di crescere, che ha delle motivazioni. Questo fa sì che i presupposti siano buoni. Di solito gli argentini, che io adoro tantissimo, hanno nel calcio quelle attitudini, quel DNA che secondo me fa la differenza in un giocatore. E poi si è adattano molto bene dappertutto, ma nel nostro campionato in maniera particolare”.
Gli sta mancando un po' di continuità: ha fatto 30 partite a Parma con 10 gol, però i match in cui effettivamente è andato a segno sono solo 6. È questo forse il suo più grande limite al momento?
“Io direi che, per come l'ho visto io, è un giocatore che ha bisogno che la squadra proponga calcio. Ha bisogno che arrivino molti palloni negli ultimi 20, soprattutto 16 metri. Se arrivano palloni e se l'area è affollata di compagni, credo che lui abbia più possibilità di poter segnare. Gioca, invece, in una squadra che sia l'anno scorso con Chivu che quest'anno con Cuesta fa un calcio parsimonioso, se così si può dire, attento, un po' più difensivista. Sono scelte dettate da strategie che possono essere giuste o sbagliate, questo non sta a me dirlo. Credo che se lui giocasse in una squadra che propone un calcio diverso, questi 10 gol sarebbero probabilmente di più. Io non la vedo una cosa negativa, bisogna sempre vedere in che contesto ci si trova, che tipo di calcio fa la squadra dove giochi”.
A inizio stagione Pellegrino si era posto come obiettivo le 12-15 reti. Era un obiettivo troppo ambizioso, vista anche la difficoltà che ha il Parma nel creare gioco?
“Credo che le dichiarazioni che si fanno nel pre-stagione lascino il tempo che trovano: uno non sa bene come si evolverà la stagione, la squadra, gli infortuni, tante cose. A inizio stagione si fanno delle dichiarazioni che possono essere giustamente propositive e anche importanti, ed è giusto farle. Poi c'è la realtà, che non sempre combacia con le speranze. Lui è uno di quelli di cui non si può dire niente, si è guadagnato ampiamente la pagnotta. Secondo me il Parma si dovrà affidare molto a lui da qui a fine del campionato per salvarsi. Poi se i gol saranno 10 o 12, questo non lo so, mi auguro che siano di più, però anche se non segna il contributo lo dà, lui è un fattore durante la partita. Deve migliorare alcuni aspetti che sono legati alla velocità, alla tecnica: lì sicuramente ha margini importanti di crescita”.
In alcune partite si è visto il Parma affidarsi molto ai lanci lunghi per Pellegrino. Sono più un’esigenza della squadra o del giocatore? Cioè servono più ai compagni che sanno di poterlo trovare o più a lui, che magari in altre situazioni di gioco fa più fatica?
“Questa è una domanda difficile. Credo che per rispondere bisognerebbe essere dentro lo spogliatoio e capire bene perché il Parma gioca in questa maniera, parlando con l'allenatore. C'è da capire se questo allenatore ha deciso di fare un calcio molto speculativo perché la squadra non ha le caratteristiche per giocare un calcio più brillante, o se invece è proprio il tipo di calcio che vuole Cuesta. Pensando che lui sia uno spagnolo che viene da una filosofia precisa, che ha lavorato con Arteta, ho come la sensazione che lui abbia valutato la squadra in un certo modo e abbia pensato di modellarla con questo calcio per cercare di portare a casa i risultati migliori possibili. Giusto o sbagliato non lo so, questo lo sapremo alla fine, però mi dà l'idea che nella sua testa vorrebbe fare un altro tipo di calcio ma si è adattato a fare questo perché probabilmente pensa che la squadra non possa fare in altro modo”.
È magari anche una conseguenza dei tanti infortuni che hanno colpito l’attacco del Parma in questi mesi. Adesso che ci sono tutti, chi è secondo lei che può essere il miglior partner per Pellegrino? Oristanio, Ondrejka oppure un'altra punta come Cutrone o Benedyczak?
“Credo che possano essere utili tutti. Ondrejka mi dà l'idea di essere il giocatore da cui noi ci aspettiamo qualcosa in più perché l'anno scorso l'ha fatto vedere. È logico che quando uno viene dall'infortunio non tutti riescono a guarire velocemente, non tutti sono pronti. Puoi scendere in campo, ma magari non sei brillante come dovresti essere: gli infortuni condizionano tantissimo le carriere dei giocatori. Io mi auguro che lui possa essere il giocatore giusto, quello che gira intorno a Pellegrino, quello che ha lo spunto, la rapidità, il passaggio che può portare alla conclusione. Gli altri sono giocatori diversi: Cutrone è uno che fa un lavoro molto per la squadra. Magari ha meno qualità, però lavora molto per la squadra. Benedyczak è un giocatore che a volte si estrania un po' dalla partita. Non ho ancora capito che tipo di ruolo possa avere, a volte lo vedo esterno, a volte lo vedo come seconda punta: è un giocatore ancora da collocare tatticamente. Oristanio l'ho visto talmente poco che faccio fatica: anche lui potrebbe avere le qualità giuste per giocare dietro a Pellegrino. Però fra tutti prenderei un Ondrejka”.
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