PL - Innocenti: “Carli è un uomo vero, schietto e di spessore. Costruirà un Parma giovane”

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15.08.2020 11:33 di  Niccolò Pasta  Twitter:    vedi letture
PL - Innocenti: “Carli è un uomo vero, schietto e di spessore. Costruirà un Parma giovane”
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Lunedì probabilmente sarà la giornata di Marcello Carli, che finalmente sarà annunciato come nuovo direttore sportivo del Parma, in sostituzione di Daniele Faggiano. Per provare a conoscerlo meglio la redazione di ParmaLive.com ha contattato un uomo con cui l’ex ds del Cagliari ha lavorato per più di dieci anni ad Empoli, lo scout Andrea Innocenti, che ci ha presentato così il futuro ds crociato: “Marcello è un amico con cui abbiamo condiviso undici stagioni fantastiche. La cosa che mi viene da dirti è che umanamente è una persona di alto spessore, poi calcisticamente ha dimostrato quello che è. La cosa importante è che Marcello è un uomo vero e nel calcio non è una cosa comune da trovare. Lo è stato da calciatore, da dirigente, è un uomo schietto e diretto, un toscanaccio, in senso buono”.

Nel suo modo di lavorare è più un lupo solitario o preferisce contornarsi di persone con cui confrontarsi?
“La sua esperienza più lunga è stata ad Empoli dove è stato per quindici anni. Io sono stato con lui per dieci di questi anni, e fare un paragone con Empoli è impossibile perché era proprio una famiglia, c’era una sinergia totale e le persone fidate erano in casa, non c’era bisogno di trovarle. Questo valeva per tutti noi, eravamo un gruppo di lavoro ma alla sera andavamo a mangiare la pizza e a parlare di calcio. A Cagliari, secondo me, non credo abbia avuto la possibilità di crearsi uno staff fidato. Spero che a Parma riesca a farlo. Oggi un ds come lui, che vive al 100% lo spogliatoio e l’allenatore ha bisogno di persone che lo spalleggino. Che siano quelli che vanno a cercare i calciatori in Europa, a vedere la Serie C, io mi auguro che gli sia data la possibilità”.

Una chiamata per raggiungerlo a Parma gliel’ha fatta?
“Non mi ha chiamato com’è giusto che sia in questo momento, perché deve ancora risolvere le due situazioni, Cagliari e Parma. Sono tanti anni che io faccio questo lavoro e mi ritengo una persona fortunata perché ho lavorato con persone di livello importante, compreso Marcello. Mi troverei in grande imbarazzo se mi chiamasse. Ho sempre detto che ci sono solo due persone a cui farei fatica a dire no: sono due Marcello, uno è Lippi e l’altro è Carli perché con entrambi ho fatto un percorso importantissimo e tengo ad entrambi. Se arriva la chiamata ci prendiamo un caffè e vediamo”.

Come sceglie i suoi giocatori? Scouting, sensazione, li visiona dal vivo o ha qualche segreto?
“Marcello più o meno segue tutte queste cose, poi qui ritorniamo sul discorso di prima, di avere persone fidate attorno. Di sicuro nel giocatore guarda un aspetto fondamentale, quello mentale e caratteriale. Per Parma o qualsiasi altra piazza vuole giocatori che gli diano risposte a livello di impatto nell’ambiente, vuole gente positiva e con fame. Ed è così dai tempi di Empoli, dove servivano giocatori con la fame di diventare qualcuno. La sua filosofia è quella ed è giusto che sia così in queste realtà, il calcio non ha tanti segreti”.

Sostituirà Daniele Faggiano che è stato uno degli artefici dei successi del Parma: sarà un'eredità pesante?
“Chi vuol fare il nostro lavoro se non ama il rischio deve fare altro. Come ha detto tempo fa Sarri diventando virale ‘Chi non vuol essere sotto esame lavori alle poste’. E’ giusto che sia così, poi Parma è una realtà per certi aspetti nuova e che ha bruciato le tappe, a volte penso ai disastri di Manenti e mi arrabbio. Il Parma ha fatto passi da gigante grazie al lavoro della proprietà e di Daniele Faggiano, ma Parma è una piazza importante, una realtà in cui si lavora bene e in cui c'è volontà di dare stabilità. La dimensione di Parma è sicuramente la Serie A. Secondo me Marcello inizierà un progetto giovane, su giovani che possono diventare giocatori importanti. In una realtà che per certi aspetti è nuova questo è il minimo sindacale, e Marcello è la persona adatta. Carli è diventato ds ad Empoli nel momento più basso della sua storia, con i playout per scendere in Serie C: una sconfitta avrebbe portato al fallimento e lui è stato molto bravo a scegliere i calciatori e soprattutto in quel momento a scegliere Maurizio Sarri, che veniva da sei esoneri in C consecutivi. Si è fidato dell’uomo, lo ha capito, e con pochi soldi in due anni l’ha portata in Serie A. La scelta di Marcello è giusta, sia per l’aspetto umano che per quello sportivo”.

Come si predispone rispetto all’allenatore? E’ più dominante o cerca in ogni modo di soddisfare le richieste?
“Ad Empoli iniziò con Baldini, poi arrivò Aglietti. A seguire Sarri e Marco Giampaolo, con cui creò un’empatia che pochissimi direttori sportivi riescono a costruire. Marcello ha queste caratteristiche qui, è uno che viene dalla strada, uno che viene da un calcio di gavetta, di giovanili. Per anni io e lui abbiamo fatto le giovanili insieme e per noi a Empoli voleva dire fare il viaggio in Uruguay a prendere Brugman in seconda classe, attaccati come delle sardine. Per noi questo era normale, e il calcio vero è questo, muovere il culo, avere un grande rapporto con l’allenatore, con lo spogliatoio e in questo Marcello è una scelta che porta solo benefici”.

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