PL - Dessena: "In B c’è da essere dei martelli. Buffon come VR46: fa quel che vuole"

26.11.2021 10:42 di  Rocco Azzali   vedi letture
PL - Dessena: "In B c’è da essere dei martelli. Buffon come VR46: fa quel che vuole"
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Centrocampista di sostanza, classe '87 e prodotto del settore giovanile ducale, con la maglia del Parma ha debuttato non ancora diciottenne: Daniele Dessena si è concesso in esclusiva ai nostri microfoni per parlare della sua ex squadra. Con la crociata addosso disputa 81 gare condite da 5 reti e, dopo un’esperienza alla Sampdoria, si trasferisce a Cagliari, dove, con il passare degli anni, diventa leader carismatico e trascinatore dei sardi, fino a vestire la fascia da capitano. Oggi, a 34 anni, gioca nella Virtus Entella, disputando il campionato di Serie C. Di seguito la lunga intervista rilasciata per ParmaLive.com.

Dopo 13 giornate il Parma ha mostrato crisi di gioco e risultati, senza ancora aver trovato una propria identità. Quali sono secondo te le cause?
“Essendo di Parma ci tengo ancora alla squadra e sarei felice se a fine anno riusciranno a centrare la promozione. Per l’idea che mi sono fatto, in base anche a quella che è la mia esperienza in Serie B, parliamo di un campionato molto difficile da interpretare. Il Parma è partito per vincere e quando inizi con questo obiettivo non è mai semplice, perché non devi vincere una partita, ma devi scendere in campo ogni giornata puntando a vincerle tutte: per fare questo serve una grande continuità soprattutto a livello mentale. Penso che quando riusciranno a mettere dentro due, tre vittorie di fila i problemi si risolveranno da soli. La dirigenza ha costruito una squadra super per la categoria, ci sono giocatori che possono risolvere la partita in qualsiasi situazione e in Serie B questo è fondamentale. Poi c’è da dire che l’organico è cambiato radicalmente dalla scorsa stagione, per cui va da sé che la squadra necessiti di tempo per metabolizzare i nuovi dettami e conoscersi a fondo. Io poi, il consiglio che posso dare ad ogni calciatore, in qualsiasi campionato, è che in tutte le partite, a prescindere che sia Serie A, B o C, bisogna sempre dare il massimo, anche l’anima, soprattutto nei momenti di difficoltà: io su questo ci ho costruito una carriera, è la cosa più importante”.

Secondo te questo Parma può ancora puntare alla promozione diretta o ormai deve concentrarsi sul centrare la qualificazione ai play-off?
“Tutto è ancora in discussione: ci sono ancora tantissime partite da giocare e tanti punti ancora in ballo. Una squadra come il Parma poi non si può e non si deve accontentare di vincere una sola partita, ma deve puntare a vincerle tutte: trovando la continuità giusta potrà tranquillamente tornare a lottare per le prime posizioni. Ma poi ormai la B la conosciamo tutti: la classifica è sempre cortissima e i play-off sono sempre a portata. Bisogna stare aggrappati a quei posti, questo è l’importante. Ora step by step: c’è da pensare una partita alla volta. L’obiettivo è la Serie A, e ci si può arrivare direttamente o dai play-off: io sono il ragazzo più positivo al mondo, quindi non mi fascio mai la testa, guardo la classifica e vedo che nulla ancora è compromesso. Io mi ricordo quando sono retrocesso dalla Serie A con la Sampdoria: arrivammo in un campionato dove tutti ci davano per super favoriti, e alla fine siamo (i miei compagni, io a gennaio andai a Cagliari) stati promossi, è vero, ma nel girone di andata abbiamo fatto una fatica tremenda e dovevamo pensare piuttosto a salvarci per come si era messa la classifica”.

Con il Cagliari hai vissuto una retrocessione in Serie B e l’anno successivo la conseguente promozione in A. Secondo la tua esperienza, cosa serve in Serie B per fare lo stesso percorso?
“A Cagliari l’obiettivo era quello di vincere e sì, abbiamo vinto, però siamo arrivati primi all’ultima giornata: è stata una guerra sino all’ultimo minuto del campionato. Siamo sempre stati nelle prime posizioni, ma sapevamo che se sbagliavamo una gara, la terza e la quarta ci riprendevano: non potevi mai abbassare la concentrazione. Come dicevo prima, quando l’obiettivo è quello di vincere, non una, ma tutte le partite, diventa molto complicato, in Serie B soprattutto. Stessa cosa a Brescia. Io lì sono arrivato a gennaio, ma da lì a fine stagione siamo stati veramente dei martelli perché noi non pensavano nemmeno di goderci una vittoria: quando l’arbitro fischiava la fine, noi stavamo già pensando alla sfida successiva. Ce lo siamo messi in testa, eravamo già proiettati a questo tipo di mentalità perché in B dev’essere così. In Serie A, quanto meno alla lunga, i valori vengono fuori e vedi che le prime sono nettamente più forti di quelle che stanno in fondo. In B, invece, ogni gara è in discussione e può sempre accadere di tutto”.

Cosa ne pensi del campionato di quest’anno? Chi sono le favorite secondo te?
“Quest’anno è veramente complicato come campionato: ci sono il Parma, il Lecce, lo stesso Brescia, il Pisa, che è una bella rivelazione, il Cittadella, che ogni anno alla fine è sempre là a giocarsi gli spareggi, ma poi tante altre, come il Monza e il Benevento. Ma come dicevo, tutte le squadre possono dare del filo da torcere a chiunque ad ogni giornata: quel che conta davvero è l’atteggiamento, in B non bastano i valori tecnici di una squadra per vincere”.

Come reputi la scelta di Buffon di tornare a Parma? Alcuni sostengono si sarebbe dovuto ritirare anziché "macchiare" il suo termine di carriera in questo Parma.
“Parliamo di un giocatore che lo paragonerei al Valentino Rossi nel calcio: per quello che ha fatto, per quello che ha dato al calcio, che continua a dare e che darà finché vorrà continuare a farlo. Dal mio punto di vista è giusto così, a uno come lui nessuno può dire quando smettere. Buffon è una leggenda, è stato il portiere più forte del mondo per tutta la carriera ed ha il diritto di scegliere come e quando dire basta. Se ha entusiasmo e si sente bene fisicamente, oltre che offrire ancora prestazioni super è anche una grandissima risorsa per la squadra in cui gioca, perché uno così insegna calcio a 360 gradi ai più giovani, che sono fortunati ad avere uno come Gigi in spogliatoio”.

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