D'Aversa: "Il mio rapporto con Faggiano uno dei segreti di questo Parma. Futuro? Difficile pensarci oggi"

09.04.2020 15:20 di  Vito Aulenti  Twitter:    vedi letture
D'Aversa: "Il mio rapporto con Faggiano uno dei segreti di questo Parma. Futuro? Difficile pensarci oggi"
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Giacomo Morini

Intervenuto ai microfoni Sky, l'allenatore crociato Roberto D'Aversa ha toccato diversi temi, a partire dal suo futuro: "In questo momento pensare al futuro è difficile, si cerca di ragionare sul presente. Ora ci si concentra solo sull'eventualità di terminare il campionato, quindi l'ultimo dei miei pensieri in questo momento è il futuro. Mi auguro di riprendere il prima possibile nella città e nella squadra in cui si sta facendo un percorso importante".

Se un allenatore sapesse già di cambiare squadra, la programmazione del club sarebbe compromessa.
"Sì, ma anche se non si dovesse cambiare società, è impossibile programmare sul nulla. Si va avanti per ipotesi. Prima di ricominciare ci vorrà del tempo: prima di iniziare, la situazione dev'essere di sicurezza per tutti".

Che ricordi hai dei primi anni della tua vita vissuti in Germania?
"I miei genitori si erano trasferiti lì per motivi di lavoro. Io ricordo ben poco, ero piccolissimo. Poi siamo tornati in Italia, a Pescara".

Prima di diventare allenatore, sei stato direttore dell'area tecnica del Lanciano.
"Negli ultimi anni della mia carriera, ho fatto una scelta di vita: Lanciano mi permetteva di giocare, facendo avanti e dietro tutti i giorni, è a mezz'ora di distanza da Pescara. E' un investimento che ho fatto grazie anche a Luca Leone, che ultimamente ha perso il papà per il Coronavirus: lo saluto e lo abbraccio. Grazie alla famiglia Maio, inizialmente ho potuto fare da collante tra la società e la squadra. Quegli anni mi sono serviti per avere il rispetto dei miei compagni, cosa che mi è tornata molto utile quando ho deciso di fare l'allenatore. In quell'anno ho capito che mi mancavano il campo e lo spogliatoio, dunque ho preso la decisione di intraprendere questa professione".

Quando eri giocatore, ti aspettavi di poter diventare allenatore?
"Il fatto di aver giocato in mezzo al campo penso abbia contato molto. Il carattere che avevo fuori dal campo è stato più un difetto che un pregio, mi ha portato ad arrivare in A a 27 anni: se fossi maturato prima, forse avrei fatto una carriera diversa. Per tornare alla domanda, mi riallaccio ad una telefonata di Perinetti, che mi ha detto che non si aspettava che diventassi allenatore:  una cosa è fare il giocatore ed essere fumantini, un'altra è fare gli allenatori ed essere responsabili di un gruppo. L'anno da dirigente a Lanciano mi è servito tanto".

Qual è la partita in cui hai esultato di più?
"Negli ultimi anni ce ne sono state diverse. Mi vengono in mente la gara dell'anno scorso con la Fiorentina, ma anche il 3-3 con la Juventus. Contro il Pordenone sono arrivato fin sotto la curva. L'esultanza è un momento importante".

Tra le due promozioni e la salvezza dell'anno scorso, quale gioia rimarrà più a lungo nei tuoi ricordi?
"Credo la salvezza dell'anno scorso. Con la Fiorentina ci mancavano tutti gli attaccanti, per provare a sbloccare la partita ho inserito Matteo Scozzarella, che era addirittura il giocatore più offensivo che avevo a disposizione".

Qual è il nuovo acquisto di quest'anno che ti ha impressionato di più?
"La risposta è semplice: Kulusevski. Fino all'anno scorso giocava in Primavera...".

I successi del Parma sono merito tuo o del direttore?
"Il direttore lo conoscete benissimo, non potrei mai dire che il merito è mio (ride, ndr). Scherzi a parte, per raggiungere degli obiettivi è fondamentale avere alle spalle una società come la nostra. I meriti vanno divisi in parti uguali tra tutti".

Al di là delle caratteristiche del Parma, qual è la tua vera idea di gioco?
"Da quando alleno, la squadra gioca sempre in maniera diversa. L'allenatore deve adattarsi alla squadra che ha a disposizione. Noi abbiamo iniziato il campionato dell'anno scorso con diversi ragazzi che avevo in Lega Pro e B. Il direttore è stato bravo a inserire in quel contesto giocatori di categoria come Gervinho, Inglese e Bruno Alves. Quest'anno c'è più qualità e il gioco è sicuramente migliorato. Col Cagliari, in casa, abbiamo fatto il 60% di possesso palla, eppure abbiamo perso... I numeri lasciano il tempo che trovano".

Ai giocatori hai dato un programma specifico da seguire?
"Sì, anche se c'è da dire che i programmi sono un po' cambiati con le ultime restrizioni governative. Il preparatore atletico ha dato a tutti un programma personalizzato, compatibile con i mezzi che i ragazzi possono avere a casa".

Kulusevski può giocare titolare sin da subito nella Juventus?
"Secondo me sì".

Che rapporto hai con Faggiano?
"Tante volte ci scontriamo in ufficio. Ma la cosa più importante è il bel rapporto che abbiamo, questo è uno degli aspetti che secondo me ha portato dei risultati al Parma. Questo non significa che non ci sono delle discussioni, anzi".