Undici Leoni per battere la Juve, dieci anni dopo: la spavalderia dei giovani perché nella sfortuna ci vuole la testa

"Undici, undici Leoni..." Potrebbe sembrare un coro da stadio, quello che i tifosi di solito cantano per incitare i calciatori in campo a dare qualcosa in più. Potrebbe, ma non è questo il caso. Perché il gioco di parole è voluto e richiama proprio alla prestazione del giovanissimo difensore del Parma. Classe 2006, 19 anni da compiere a fine dicembre (esattamente il 21) e tantissima grinta da vendere. Nei primi 45' si è messo in tasca Dusan Vlahovic e non gli ha nemmeno lasciato lo spazio per respirare. Lo ha anticipato spesso e volentieri, oltre a ringhiargli addosso proprio per mettergli paura.
Non era scontato ma, ancora una volta, ha dimostrato che in certe occasioni la carta d'identità non conta, soprattutto quando scendi in campo senza timori reverenziali e al cospetto di una Juventus in crescita fino a qualche ora prima della gara del Tardini. La prova messa in campo contro i bianconeri, e sotto gli occhi di Thuram e Cannavaro (due grandi ex in tribuna), suona quasi come una conferma delle ultime voci che lo vedono segnato sul taccuino di Giuntoli per il futuro. E sicuramente il suo nome lo avrà sottolineato più volte nella serata emiliana.
Ma ora non è il momento di parlare di mercato perché Giovanni Leoni veste la maglia gialloblù e a coccolarselo è Chivu. Non è il momento di guardare al futuro perché c'è ancora un presente tutto da scrivere. E la gara del Tardini ha detto tanto, soprattutto sulla corsa salvezza. Una spallata importante alle dirette concorrenti e ora i punti di vantaggio dal terz'ultimo posto sono ben sei. Guai, però, a pensare di aver già centrato l'obiettivo perché all'orizzonte ci sono ancora cinque finali e non si può abbassare la guardia.
In questo, però, il Parma ha dimostrato di aver la testa giusta per proseguire con il lavoro di Chivu. La stessa testa che ci ha messo Mateo Pellegrino in occasione del gol. Cross perfetto di Valeri e incornata secca a superare Di Gregorio. Proprio lì, sotto la Curva Nord, dove 25 anni prima ha segnato anche Hernan Crespo in quel famoso 'gol definitivo'. Un nome non casuale perché 'El Valdanito' è anche l'idolo d'infanzia di Mateo: "Guardavo sempre i suoi video e oggi ho segnato sotto i suoi occhi contro la Juve, un sogno", ha detto in conferenza. Grinta, garra e concentrazione: re requisiti fondamentali, soprattutto quando sei costretto a guardare in faccia la sfortuna.
Dieci minuti di orologio e due cambi: Bernabé e Vogliacco fuori per infortunio, dentro Hainaut ed Estevez. Il copione della gara potrebbe cambiare, ma non per Cristian Chivu che, invece, dalla panchina ha guidato i suoi ragazzi con precisione e determinazione. Andare contro al destino avverso, però, è il modo migliore per mostrare la maturità di un gruppo giovanissimo, il più giovane della Serie A. Quel destino che sembrava aver girato le spalle all'uscita di due degli uomini chiave dello scacchiere gialloblù, senza contare poi lo stop di Estevez. Tre cambi forzati ma che non hanno scalfito la voglia del Parma di portare a casa la vittoria.
Alla fine il calendario difficile si sta trasformando in una miniera d'oro di punti per la salvezza e conferma un aspetto: se il Parma giocasse sempre contro le big sarebbe in lotta per altri obiettivi, o comunque già salvo. A contare anche, e non poco, è soprattutto l'entusiasmo ritrovato frutto di risultati positivi e di un gruppo unito. Mancano gli ultimi sforzi per festeggiare, ma quando cogli un risultato così importante e per di più contro la Juventus, è lecito farlo un po' di più.