Primavera, Beggi: "L'Italia di Mancini un esempio per noi. Voglio coniugare crescita e risultati"

27.07.2021 17:47 di Vito Aulenti Twitter:    vedi letture
Primavera, Beggi: "L'Italia di Mancini un esempio per noi. Voglio coniugare crescita e risultati"

Prime parole da allenatore della Primavera del Parma per Cesare Beggi, che si è presentato ai tifosi ducali attraverso le seguenti dichiarazioni rilasciate ai microfoni del sito ufficiale gialloblù: "Arrivo in questa realtà molto importante dopo un percorso molto lungo che mi ha portato a lavorare sia in Settori Giovanili prestigiosi come Milan e Palermo – e quindi mi reputo abbastanza esperto da questo punto di vista -, sia in Prime Squadre: sono stato assistente tecnico al Bari, all’Ascoli e allo Spezia; ho avuto esperienze all’estero, in Slovenia al Nova Gorica, sempre come Prima Squadra e al Leeds United come allenatore dell’Under 23”.

Il curriculum ideale per lavorare con dei ragazzi che a breve potrebbero essere chiamati in Prima Squadra.
"Il nostro compito è quello di formare i ragazzi in quello che probabilmente è l’ultimo gradino che li attende prima di affacciarsi al professionismo. La metodologia condivisa con la Prima Squadra è un fattore molto importante che faciliterà questo percorso e, speriamo, appunto anche questo ingresso dei ragazzi nel mondo del professionismo. E’ chiaro che noi dobbiamo avere a cuore quella che è la crescita dei ragazzi: il nostro è ancora calcio formativo, però dobbiamo insegnare a questi ragazzi anche a gestire le prime pressioni che provengono dalla necessità di fare qualche risultato sportivo".

Quali i pericoli maggiori che li attendono e come aiutarli?
“Il pericolo più grande è quello di sentirsi già arrivati, perché vedendo la Prima Squadra molto vicina – qualcuno dei nostri ragazzi è già con la Prima Squadra ad allenarsi – si fanno prendere dalla fretta, ignorando il fatto che i percorsi sono comunque molto diversi per ognuno di loro: per qualcuno potrà essere subito la Prima Squadra, per qualcun altro, magari, un po’ più lungo, ma che potrebbe portare lo stesso al professionismo. Quindi non devono avere fretta e continuare a lavorare per migliorarsi in tutti gli aspetti, come la comprensione del gioco, la maturazione tecnica e fisica: questi sono gli aspetti su cui noi, con la metodologia che la Società vuole portare, lavoreremo”.

Dalla scorsa stagione, il Parma si sta iscrivendo anche nel Campionato Sperimentale Under 18.
"Il Campionato Under 18 è una soluzione interessante che offre maggiori spazi ai ragazzi che escono dall’Under 17 che magari, per ritardi di crescita, non sono ancora pronti ad affrontare un campionato più duro come quello Primavera: di sicuro sono due squadre che devono lavorare in sinergia, come ci sarà la sinergia con la Prima Squadra, ci sarà sicuramente una sinergia anche con l’Under 18. Ripeto: la metodologia condivisa, la voglia di proporre un calcio che sia formativo, con un gioco di dominio e possesso palla, sono le indicazioni che ci provengono dalla Prima Squadra, e secondo me faciliterà di molto questo percorso".

La Nazionale Italiana e il “Mancinismo” vi potrebbero in un qualche modo ispirare?
“Sicuramente tutti quanti dobbiamo prendere esempio da quello che ha fatto l’Italia, che secondo me è stato straordinario, sia come staff che come giocatori. C’è sempre da imparare da tutti: sicuramente loro hanno dato un esempio di quello che può fare il calcio italiano”.

Il dibattito calcistico, negli ultimi anni, ha portato ad una sorta di dualismo tra giochisti e risultatisti: esiste questa tipologia di distinzione anche a livello di Settore Giovanile?
“Per me nel Settore Giovanile esiste solo il calcio formativo, non ce ne sono altri. Ed attraverso quello si arriva, prima cosa, alla crescita del ragazzo e secondariamente, per forza di cose, anche al risultato sportivo che penso debba arrivare di conseguenza”.

Hanno ancora un senso i “sistemi di gioco”?
“Ormai credo siano abbastanza superati: ci sono delle strutture di gioco, ma chiaramente, ormai, il dinamismo dei giocatori fa sì che siano veramente solo una fotografia che cambia di momento in momento”.

Nel calcio giovanile italiano si sono dimenticati i principi del difensivismo, una volta caratteristica tipica della nostra tradizione calcistica?
“Cercare una idea di calcio propositiva non significa non difendere, perché il calcio è fatto di due squadre, quindi ci sono sicuramente dei momenti in cui bisogna difendere. Per me difendere è un’arte e anzi, secondo me, proporre un calcio offensivo e di ricerca di dominio di palla e di spazio porta i difensori, probabilmente, a difendere anche in situazioni più complicate e quindi, soprattutto nel Settore Giovanile, questo porta ad una crescita maggiore, perché i nostri difensori, probabilmente, potrebbero venire esposti a situazioni più complicate, che, paradossalmente, li faranno crescere più velocemente”.

Sarà una stagione interlocutoria di rifondazione, oppure c’è la volontà di riprovare subito a essere promossi in Primavera 1?
"Noi vogliamo coniugare le due cose: sicuramente, a questo livello, non si può offrire solo il risultato, nel senso che il risultato è sicuramente una conseguenza, ma una squadra giovanile che offra solo il risultato, secondo me è una squadra giovanile povera. Io credo che assieme al risultato bisogna offrire qualcos’altro ai nostri ragazzi: prospettive di crescita sia individuale, che all’interno della squadra. Quelle sono le prospettive migliori. Chiaramente l’esigenza del club è quella di provare ad arrivare in Primavera 1 e noi faremo di tutto per farlo, detto questo, però, offrire come prospettiva ai ragazzi solo il risultato, secondo me non fa bene alla loro crescita…”.