Piazzi: "Area metodologica una delusione. Al Parma manca la cultura aziendale, serve un leader carismatico alla Faggiano"

14.06.2022 14:06 di Vito Aulenti Twitter:    vedi letture
Piazzi: "Area metodologica una delusione. Al Parma manca la cultura aziendale, serve un leader carismatico alla Faggiano"
© foto di ParmaLive.com

Intervenuto nel corso di "Parma Game Pass", programma in onda sul canale You Tube Papirus Ultra, l'ormai ex responsabile del Settore Giovanile del Parma, Luca Piazzi, ha toccato diversi interessantissimi temi relativi al club ducale: "A Parma ho vissuto degli anni molto belli e ho imparato tanto. Ho apprezzato molto la gente di Parma, è difficile trovare tifosi così: quando hai un passato così glorioso come quello dei crociati, poi è difficile adattarsi ad altri livelli. E invece la tifoseria gialloblù si è sempre adattata alle varie situazioni, rimanendo costantemente vicina alla squadra".

Qual è il giovane che ti ha sorpreso di più?
"Forse Circati, perché è esploso velocemente. Quando l'abbiamo visto, abbiamo notato subito le sue qualità, ma non pensavamo che nel giro di 3-4 mesi sarebbe diventato un giocatore di quel livello. Ha dimostrato personalità, anche se secondo me ci sono anche altri ragazzi molto bravi che sono stati bloccati da infortuni: penso in particolare a Balogh e Dierckx, i quali hanno un profilo molto alto".

A proposito dei tanti infortuni, che spiegazione ti sei dato circa questa problematica che affligge il Parma da qualche anno?
"Effettivamente mi sono chiesto il motivo di questo. Io posso solo dire che, probabilmente, ci sono stati troppi cambi di guida tecnica: cambiare metodi di allenamento può avere influito. Non trovo altre spiegazioni, è stranissima questa cosa. I campi di Collecchio sono ottimi non c'entrano nulla".

Con l'arrivo di Krause, è cambiato tutto troppo in fretta.
"Stimo molto Krause per la passione che trasmette al Parma: lui è partecipe, soprattutto nel primo anno lo è stato. Io penso che l'errore in questi due anni sia stato quello di non aver trovato delle persone che creano cultura aziendale: credo che la cultura aziendale sia alla base di tutto. Bisognerebbe avere degli "architetti culturali", persone che attraverso le proprie idee e il proprio carisma, trasmettono una strategia e una mission, coinvolgendo tutto l'ambiente. In questo momento a Parma la gente sta bene, però non si percepisce questa cultura aziendale, questa idea che ti porta a fare qualcosa tutti assieme e a spingere tutti verso la stessa direzione. Ci sono un sacco di aree, un sacco di persone, che però interagiscono poco tra loro. Quando è arrivato Krause, era già iniziato il mercato con un altro tipo di percorso: lui ha voluto incidere, prendendo dei giovani, però in quel momento era difficile. Il mercato non è il supermercato in cui vai là e compri: le operazioni devono essere programmate, bisogna trovare giocatori funzionali al tuo tipo di gioco. Penso che il Liverpool stia facendo scuola al riguardo. Noi invece abbiamo preso tanti giocatori cercati al momento, con un mercato last minute, e questo lo abbiamo pagato: come abbiamo visto, alcuni non erano pronti, altri non erano adatti al nostro campionato. Nell'ultima stagione pensavo ci sarebbe stato un pronto riscatto, ma non è stato così. Sono stati commessi grossi sbagli, mi sono sentito in difficoltà anche solo nel girare per la città: mi sentivo addosso questa responsabilità nei confronti dei tifosi. L'essere andato a lavorare tra i dilettanti è una scelta dovuta anche a questo: non era giusto trovare qualcosa in più, gli ultimi due anni non potevano farti pensare di essere bravo".

Quanto è reale la famosa leggenda dell'algoritmo?
"No, non è così. I dati possono aiutare, però la parte umana è molto importante. Effettivamente gli americani hanno un'idea ben precisa sui dati e cercano sempre dei sistemi che possono aiutare. Il calcio tuttavia è uno sport molto particolare, legato molto agli episodi e meno alle situazioni di gioco: per intenderci, può succedere che una squadra faccia una buona performance ma perda la partita. In altri sport questo non succede praticamente mai".

Pensi che l'area metodologica abbia dato i suoi frutti?
"Sinceramente non penso che quest'anno l'area metodologica abbia inciso, credo sia stata una delusione. Uno dei motivi per cui me ne sono andato da Parma è perché ero in contrasto con questa idea qua".

Ti sei sentito messo un po' da parte?
"Sì, quest'anno è mancato il feeling col nuovo management. A me spiace, perché ho stima di queste persone. Però, come ho detto in precedenza, c'è stata mancanza di comunicazione, era difficile lavorare così. Questo ha penalizzato fortemente il Parma. Spero che quest'anno il Parma trovi una guida che abbia carisma e leadership. L'allenatore (Pecchia, ndr) mi piace, penso che sia adatto per le idee di Krause: può far bene se supportato dalla società e da una campagna acquisti differente da quella dell'anno scorso. L'anno scorso Ribalta poteva essere la persona adatta, ma doveva essere affiancato da un direttore generale alla Marotta: non solo amministrativo ma anche sportivo. Secondo me non era pronto per un ruolo così".

Ti aspettavi l'addio di Ribalta?
"Sinceramente non mi aspettavo niente, però secondo me anche lui ha vissuto un anno difficile: se si è dimesso, lo ha fatto un motivo. Penso sia stata una scelta ponderata".

Quanto è difficile trovare un collante tra presidente e dirigenza?
"L'identikit della persona giusta credo possa essere un Daniele Faggiano che parla inglese (ride, ndr): insomma, qualcuno che, tramite il buon senso, riesca a coniugare le due cose. Se andiamo a vedere, quasi tutte le proprietà straniere hanno avuto dei problemi in Italia: da noi è tutto diverso, c'è una competizione altissima, quando perdi la categoria hai un danno di 50-60 milioni. Non è facile, bisogna avere esperienza e l'umiltà di calarsi in una parte totalmente diversa da quella statunitense. Mi aspetto difficoltà nei prossimi anni anche da Atalanta e Genoa. Se hai la fortuna di trovare un allenatore come può essere stato quest'anno Italiano alla Fiorentina, ti agevola le cose, ma non è semplice trovare un mister che incida così tanto".

Lucarelli è un po' un pesce fuor d'acqua in questo contesto.
"Ho molta stima in lui, è un ragazzo che mi piace, però ha bisogno di un percorso formativo e di essere inserito in un contesto funzionale. Nel tempo può essere un asset importante per il Parma, però in questo momento lo vedo ancora come persona da affiancare a un manager esperto".

Tra i vari giovani, chi terresti e chi manderesti in prestito?
"Dierckx, Balogh e Circati io li terrei nel pacchetto dei difensori, magari come prime alternative: li reputo giocatori di prima fascia. Bonny? A me non convince, soprattutto per ruolo, è un giocatore un po' troppo compassato. Ma spero di sbagliarmi. Magari più avanti potrebbe emergere come mezz'ala se migliora nella fase difensiva, però per ora ho delle riserve su di lui. Io penso che Turk e altri portieri abbiano un futuro molto probabile. Per quanto riguarda Camara, invece, ha avuto tanti infortuni, è cresciuto poco negli ultimi anni dal punto di vista fisico. Poi a me piacciono molto Sits e Marconi: potrebbero diventare attaccanti di prima fascia. E non dimenticherei Vaglica: come terzino sinistro è un top, potrebbe diventare un giocatore di alto livello alla Pezzella".

Sementa e De Rinaldis?
"Sono due giocatori che possono diventare importanti, ma ad oggi non si sono espressi al 100%. A me piacciono molto, però devono migliorare i parametri fisici. Sementa è più offensivo, ha colpi incredibili. De Rinaldis assomiglia molto a Barella per stile di gioco, mentre Sementa è più estroso, negli ultimi venti metri ti fa male".

Hai più sentito Faggiano?
"Sì, con lui ci sentiamo. Mi è dispiaciuto sia andato via dal Parma, penso abbia fatto tantissimo. E' un ragazzo con delle intuizioni incredibili e con una capacità di relazionarsi con gli altri fuori dal comune. A lui piacerebbe rientrare, però penso che Krause in questo momento cerchi un manager diverso. Mi accorgo che spesso si cercano delle skills che non sono poi così importanti, però ormai il trend è questo, perciò adattiamoci e cerchiamo di imparare l'inglese (ride, ndr)".

Cosa ne pensi del possibile arrivo di Bigon?
"Lo conosco bene, ma non mi sembra il profilo che Kyle (Krause, ndr) sta cercando. Credo che Kyle stia cercando un altro tipo di dirigente, non so perché ma ho questa impressione. Tra l'altro se il prescelto fosse stato Bigon, credo che lo avrebbero già presentato".

Quanto ti è dispiaciuto perdere Chaka Traorè l'anno scorso?
"Lui e Camara hanno avuto una storia molto complessa, credo abbiano sofferto tanto. Il Milan gli ha offerto un contratto importante, che noi non potevamo fargli. Mi è dispiaciuto perdere un giocatore così, però, considerando anche quello che ha passato, sono molto contento per lui".

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