Thuram: "Parma è casa mia, al Trofeo del Centenario ci sarò. Qui ho vissuto cinque anni felici" [VIDEO]
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Tornato a Parma per presentare il suo libro "Le stelle nere" e affrontare il tema razzismo, Lilian Thuram ne ha approfittato anche per parlare della sua ex squadra, e rassicurare i tifosi crociati sulla sua presenza al Trofeo del Centenario. Ecco le parole del francese intercettate dai microfoni di Parma Channel.
Come si fa ad educare contro il razzismo?
"Credo che la prima cosa da fare sia riflettere sulle nostre idee, perché ognuno di noi ha dei pregiudizi. Io credo che cominciando a chiedere: 'Che cosa pensi delle persone di colore differente? E delle persone che professano una religione differente dalla tua?', si inizia a pensare e ci si accorge magari di avere delle idee sbagliate, penso che questo sia un inizio importante. A volte si hanno idee sbagliate per ciò che concerne l'uguaglianza, non ci si sente alla pari di altre persone, però bisogna capire che questa situazione è dovuta alla storia. Ad esempio in passato si pensava che gli uomini fossero superiori alle donne, e ci sono tanti uomini che pensano ancora ciò, così come tante persone pensano che i bianchi siano superiori ai neri. Non bisogna avere paura di queste cose, perché, come ho detto, l'apartheid in Sudafrica finisce negli anni Novanta, la segregazione in America finisce nel Sessanta, e questo sistema politico è basata su una gerarchia in cui le persone di colore bianco sono superiori rispetto a quelle di colore nero. Siamo il frutto di questa storia, tant'è che ancora oggi le persone di colore bianco sono viste in maniera più positiva. In Guadalupa, dove sono nato io, era la stessa cosa: quando era giovane a mia madre veniva detto che era meglio sposare una persona di colore chiaro per avere un bambino 'bianco', perché un bambino 'nero' aveva più possibilità di riuscire nella sua vita. Siamo ancora dentro questo mondo. Io credo che quando ci siano manifestazioni di razzismo negli stadi, significa che anche nella società accada la stessa cosa, perchè non è che il calcio è un mondo a parte, il calcio fa parte della società e purtroppo siamo in un mondo in cui ci sono ancora delle gerarchie e dobbiamo educare la gente parlando di questo per uscire da una ripetizione culturale del genere".
Tu hai citato proprio l'esempio calcio: ci sono stati il caso Balotelli e i cori contro i tifosi napoletani proprio di recente. Tu come vedi questi episodi?
"Sono manifestazioni di razzismo. La cosa che mi sembra più pericolosa è che ci siano allenatori e giocatori che dicono che non si tratta di razzismo, bensì di modi per disturbare l'avversario. Bé, ci sono tanti modi per disturbare l'avversario (ride, ndr) però quando si imita il verso della scimmia o si fanno delle riflessioni sul colore della pelle, questo si chiama razzismo".
Qual è la soluzione? Chiudere gli stadi?
"Chiudere gli stadi no, perché la maggior parte dei tifosi non è razzista, però secondo me il giorno in cui i giornalisti non andranno a chiedere a Boateng o a Thuram o a Balotelli che cosa bisogna fare, sarà un passo in avanti, perché non è a loro che bisogna porre domande, bensì ai giocatori che non sono colpiti dal razzismo. Io credo che siano proprio loro che debbano cambiare le cose. Non capisco, è strano che non facciano niente e rimangano sul campo, così facendo sembra che accettino la situazione... Il giorno in cui questi giocatori decidono di non giocare e vanno via dal campo, vedrai che cambieranno tante cose".
Come ti è sembrato tornare a Parma? Come giudichi la squadra attuale, se la segui?
"Tornare a Parma per me è sempre un piacere, perché torno a casa. Le strade e le persone che vedo mi ricordano gli anni più felici della mia vita, perché ho avuto i miei due figli qui. Tra l'altro credo di essere diventato quasi un vero giocatore quando sono arrivato a Parma. E' sempre una gioia essere qui, in Emilia ho vissuto un periodo fantastico della mia vita".
Il Parma con Cassano dove può arrivare?
"Questo non lo so , perché, devo dire la verità, non seguo le partite, guardo semplicemente la classifica delle squadre in cui ho giocato, e quindi Monaco, Juventus, Parma e Barcellona, sono legato a tutti questi posti. Però quando parlo del Parma non penso prima alla squadra, penso ai ricordi che ho qua, ai miei figli nati a Parma, ai miei amici Roberto, Mirella e Marco, che mi parlano dei miei figli, dell'epoca del Parma e questo mi fa molto piacere".
Ci sarai il 13 ottobre per il Trofeo del Centenario?
"Sì, farò di tutto per essere qui. Mi hanno chiamato, ci sarò".
Sei in forma?
"In forma di che cosa (ride, ndr)? Non lo so se sono pronto a giocare. Mi diverto qualche volta con i miei figli, però non è che mi alleno. Gioco dietro, basta avere due-tre giocatori vicino e non faccio niente, come peraltro facevo prima (ride, ndr)".
Mica tanto. Il tuo ricordo più bello del Parma Calcio?
"Ricordo sicuramente la vittoria di Mosca in Coppa Uefa, però la gioia che mi rimane dei cinque anni qua è che dopo le partite andavo a piedi a casa, perché abitavo vicino allo stadio, andavo al campo a volte con la bici. Credo che alla fine siano queste le cose che mi resteranno di più, perché comunque approdare in una squadra e vincere non è mai stata la cosa più importante per me, si può vincere e non essere felice di dove si è... La cosa che mi rimane è quella di aver vissuto cinque anni di grande felicità".
Ti aspettiamo domenica prossima in bici al Tardini:
"In?".
In bici al Tardini...
"Eh, guarda, adesso abito a Parigi, in bici fino a qua da Parigi è pericoloso, arriverei troppo tardi per la partita".