Dopo la pioggia c'è l'arcobaleno: Bernabé si riprende il Tardini con una magia da standing ovation
Passata la tempesta è arrivato l'arcobaleno. O meglio, in questo caso Adrian Bernabé se lo è disegnato da solo. Dopo i tanti discorsi delle ultime settimane, allo spagnolo è bastato rispolverare la bacchetta per riconquistare il pubblico del Tardini. Il sinistro del diez ha fatto la magia, riaprendo la gara contro il Milan con una traiettoria poetica e scacciando tutte le polemiche dopo una settimana sicuramente carica di emozioni e sensazioni. Anzi, allargando il campo possiamo dire che gli ultimi mesi sono stati particolari per l'ex City. L'avvio di stagione non esaltante lo ha messo per la prima volta nella scomoda posizione dell'essere oggetto di qualche critica. Una situazione abbastanza usuale per un calciatore ma non per Bernabé, che fin dai primi minuti in maglia crociata ha stregato la piazza a suon di colpi da maestro. Possiamo dire infatti che in questi ultimi anni è stato senza dubbio uno dei giocatori più amati dalla tifoseria e il rapporto tra le parti è sempre stato idilliaco.
In questi primi mesi però, con un Parma in difficoltà, anche Bernabé è finito nel mirino di una piazza sfiduciata. Dopo una stagione davvero sfortunata causa infortuni, l'aspettativa è che questa sia l'annata della sua consacrazione in Serie A, da vero leader tecnico di un gruppo a caccia di certezze. Per questo motivo le prestazioni non eccelse di questo avvio si sono scontrate con le altissime pretese sul suo rendimento. Cuesta ha provato prima a difenderlo dalle critiche, poi a cucirgli un nuovo ruolo congeniale al momento della squadra. Il suo nervosismo però è cresciuto, le critiche sui giornali e sui social (dove spesso il reale sentore della piazza viene distorto) hanno sicuramente amplificato la frustrazione derivante da prestazioni non all'altezza delle aspettative. Così il momento no si è palesato definitivamente con la sostituzione di Roma, dove lascia il campo con un broncio di disappunto.
In questo clima di tempesta, Bernabé arriva alla gara contro il Bologna con qualche tossina di troppo addosso. Una situazione come detto non così comune per lui, più abituato ad essere incensato che criticato. Passano soli pochi secondi e lo spagnolo ha sul suo destro la prima occasione della partita: diagonale preciso e 1-0 Parma. Qui l'ex City si scrolla di dosso tutte le pressioni di queste settimane e si lascia andare ad un'esultanza un po' polemica: mano all'orecchio sotto la Curva Nord e gesto a mimare qualche chiacchiera di troppo. Un gol liberatorio, che sblocca il catalano, seguito da un gesto evitabile e discutibile, che storicamente non viene digerito di buon grado dai tifosi. Anche in questo caso infatti, la rete era già il modo perfetto per zittire le critiche e bisognava fermarsi a questo, ma preso dalla foga e dall'entusiasmo del momento Bernabé ha voluto liberarsi completamente, togliendosi tutti i sassolini dalla scarpa.
Questa esultanza non viene gradita da tutti, ma passa piuttosto in sordina, oscurata dalle difficoltà della squadra. Si arriva così a sabato sera, nella prestigiosa cornice di un Parma-Milan da oltre 22mila spettatori: la squadra di Cuesta è sotto 2-0 dopo una mezz'ora da incubo, ma appena prima dell'intervallo Britschgi sradica un pallone ad Estupinan e serve Bernabé. Il diez alza lo sguardo, prende la mira e fa partire l'arcobaleno che si insacca sotto l'incrocio dei pali. La pioggia è passata, l'arcobaleno ha cancellato tutto. Difatti, quando all'81' Cuesta richiama l'ex City in panchina, il Tardini si alza in piedi: standing ovation, a confermare la totale simbiosi tra il pubblico e il catalano. A fine partita, il pensiero di Bernabé sui social è: "Noi siamo il Parma". Tutte le nuvole sono state allontanate, ora c'è una salvezza da conquistare e lui deve esser protagonista. Riguardando a questi mesi e a quell'esultanza, a mente fredda sicuramente potrà trarre qualche insegnamento: le sue magie in campo sono il linguaggio migliore in assoluto per esprimersi.


