De Lucia ricorda: "Sono cresciuto in un Parma stellare. Buffon era già un supereroe"

In una lunga intervista ai microfoni di Numero Diez, l'ex portiere del Parma Alfonso De Lucia ha ripercorso la sua intera carriera, i cui capitoli più belli sono legati agli esordi con gli emiliani: "Giocavo a Nola quando era ancora in Serie C, poi fallì e fui acquistato dal Napoli. Era l’epoca di Ferlaino, dal 96-97 fino al 99. Partimmo per Parma io e Paolo Cannavaro. Era il 30 ottobre del 99. Nacque così la mia carriera. Il 30 marzo 2002 ci fu il mio esordio contro il Milan. Finì 3-1, ma il risultato fu la minor cosa. Sicuramente uno dei giorni più belli della mia vita. Esordire contro Pirlo ed Inzaghi fu pazzesco".
Da Napoli a Parma:
Cresci come uomo, persona. Passare a 14 anni da Napoli a Parma non fu una cosa semplice. Era un mercoledì, stavo andando a scuola quando mia mamma mi dice che c’è qualcuno al telefono: era Fedele, il mio futuro procuratore che mi dice di preparare le valigie. Sarei andato a Parma il giorno dopo. Vai al nord, tutto estremamente diverso. Le strutture a Napoli erano pessime, coi campi in terra battuta, centro semi abbandonato. Parma appena costruito, organizzazione diversa. Se vuoi fare qualcosa di importante c’è bisogno prima di tutto delle strutture”.
Salernitana, differenza tra B e D:
"Differenza abissale. Soprattutto a livello strutturale ed organizzativo. Posso paragonarti la Salernitana al Nola ed il Parma al Real Madrid. Come attaccamento alla maglia però, i tifosi di Salerno sono pazzeschi. Sono davvero contento che il presidente Iervolino stia facendo qualcosa di veramente importante per la piazza, lo merita".
Quel rigore a Maccarone...
"Io e Max siamo amici, abbiamo anche giocato a Parma assieme. Quel giorno prima della partita ci fu una festa per le sue 100 presenze con la maglia del Siena. Quando ci fu il calcio di rigore ero sicuro di pararglielo, tant’è che glielo sussurrai all’orecchio. Detto fatto. Glielo parai e la partita finì 0-0".
Su Buffon:
"Quando andai al Parma, lui era ancora lì. Mi aggregavo alla prima squadra e giocavo con lui. Gigi è sempre stato un campione, specialmente fuori dal campo. Sai, l’emozione quando ti accingi ad allenarti con campioni del calibro di Thuram, Cannavaro, Veron, Chiesa. Lui era il punto di riferimento. Se succedeva qualcosa eri pronto ad andare da lui. A soli 22 anni, ti dava la pacca sulla spalla, ti prendeva sotto braccia. Gigi era un supereroe, una persona completa, fantastica. Ci sentiamo ancora a distanza di anni".
Sull'Europa:
"Ho avuto modo di giocare la Coppa UEFA, l’attuale Europa League. In Italia è screditata, all’estero è vista come qualcosa di pazzesco. Stadi pieni, tifo assordanti. Vivere queste partite è pazzesco. Ho giocato in Russia, Kazan, Lens... Erano gli anni d’oro del Parma. Ho viaggiato tantissimo, ricordo anche la Supercoppa persa contro la Juve a Tripoli. Per il calciatore è fondamentale come crescita".
L'allenatore che ti ha dato di più?
"Umanamente parlando, Davide Nicola. Ho avuto la fortuna di conoscerlo a Livorno, è una persona davvero eccezionale soprattutto fuori dal campo. Non meritava ciò che gli è successo, ma a volta la vita si accanisce, nessuno mai dovrebbe vedere un figlio morire. Ti dico che però il mister ha superato anche questo momento con tanta forza. È una persona che merita tantissimo, è tatticamente preparatissimo. Gli auguro solo il meglio".
Col senno di poi avresti cambiato qualche scelta?
"Sicuramente. Avrei potuto fare qualcosina in più, ma non mi lamento. Già essere arrivato è una cosa pazzesca, assurda. Col senno di poi potevo fare di meglio, nel calcio una piccola scelta può cambiare tutto. Ricordo che era tutto fatto per il mio ritorno a Napoli, lo scambio con Gennaro Iezzo. Per qualche motivo non si perfezionò. A volte non sei nemmeno tu a decidere".