Inter, Bonny: "Arrivare presto in Italia è stato difficile ma a Parma ho trascorso anni stupendi"

Sulla Gazzetta dello Sport, quest'oggi è presente un'intervista esclusiva all'ex giocatore del Parma Ange-Yoan Bonny. Queste le dichiarazioni: "Ci siamo preparati come si deve. Le amichevoli mi sono servite per iniziare a capire come la squadra giochi, in cosa io possa essere più utile e che cosa i compagni si aspettino da me. Gran parte del gruppo si conosceva da anni, ma anche noi nuovi ci stiamo adattando bene: la preparazione è stata dura, ma le gambe iniziano a girare...".
Allora è vero che avete faticato così tanto?
"Sì, è stata bella tosta:l’intensitàdegli allenamenti è la cosa che mi ha colpito di più, ma è necessaria. Ti accorgi che stai mettendo benzina nel serbatoio e che ti servirà dopo.Visti gli obiettivi davanti, una squadra come l’Inter deve essere pronta a giocare tante partite e non lascia indietro niente"..
Come valuta questo primo mese nerazzurro?
"È stato di adattamento, scoperta, anche fatica, ma tutto davvero bello. Sono arrivato in un mondo completamente nuovo, ma i compagni mi hanno accolto come fossi un loro... fratellino. Dovrei elencarli tutti perché, insieme, fanno sentire un atmosfera quasi familiare".
Il capofamiglia è Chivu: contento di ritrovarlo?
"Il rapporto con lui non è cambiato, è lo stesso mister di Parma, a un livello più alto, ma con uguali qualità. È diretto, esigente, onesto. Sono molto contento di averlo incrociato al momento giusto della carriera: gli devo tantissimo, se sono qua è anche merito suo. Ora sono molto carico e cercherò di prendere il mio spazio perché questo è solo l’inizio. Ma questo inizio mi piace...".
È vero che ha rifiutato altre big per l’Inter?
"Diverse squadre mi volevano ma non ho avuto dubbi: quando l’Inter ti cerca, non ci pensi due volte.Questa squadra era ciò che chiedevo, qui volevo vivere il mio sogno da bambino. Appena firmato, ho messo sui social una foto fatta da piccolo in nerazzurro: era destino... Quella era la prima maglia da calcio comprata da mamma a sei anni, ci sono legato per la vita. E poi questo è un club molto francese, visti i campioni che ha avuto".
A proposito di francesi, quel 14 che indossa è una citazione di Henry?
"No, è che il 13 era occupato e ho slittato di uno. Il 13 è il numero che ho sempre avuto perché tutta, dico tutta, la mia famiglia è nata quel giorno: padre, madre, fratello, sorella...".
Sente il peso di essere stato pagato 23 milioni con un solo vero anno di A alle spalle?
"Sono solo numeri, non devono pesare. Non è il mio lavoro pensare al prezzo,ma sudare perché ho tantissimo da migliorare. In tutto, ma in due cose in particolare: la freddezza sotto porta, perché devo segnare di più, e anche il gioco aereo".
Con Thuram e Lautaro in squadra, gli insegnanti non mancano.
"Li studio, cerco di capire le sfumature, il modo in cui si muovono, con o senza palla, lo faccio per provare un giorno ad avvicinarmi al loro livello: adesso sono molto lontano. Sia Lautaro che Thuram mi hanno detto due semplici cose, da fratelli maggiori: la prima, “divertiti”. La seconda, “cerca sempre la porta”, perché siamo attaccanti e veniamo valutati anche sui gol che facciamo".
Le piace essere chiamato il “nuovo Thuram”?
"Certo, ma mi sa solo per la somiglianza fisica...".
In un attacco così, dove preferirebbe giocare?
"Qui tutti possiamo giocare con tutti.Perfino tutti insieme, perché no? A me piace fare la seconda punta e posso fare anche il centravanti, se servisse. Ma mi trovo bene anche partendo da dietro. Il fatto di aver fatto per anni il centrocampista nelle giovanili mi aiuta a leggere le situazioni sulla trequarti e a capire i movimenti degli altri".
Sente un affetto speciale dei tifosi per lei e Pio?
"Sento attenzione e amore, l’ho notato nelle amichevoli e ora aspetto solo l’urlo a San Siro.Tra me e Pio c’è stato feeling immediato e non solo perché siamo giovani, ma perché ci somigliamo. Anche lui è educato, ha idee chiare, piedi per terra e non si monta la testa. Avevamo giocato contro in U21 e già allora mi aveva impressionato: ha una forza fisica incredibile, si può dire che è una bestia?".
Anche lei, però, è cresciuto in fretta a Parma...
"Sono arrivato a 17 anni, da solo. All’inizio non è stato facile in un Paese nuovo e con una lingua diversa, però a Parma ho trascorso anni stupendi".
Cosa le rimane del judo praticato da bambino?
"Tutto serve per costruire una mentalità e un fisico. Mia mamma mi aveva iscritto a judo un po’ a caso, ma ho tanti bei ricordi, anche se alla fine non bastava a stancarmi: per me il tatami era troppo piccolo e preferivo correre in campo. Amo tanti altri sport, dal basket al padel, poi a ping pong sono forte, anche se qui non ho sfidato nessuno".
Che ragazzo è Ange-Yoan fuori dal campo?
"Un 21enne normale, a cui piace stare in famiglia, uscire con gli amici, giocare alla play e vedere qualche bella serie: l’ultima si chiama “Mobland”. Sono molto religioso e, per questo, mi impegno ad essere rispettoso con tutti: fare i calciatori non ci rende superiori... Mia madre mi ha fatto appassionare alla musica, al soul e al jazz. Prima di entrare in campo ascolto la stessa canzone, “Everything in its right place” dei Radiohead".
Gusti sorprendenti anche in Italia?
"Sì, Ornella Vanoni, la mia preferita. La prima volta che l’ho ascoltata a casa del mio procuratore mi ha colpito quella voce, era così francese...".
Ma lo sa che la Vanoni è milanista?
"Che importa, quando ascolto “L’appuntamento” sento qualcosa di magico. È come segnare un gol".
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