Addio mecenati e spazio ad un calcio competitivo ma sostenibile. Barilla & C. strizzano l'occhio alla Germania

01.07.2015 22:35 di  Vito Aulenti  Twitter:    vedi letture
Alberto Benaglia/ParmaLive.com
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Non ci sono più i presidenti di una volta. Se ne è accorto il calcio italiano, sempre più in declino sia dal punto di vista economico che dei valori, tecnici e umani (Juventus a parte), ma se ne è accorta soprattutto Parma, reduce da due fallimenti nel giro di dieci anni, l'ultimo dei quali a dir poco sanguinoso. Per provare a spazzare via il marciume esistente e tentare di attuare un calcio competitivo ma sostenibile, Parma Calcio 1913, società appena venuta alla luce che si gioca la proprietà del club emiliano con i Corrado, ha in testa un'idea che spiazza, disorienta, ma che allo stesso tempo affascina parecchio, sia tifosi che addetti ai lavori. Hanno provato a spiegarla quest'oggi in conferenza i vari Barilla, Carra e Scala, ma soprattutto Marco Ferrari, vero deus ex machina dell'operazione, il quale è riuscito nell'impresa di mettere assieme i più importanti imprenditori di Parma per cercare di ridare alla società gialloblù il futuro che merita.

"Per noi il fallimento del Parma è il fallimento di un modello: quello del mecenate che assume sulle sue spalle l'onere di una squadra. Questo modello andava bene per i Moratti, gli Agnelli, i Berlusconi. Ma oggi non ci sono persone con solidità sufficiente per gestire baracconi del genere. Per ripartire, ci siamo ispirati a quello che è successo in Germania con la multiproprietà". Queste le parole pronunciate poco fa al Tardini dal sopraccitato Ferrari, il quale ha in mente un progetto rivoluzionario per il calcio italiano, ma soprattutto per il Parma, società fatta a pezzi da Tanzi prima e Ghirardi poi, e che ora finalmente torna a vedere la luce. Addio ai padri padroni che spendono e spandono per poi portare alla rovina se stessi e il club: è giunto il momento di cambiare le cose e guardare alla Germania (nazione modello sotto più punti di vista, calcio compreso), che non a caso negli ultimi anni si è tolta grandissime soddisfazioni, sia a livello di Nazionale che di squadre di club.

Per dirla alla Nevio Scala, il nuovo Parma (FIGC permettendo) sarà una "casa di vetro": non ci sarà più una netta separazione tra società e tifosi, le due parti diventeranno una cosa sola. Come noto, infatti, accanto ad una maggioranza dalle basi solide, anzi, solidissime (la holding "Nuovo Inizio", composta da Barilla, Pizzarotti, Dallara, Del Rio, Gandolfi, Malmesi e dallo stesso Ferrari), ci sarà una quota di minoranza destinata all'azionariato diffuso, la “Parma Partecipazioni Calcistiche”, che al momento vede in campo 200 membri tra tifosi, professionisti e piccoli imprenditori, ma che nel prossimo mese, quando tutte le impellenti scadenze riguardanti affiliazione, garanzie e iscrizione saranno state rispettate, sembra destinata a chiamare in causa numerose altre persone, anche residenti fuori Parma. Trasparenza e controllo, dunque, non mancheranno di certo.

Trasformare i guai del club in opportunità: è questo l'intento di Barilla & C, i cui risultati li vedremo col tempo, ma le cui idee affascinano e non poco. La voglia di vincere e tornare in fretta tra i professionisti è tanta, ma ancora più forte è il desiderio di riabbracciare sostenibilità e un certo tipo di valori, a cui Parma è abituata ma dei quali è stata orfana negli ultimi anni. E non è detto che una cosa escluda l'altra, anzi...