Baraldi: “La salvezza? Un pareggio ad Empoli darebbe la quasi matematica certezza. Sabato non sarà facile”

In una recente intervista rilasciata alla Gazzetta di Parma, Luca Baraldi, ex direttore generale del Parma, nonché gran tifoso della formazione crociata, si è espresso sulla questione salvezza, ma non solo. Di seguito le sue dichiarazioni: “La salvezza? Un pareggio ad Empoli darebbe la quasi matematica certezza, ma i crociati non devono fare calcoli. Sabato non sarà facile, è una di quelle partite nelle quali ad un gruppo giovane come quello del Parma può far tremare le gambe, considerato anche le due successive sfide, quasi proibitive, con Napoli e Atalanta”.
Riguardo alla sconfitta contro il Como e alla reazione dei giocatori:
“I giovani sono fatti così: si esaltano e cavalcano l'onda dell'entusiasmo per un filotto insperato di risultati positivi contro le big, ma poi davanti alle prime difficoltà rischiano di essere sopraffatti dalla tensione negativa. Io dico sempre che ci vuole umiltà. Da dirigente al Parma avevo un Di Vaio ventenne: nella sua testa, Marco, pensava di essere già arrivato. Sacchi lo prese in disparte, gli disse che aveva ancora tanto da imparare e che per questo sarebbe dovuto arrivare al campo un'ora prima degli altri, per lavorare sulla tecnica individuale. Di Vaio seguì il consiglio e tutti gli altri giovani fecero lo stesso. Oggi, con quello che guadagnano, è difficile trovare ragazzi che giocano in serie A e fanno più allenamenti di quelli previsti”.
Su Cristian Chivu ha aggiunto:
“Con lui il Parma ha una sua logica di calcio. All'inizio confesso di essere stato un po' scettico sul suo conto: mi preoccupava la poca esperienza. Sul piano tecnico è bravo, ma è ancora un po' acerbo: sono sicuro che diventerà un grande allenatore”.
Baraldi ha poi ricordato alcuni ex tecnici gialloblu:
“Scala ha fatto la storia del Parma. Prandelli aveva buon senso e seppe creare un forte legame tra squadra e territorio. Carmignani era preparato e saggio. Sacchi aveva una naturale spinta al cambiamento, lo si era visto già ai tempi di Ceresini. Da noi sposò subito l'idea di valorizzare giovani, che io avevo mutuato dall'Ajax, dopo aver visionato quel modello. Prendemmo Zamagna, uno dei migliori talent scout d'Europa. Se lavori con i giovani non puoi sbagliare l'allenatore: servono tecnici che siano anche maestri perché i ragazzi hanno talento e motivazioni da vendere, ma devono essere messi nelle condizioni di imparare. Con questo metodo, a Parma, in due anni vincemmo lo scudetto Allievi. E tanti di quei ragazzi, poi, andarono in A”.
Riguardo all’attuale presidenza:
“Sta facendo molteplici sforzi per assicurare un futuro roseo al Parma, ma nel calcio oltre agli investimenti economici serve anche altro, primo tra tutti creare una struttura societaria solida. Io ho avuto la fortuna di vincere tanto: nel ciclismo un campionato del mondo, una Milano-Sanremo, una Parigi-Roubaix, mentre nel basket con la Virtus Bologna dalla A2 siamo arrivati in pochi anni ai vertici dell'Eurolega, spendendo un terzo rispetto agli altri top club. Successi ottenuti proprio perché c'era anche un team affiatato e affidabile che lavorava dietro le quinte. Circondarsi di dirigenti preparati è fondamentale”.
Sull’operato di Cherubini:
“Lui conosce il calcio italiano e le sue dinamiche, profondamente diverse di quelli di altri paesi, Francia o Inghilterra. Da noi il calcio è un movimento popolare: se la tua squadra del cuore perde, ci stai male tutta la settimana”.