Paura ed errori: allarme rosso Parma

20.10.2014 01:13 di  Marco Rizzo  Twitter:    vedi letture
Paura ed errori: allarme rosso Parma
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© foto di Luca Gambuti/Image Sport

Non c’è fine al peggio, si dice. Questo proverbio popolare sarà certamente verità, però fare peggio di ciò che sta combinando la squadra di Donadoni è impresa rara. Ancora tre punti in classifica e fanalino di coda della massima serie. La squadra gialloblu, poi, è uscita con le ossa rotte dalla trasferta di Bergamo ed i continui e numerosi segnali di preavviso suonano ormai troppo forti: è scattato l’allarme rosso.

La vittoria bergamasca è giunta su un ulteriore infortunio dell’estremo difensore gialloblu sullo scadere, in un match che sembrava destinato a terminare a rete bianche premiando la retroguardia crociata che aveva retto l’urto bergamasco. Per quanto riguarda il numero ottantatre del Parma, criticare a spada tratta può essere nefasto ma i continui segnali non possono essere ignorati. Non si discute il valore assoluto del calciatore e, a tal proposito, si può concordare con le parole rilasciate con l’agente del portiere campano in settimana, ma accomodarsi in panchina potrebbe essere la momentanea soluzione. Per chi non lo ricordasse, è un qualcosa già accaduto anni fa. Nella prima fase dell’era Donadoni, l’estremo difensore crociato si accomodò in panchina per qualche turno in un momento difficile lasciando il posto all’esperto Pavarini (in molti ricorderanno la sontuosa prestazione contro la Juventus al Tardini). La differenza, attualmente, risiede nella prontezza o meno del secondo Iacobucci. Per il resto, però, sono stati compiuti altri errori. Il 3-5-2 ha portato evidenti miglioramenti in fase difensiva con buone prestazioni dei singoli interpreti del pacchetto arretrato, ma la fase offensiva è stata sterile (per esprimersi con un complimento). Gli esterni hanno agito in maniera anonima: Gobbi è stato arido ed in difficoltà su D’Alessandro a sinistra, mentre sul versante opposto Ristovsky è apparso timido e Ghezzal, tralasciando l’impegno, macchinoso e non ad agio in un ruolo a lui completamente estraneo. Nota di demerito anche per Peter Pan: la sua presenza deve essere viva e costante in questo momento di profonda crisi e non può permettersi di sparire dal gioco, apparendo ad ampi tratti estraneo alla causa. In queste situazioni non esiste legge che imponga di tenerlo in campo e probabilmente era l’occasione giusta per vedere Belfodil all’opera nel ruolo di attaccante. Donadoni, però, non è apparso coraggioso ed ha gestito i cambi forse in maniera troppo prudente. Ha provato ad invertire la rotta con Ghezzal fluidificante (il campo ha parlato su questa soluzione) e non ha osato altra mossa per cambiare l’inerzia del match. Il confronto con Colantuono (Bianchi, Baselli e Boakye in) è stato ampiamente perduto.

La crisi, allora, è servita. Buttare giù ogni singolo pezzo del castello costruito non è certamente la soluzione. La guida tecnica attualmente in panchina è un’arma più, così come il numero novantanove crociata ed altri talenti della rosa crociata (i vari Lodi e Belfodil in primis). Le difficoltà interne (e non) sono evidenti, ma il panico non è la soluzione maestra. Tirar su le maniche e lavorare nel nobile anonimato è la strada da percorrere. Le critiche vanno ribattute col lavoro, le urla con i risultati. Lo scorso anno, alla vigilia di ogni singola partita, l’allenatore gialloblu invogliava i suoi ad avere fame per scalare ogni singolo gradino e fare il salto di qualità. Quei tempi, ormai, sono andati. E’ giunto il tempo di scendere dal piedistallo costruito e ricominciare a scalare il primo gradino: affrontare le difficoltà e superare sé stessi. Fermarsi ancora di fronte ad errori ed infortuni è un’alternativa troppo pericolosa.