Corriere dello Sport - Melli: "Così Ghirardi ha sfasciato il Parma"

26.02.2015 08:16 di  Riccardo Zucchi  Twitter:    vedi letture
Corriere dello Sport - Melli: "Così Ghirardi ha sfasciato il Parma"
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca

In una lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport in edicola oggi Alessandro Melli ha provato a spiegare la situazione attuale in casa Parma e soprattutto come si è arrivati a questo punto che sembra di non ritorno. 

Come siamo arrivati a questo punto? Quando si è accorto che qualcosa non andava? 
"Qualche anno fa. Ghirardi mi chiese di prestargli centomila euro per pagare un premio che aveva promesso alla squadra. Ci ha messo tre anni a ridarmeli, e senza neanche un grazie". 

Perché glieli ha prestati? 
"Perché era una persona che mi piaceva. Lo stimavo, mi fidavo di lui". 

Ma come mai glieli aveva chiesti? Le disse che non li aveva? 
"Tirò fuori la storia della liquidità. Al Parma nessuno ha mai detto: non ci sono soldi. Si è sempre parlato di un problema di liquidità. Io nella mia ignoranza non ho mai capito: Ghirardi e Leonardi dicevano di fatturare 70-80 milioni eppure in cassa non c’erano neanche 50 euro per fare benzina al furgone dei magazzinieri. E’ una storia che è cominciata nell’anno di Colomba, il 2011. Ci hanno tolto le carte carburante e dovevamo anticipare noi i soldi per la benzina. Ma farsi rimborsare diventava sempre più complicato". 

Chi anticipava i soldi? 
"I dipendenti. Io, il segretario, i magazzinieri, gli osservatori. Chi c’era". 

Altri segnali? 
"Tutte le volte che c’era una scadenza, arrivava il rinvio. Dovevano pagare i giocatori? Li chiamavano in sede e gli chiedevano di spalmare il contratto: avrebbero preso meno ma per un anno o due in più. Così la corda si allungava. Ma prima o poi qualcuno si sarebbe impiccato". 

Perché nessuno parlava? 
"I fornitori all’inizio non volevano perdere un cliente di prestigio. I dipendenti speravano sempre che la difficoltà passasse. Speravamo di uscirne, e portavamo pazienza. Io discutevo, litigavo, ma ottenevo poco o niente. Avrei potuto fare causa, ma Melli che fa causa al Parma non mi piaceva".

Intanto all’esterno era tutto uno splendore. L’anno del Centenario è stato incredibile. 
"
Leonardi voleva che fosse ricordato come l’anno più bello della storia del Parma, e non ha badato a spese. Un disastro epocale". 

Con noi Ghirardi ha sempre negato di avere problemi di soldi. 
"Anche con noi, sempre, in pubblico come in privato. Diceva che c’erano problemi di liquidità, ma la società era solida, stabile. In realtà rispettavano soltanto quelli che chiamavano «pagamenti obbligatori», cioè gli stipendi ai tesserati e quelli dei dipendenti a tempo indeterminato, perché hanno dietro sindacati forti. Sbandieravano gli investimenti, il nuovo centro di Collecchio. Il ristorante, con lo chef stellato e 150-200 coperti al giorno, senza una sola entrata. Come poteva durare?". 

Da quanto tempo non prende lo stipendio?  
"Ho preso luglio, solo il netto, come Donadoni e la squadra. Mia moglie (che lavora nell’ufficio legale del club, ndr) non viene pagata da dicembre 2013".

Da quanto tempo sapeva che sarebbe andata a finire così?
"Da Ostuni, il preritiro dell’anno scorso. Vedevo che ogni giorno il Parma comprava sette, otto, dieci giocatori, e quasi tutti di scarso valore tecnico. C’era qualcosa di strano, che non riuscivo a capire. In quel momento ho capito che non c’era via d’uscita. E ho smesso di riconoscere Ghirardi e Leonardi come miei dirigenti".

Quindi sapevate che il Parma aveva più di 240 tesserati? 
"Bastava fare un po’ di conti. Tutto il mercato si era trasferito a Collecchio, erano tutti a mangiare nel famoso ristorante a spese del Parma, tutti i giorni. Le altre società non facevano così, nessuna. E sai cosa diceva mio nonno? Quando sei da solo, o sei il più furbo o sei il più coglione". 

Non erano i più furbi?
"A noi non mancava niente: tutto extralusso, alberghi a cinque stelle, due charter. Una gestione folle". 

In quest’ultimo periodo come si è comportata la squadra? 
"Dal 15 novembre il calcio a Parma è finito. Da quando Ghirardi è venuto a dirci che non avrebbe speso più un soldo per la società, non si è più parlato di calcio. E’ sparito tutto. Si andava avanti per inerzia, senza sapere dove. Non c’era più una logica, la squadra andava in campo ma la testa non era lì. Tutta la settimana la passavi ad occuparti di altri problemi, e la domenica eri cotto. Non si può vincere una partita in quelle condizioni". 

E’ vero che qualcuno di voi è andato a pagare clienti e fornitori di tasca propria? 
"So che Donadoni ogni tanto qualche buco l’ha tappato. Mille euro lì, cinquecento là".  

Da quanto tempo non vede Ghirardi? 
"Da Parma-Lazio, quando ci presentò Giordano. Poi se n’è andato senza neanche salutare i suoi dipendenti, nè i giocatori. Ha dato solo frettolosamente la mano a Lucarelli, poi è sparito, è scappato". 

E Leonardi? 
"Prima era sparito, dicevano che stava male. Poi è tornato con Manenti, ed è sparito di nuovo".

Come si augura che finisca questa storia per loro? 
"Spero che paghino le persone che hanno lavorato per loro, il resto non mi interessa. Se fossi nella famiglia Ghirardi mi metterei una mano sul cuore pensando alle centinaia di persone che si sono rovinate, e non sanno come pagare il mutuo, o l’affitto. I calciatori sono il meno, loro si salveranno".

E per il Parma che cosa si augura? 
"Che qualcuno possa saldare il debito sportivo e salvare il titolo in Serie B". 

Lavorerà ancora per il Parma? 
"Vorrei lavorare nel Parma con persone che sappiano seguire poche regole basilari. Rispettare i tifosi, pagare dipendenti, collaboratori, fornitori, giocatori e staff. Rispettare una città che ha classe, eleganza, stile e civiltà. E forse qualcuno se n’è approfittato. E infine rispettare la storia centenaria di questa società. Se fai tutto questo, poi puoi anche sbagliare. Non importa".

Che cosa succederà adesso? 
"Io credo che non possa saperlo nessuno. E’ successa una cosa talmente unica... Spero soltanto che i creditori possano essere soddisfatti almeno in parte, che si possa salvare il titolo sportivo e che ci possiamo riprendere la dignità che ci hanno tolto. Mi dispiace aver detto quello che ho detto, forse non era neanche il momento giusto. Ma erano due anni che mi tenevo dentro tutto e non ce la facevo più".