Tra critiche e perplessità iniziali, la vision di Krause sta dando i suoi frutti. Ora, per diventare grandi, bisognerà resistere alle lusinghe dei top club verso i pezzi pregiati della casa

28.03.2024 13:00 di  Rocco Azzali   vedi letture
Tra critiche e perplessità iniziali, la vision di Krause sta dando i suoi frutti. Ora, per diventare grandi, bisognerà resistere alle lusinghe dei top club verso i pezzi pregiati della casa
© foto di Niccolò Pasta/ParmaLive.com

"Il termine «vision» è utilizzato nella gestione strategica per indicare la proiezione di uno scenario futuro che rispecchia gli ideali, i valori e le aspirazioni di chi fissa gli obiettivi e incentiva all'azione". Questo è il significato che la nota enciclopedia online Wikipedia attribuisce alla parola adoperata per interpretare l'intento e la volontà che sin da subito il presidente Kyle Krause ha deciso di sposare senza lasciarsi condizionare da nulla e nessuno. Nonostante le tante critiche e i mugugni proferiti a gran voce dall'ambiente tutto (stampa e tifosi in primis), il numero uno ducale ha dato prova di avere le spalle larghe dimostrando grande sicurezza nei propri mezzi e consapevolezza della bontà del progetto intrapreso. Dopo quanto espresso dalla squadra da inizio campionato ad oggi - ma già qualcosa si era evinto dalla passata stagione - in molti abbiamo dovuto fare un passo indietro rispetto le perplessità manifestate negli anni precedenti, quando evidentemente la semina piantata dalla gestione a stelle e strisce non era ancora pronta per sfoggiare i propri frutti e, di conseguenza, essere giudicata come prodotto finito.

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Oggi, finalmente, possiamo ammirare una squadra composta da giovani di belle speranze che stanno dominando la Serie B e, settimana dopo settimana, attirano su di loro i riflettori dei grandi club, interessati alle loro prestazioni. Da Alessandro Circati (2003) a Dennis Man (1998), da Adrian Bernabé (2001) a Enrico Delprato (1999), passando per Ange-Yoan Bonny (2003) e Valentin Mihaila (2000), senza dimenticare Adrian Benedyczak (2000), Simon Sohm (2001) e Botond Balogh (2002): tutti giocatori di proprietà del club ducale pronti ad esplodere e a calcare palcoscenici importanti, il cui futuro è roseo davanti a loro e ancora tutto da scrivere. Ecco, a tal proposito, ora - dopo anni di insuccessi e bocconi amari da deglutire - sarebbe mirabile e intrigante che i colori con cui redigere l'avvenire di questi ragazzi fossero il giallo e il blu. Resistere ad offerte sulla carta irrinunciabili per i pezzi migliori dell'organico sarà senz'altro complicato, tanto quanto convincere gli stessi calciatori a continuare il loro percorso in maglia crociata senza ascoltare le sirene proveniente da lidi con maggiore appeal. Ma se il disegno del Parma che verrà continuerà ad essere allettante ed attraente, allora chissà che la squadra da noi tanto amata non possa davvero tornare ai fasti un tempo... Del resto le basi ci sono tutte: un'ossatura della rosa composta da elementi futuribili con una promettente carriera davanti, un tecnico emergente con una chiara idea in testa che sposa appieno la politica della società, un centro sportivo all'avanguardia perfetto per coltivare e far crescere i prodotti del vivaio, una città e un ambiente esemplari, una proprietà forte con una concezione attuale del calcio che ha palesato in più occasioni la propria solidità economica. Insomma, le fondamenta sono state gettate e già più di qualche mattone posato: adesso resta da confermarsi e suffragare quanto di buono fatto sin qui riuscendo a tener testa anche ai club più blasonati.

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