Il terzo capolavoro di D'Aversa, ma gli infortuni rovinano la festa. Apologia del Barillismo, un esempio fuori e dentro il campo

01.10.2018 13:15 di  Simone Lorini  Twitter:    vedi letture
Il terzo capolavoro di D'Aversa, ma gli infortuni rovinano la festa. Apologia del Barillismo, un esempio fuori e dentro il campo

Come altro definire la sofferta vittoria contro l'Empoli se non come il terzo capolavoro stagionale di Roberto D'Aversa? Non mi era affatto piaciuta la rinuncia totale alla lotta avvenuta a Napoli, specie dopo quello che il Parma aveva dimostrato a San Siro contro l'Inter, ma è evidente che questa squadra più di una partita a settimana non può davvero farla. Ci ha provato e ha perso altri tre titolari come Inglese, Dimarco e Gervinho, peraltro senza nemmeno usare gli ultimi due nella sfida al San Paolo! Non ha senso distribuire colpe, non ho davvero la competenza per capire il perché di tutti questi infortuni ma specie nel caso di Grassi e Inglese la situazione è al limite del ridicolo e a Collecchio l'allarme deve suonare fortissimo, perché la salvezza è lontana e avremo bisogno di tutti per raggiungerla. Andarsela a giocare a Genova senza il centravanti titolare, il colpo di mercato e il più grande investimento a centrocampo sarebbe un disastro, una prospettiva che purtroppo è maledettamente concreta. Complimenti dunque a D'Aversa che in queste condizioni ha raccolto 10 punti in 7 gare, perdendo con SPAL, Juventus e Napoli ma con tante attenuanti. 

Non credo di aver esagerato (anzi, qualcuno ha seguito le mie orme stamattina) dando la palma del migliore in campo ad Antonino Barillà: oltre ad una prova della solita sostanza, ma anche pericolosità, il centrocampista ha mostrato di essere in stato di grazia con il dribbling e soprattutto con l'assist (di destro) per lo scatto di Gervinho, diventato implacabile davanti al portiere avversario. L'esempio che l'ex Reggina e Trapani sta dando a compagni e tifosi, sia fuori che dentro il campo, è assolutamente perfetto e mi auguro che tutti in squadra lo capiscano e spingano per imitarlo: mai una parola fuori posto quando era l'ultima delle scelte in panchina, mai un atteggiamento sbruffone ora che è un intoccabile. Che Dio (o chi per lui) lo conservi, visto il discorso fatto prima. E visto che Mancini era allo stadio, io un pensierino sul nostro Nino lo farei seriamente.