Galloppa: "A Parma grandi ricordi, che risate con Lucarelli. Pecchia uomo di grandi valori"

18.06.2022 19:50 di  Niccolò Pasta  Twitter:    vedi letture
Galloppa: "A Parma grandi ricordi, che risate con Lucarelli. Pecchia uomo di grandi valori"
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Ospite del canale YouTube Papirus Ultra, durante la trasmissione Parma Game Pass, l’ex centrocampista del Parma Daniele Galloppa, oggi allenatore degli Allievi della Fiorentina, ha ricordato i suoi anni in Emilia con la maglia gialloblù: “Qualche allenatore a cui mi ispiro? Un po’ tutti. Mi piace avere la palla, condurre il gioco, ma un possesso per far gol e non fine a sé stesso”.

Un po’ le idee di Maresca, prima del cambio con Iachini. Cosa è andato male?
“Credo che bisognasse capire la direzione in cui si stesse andando. Da fuori mi è sembrato si prendesse una strada salvo poi cambiare e prenderne un’altra, e capire dove si sta andando è importante. Poi, dire che un allenatore viene per far giocare bene una squadra non è semplice. Le idee sono belle, ma la cosa fondamentale è come le trasferisci. Si vociferava su Maresca e le sue idee di calcio, ma in qualche partita non ho visto la ricerca, ho visto una squadra che giocava provando a mettere le pezze, da Serie B. Bisogna sempre scegliere le persone giuste e poi dargli tempo, nel calcio non c'è una strada per vincere ma giocare un calcio propositivo può aiutare”.

Quanto tempo ci vuole?
“Ci vuole tempo, ma non poi così tanto. Serve la predisposizione dei calciatori che devono essere pronti ad andare contro al rischio. Se non riescono è difficile proseguire con quelle idee. È diverso rispetto a giocare “speculando” sugli avversari, ci vuole una accettazione della squadra”.

Incidono i calciatori in sede di mercato?
“Incide la scelta degli uomini e il trasferimento delle idee dell’allenatore. A tanti piace giocare bene, poi perdi tre partite e smetti di giocare bene perché ti criticano, ci sono pressioni e provi a fare un calcio più pratico. Se perseveri, invece, alla lunga può andare bene”.

Conosci Pecchia perché ci hai giocato. Che pensi di lui?
“L’ho conosciuto da giocatore ed era una persona di spessore. Mi auguro non sia cambiato, mi ha lasciato un bel ricordo. È curioso, ha interessi, non si limita solo al fatto di aver giocato e cerca altre cose. Le sue squadre hanno fatto abbastanza bene, non ho seguito molto la Cremonese ma mi auguro sia pronto a trasferire le sue idee. Lo ricordo come un uomo di valori, che è importante”.

Ti ricordi il gol con il Catania?
“È stato il mio primo gol di Parma, c’era Guidolin in panchina. Abbiamo fatto 4-5 mesi di alto livello, eravamo terzi a Natale. Venivo da tre anni importanti, mi affacciavo alla nazionale e partire così non era aspettato. Poi ci fu un calo, qualche infortunio, ma me lo ricordo bene”.

Che ricordi di quella prima esperienza?
“Ci ha succhiato il midollo osseo, ma era la forza di Guidolin. È stato bravo, mi ricordo anche nella preparazione alla gara che c’era la giusta tensione, anche quando “volavamo”. Non ci ha mai fatto rilassare, è stato bravissimo”.

Hai incrociato anche Crespo, che non riusciva a segnare. Come la viveva questa cosa?
“La viveva male, era a fine carriera e per un giocatore come lui era dura mentalmente. Ma era positivo, una persona positiva”.

Cosa ti ha lasciato Lucarelli?
“Tante risate, faceva morire dal ridere. Mi ricordo una scena di me e lui con Guidolin, in un pre gara contro il Milan. Il mister ci fa vedere un video di Ronaldinho, in cui ci dice di marcarlo come Luciano Grava del Napoli. Poi parte il video e Ronaldinho fa il tunnel a Grava. Lucarelli guarda Guidolin e gli dice ‘Mister, meno male che dobbiamo marcarlo così!’. Siamo scoppiati a ridere, ho chiesto al mister di stoppare il video perchè stavo morendo dal ridere e lui mi ha fulminato con lo sguardo. Ma il giorno dopo abbiamo fatto una grande partita, vincendo 1-0 con gol di Bojinov in casa”.

La stagione che ricordi con più affetto?
“Ne ricordo due-tre. Quella di Guidolin fu una sorpresa, ho un bel ricordo, poi ricordo quella in cui subentrò Donadoni con le sette vittorie di fila, dove rientravo dal primo crociato e finii molto bene, giocandole tutte e sette per novanta minuti. Peccato finì il campionato perchè eravamo in un momento idilliaco. L’anno della Coppa Uefa è stato bellissimo, un po’ meno per me perché mi sono fatto male. Sono stati anni bellissimi con bei ricordi”.

E di Cassano che ricordi hai?
“Antonio era tosto, l’abbiamo gestito benissimo a livello di gruppo l’anno della Coppa Uefa, cercando di stimolarlo anche alla ricerca della Nazionale, c’erano tante motivazioni e l’abbiamo tenuto a bada. L’anno del fallimento la situazione degenerò e lui buttò tutto in mare e mandò a rotoli tutto, lui per primo”.

Tu sei stato un acquisto di Leonardi. Quando hai capito che le cose non stavano andando bene?
“Ho iniziato a capirlo ad ottobre-novembre di quell’anno, quando il campionato era già iniziato e alla prima scadenza non ci pagarono. Per me era impensabile, eravamo arrivati in Coppa Uefa e avevamo venduti giocatori importanti, non potevo pensare si potesse fallire. In quegli anni facemmo un sacco di cose, che poi non siamo stati a decantarle. Lo zoccolo duro, l’anno in cui lottavamo per la Uefa, decise di spalmarsi l’80% degli stipendi negli anni successivi per permettere al Parma di rientrare nei parametri e conseguire le licenze UEFA. Lo facemmo perchè ci credevamo, non pensavamo potesse finire così. Purtroppo rimanemmo delusi e quando non ci pagarono il primo mese chiamai Leonardi e lo insultai”.

Hai conosciuto Manenti, Kodra, Giordano…
“Stendiamo un velo pietoso. Manenti ci parlava di milioni di euro e non aveva 2 euro per prendersi un caffè alla macchinetta. In una riunione io me ne andai, Donadoni se ne andò dicendo che avevo mancato di rispetto, ma loro erano sei mesi che ci prendevano per il culo. Era una roba improponibile”.

C’eri nella scena del foglio di Manenti con scritto “100 milioni”?
“Certo! Con Gobbi che faceva i controlli incrociati per vedere se era vero o no, una roba assurda”.

Hai pensato di ripartire in D col Parma?
“Non c'è stato il contatto, ma avevo 28 anni e venivo da tre crociati. A Lucarelli è capitato in un periodo diverso, fosse successo anche a me sarei rimasto e avrei tirato come lui, che aveva 34 anni. Era comprensibile che rimanesse e giustamente è diventato una bandiera. Io avevo iniziato a riprendermi, poi ero andato a Modena con Crespo ma dopo tre mesi mi ruppi per la quarta volta il crociato. Le cose andarono male anche lì perché poi la società fallì”.

C'è mai stata la possibilità di ritornare?
“Giravano le voci ma contatti non ce ne sono mai state”.

Lucarelli rischia di essere un caso Totti in società?
“Secondo me finirà così, almeno da quello che respiro. Non mi sembra ci siano altre strade. Non so dove stia la verità, il giusto o lo sbagliato, ma è chiaro che Totti è Roma e trovargli una collocazione in ambito lavorativo non è scontato e per ricoprire un ruolo devi avere qualità anche in quello. Le qualità da calciatore sono indiscusse, se diventi direttore devi saper fare tante cose diverse”.

A Parma ci sono diversi giocatori che si sono infortunati spesso. Che consiglio ti senti di dargli?
“Il primo consiglio è quello che mi diede Francesco Totti, quando ci incontrammo al Tardini. Mi disse di non avere fretta. Dopo il primo crociato ho giocato dopo tre mesi e mezzo, stavo bene ma poi l’ho pagato. Il giocatore che eri prima lo puoi diventare dopo diverso tempo, quindi consiglio di non avere fretta e, nel momento del rientro, che è il più difficile, non abbattersi perché poi ai propri livelli ci si torna. Poi mi sono rotto quattro volte il crociato, non era facile”.

Del Parma che giovani ti sono piaciuti?
“Bernabé sicuramente, tra i più giovani ho sentito parlare di Marconi, ma non ci ho giocato contro perché lui era in Primavera. Mi auguro che da Parma esca qualcosa, ora si parla di calcio italiano in crisi in cui i giovani non crescono. Ci sono tante cose da riformare, me ne rendo conto standoci dentro. Ci sono ventenni che giocano in Primavera, per me è assurdo”.

Che ne pensi della riforma promozione-retrocessione delle Primavere?
“Io vedo più contro che pro nelle retrocessioni e promozioni della Primavera, io vedo Primavere che giocano per far risultato e per me è inammissibile, specie con 17enne, 18enni, e squadre che hanno comprato ventenni per salvarsi, quando giocatori di 20 anni dovrebbero giocare in Europa, non per salvarsi in Primavera”.

Quali giocatori del Parma ti ha rubato l’occhio? Togliendo Vazquez.
“Ovviamente Vazquez lo conosciamo, ma mi era piaciuto Dennis Man, il quinto di sinistra. L’ho visto dal vivo con l’Ascoli, ha un motore da Serie A, ma non mi ha impressionato per le scelte, e la differenza la fai con la scelta nelle giocate. Mi ha dato l’impressione di essere tanto fumo, ma il fumo c’era. Poi nelle scelte non mi è piaciuto. Poi nel calcio ora si sta puntando molto sul fisico, ma la qualità poi fa la differenza. Il calcio non è il fisico ma purtroppo ci si sta puntando molto”.

Un ultimo aneddoto su Parma? O qualche compagno che hai vissuto, tipo Toni Calvo, Ninis…
“Loro sono stati un po’ delle meteore, arrivati e piazzati lì. Aneddoti ne ho molti, con Guidolin era incredibile. Era scaramantico, non poteva vedere il viola, il numero 4… noi lo abbracciavamo da vestiti di viola e lui era disperato”.