Crespo: "Gli inizi a Parma furono difficili. In Emilia sono diventato giocatore completo"

08.04.2020 20:52 di  Giuseppe Emanuele Frisone   vedi letture
Crespo: "Gli inizi a Parma furono difficili. In Emilia sono diventato giocatore completo"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Intervenuto ai microfoni di Sky Sport 24, l'ex attaccante del Parma Hernan Crespo ha parlato di tanti aspetti, sia della situazione generale a livello calcistico ma anche dei suoi tanti ricordi. Di seguito gli estratti più interessanti del suo lungo intervento, e anche le sue parole maggiormente legate al Parma: "Sono qui in Argentina in quarantena, è il momento di pensare agli altri e molto meno a se stessi. Le mie tre figlie sono in Italia, quindi la preoccupazione è tanta ma so che stanno bene. Io sono qui con i miei genitori per star loro vicino, quindi si sta vivendo un po' così. E' dura ma bisogna imparare a convivere con certe cicatrici. Sto allenando il Defensa Y Justicia, sto cercando di fare la gavetta per poi tornare in Europa e magari in Italia: quando segui la tua passione, a volte lo zaino è duro da trascinare. Bisogna sempre lavorare sodo per raggiungere i propri traguardi".

Sei più legato alla Coppa Libertadores con il River Plate o alla Coppa UEFA con il Parma?
"E' difficile da dire. Sono legato moltissimo alla Coppa Libertadores perché è come se Totti a 20 anni avesse vinto la Champions League, facendo due gol. E' questo quello che si prova, ho fatto il settore giovanile lì. L'impatto emotivo è stato più grande rispetto ad altri trofei, ma anche al Parma è stato molto importante perché è stato il mio primo trofeo in Europa".

Ancelotti ha sempre creduto in te dall'inizio:
"Sì, mi ha aiutato tantissimo. Gli inizi a Parma sono stati molto difficili, all'epoca non si fermavano i campionati: magari giocavo a Roma la domenica, mercoledì ero in Bolivia e sabato tornavo a Parma. All'inizio non riuscivo ad ingranare, poi alla fine è andata bene".

Qual è stato il tuo periodo migliore in Italia?
"Io amo l'Italia, dal momento che ho messo piede lì mi sono innamorato. Io sto facendo la mia esperienza qui per tornare in un Paese che mi ha dato tanto. Ho avuto la possibilità a Modena di andare in posti che non avevo mai conosciuto, come Trapani, Avellino, Crotone... e la gente in piedi a salutarmi. L'affetto che mi trasmette il popolo italiano è enorme, ed è reciproco. Scegliere un momento è difficile, perché è stato tutto molto intenso e bellissimo".

Qual è stato il tuo momento migliore della carriera da calciatore?
"Sai, all'Inter, al Milan, alla Lazio ho giocato con tanti campioni. Non dico sia stato più facile, però ho incominciato a giocare in meno metri. Il mio quarto anno a Parma, quando i gialloblu vendettero Veron, Chiesa... ero rimasto un po' da solo, tra virgolette. Avevamo abbassato un po' il baricentro, quindi avevo più spazio. Quell'anno tra campionato e coppe feci qualcosa come ventotto gol, saltando giocatori, facendo tunnel... di tutto. Lì mi sono completato come giocatore, non ero solo un risolutore: dopo, andando in squadre più grandi, creava gioco qualcun altro, penso a Kakà o Rui Costa nel Milan".

Con quale squadra pensi di aver raggiunto il tuo apice?
"E' un po' la cosa che dicevamo prima. Penso di aver raggiunto la mia completezza al terzo o quarto anno di Parma. E da lì ho continuato, le altre poi hanno raccolto. Diciamo che mi son divertito molto".

Quale allenatore ti ha lasciato di più?
"Le cose positive e negative te le insegnano un po' tutti. Per me è stato molto importante Ancelotti all'inizio: si è trasformato in un docente per me, mi ha insegnato a vivere in Italia e a fare la differenza. E' stato fondamentale. Pian piano che avanzi con l'età, la mente si apre: la metodologia di Mourinho ci ha insegnato che potevamo divertirci. Poi la gestione del gruppo di Eriksson, la capacità di scegliere i giocatori di Mancini; da Malesani ho imparato in allenamento cosa significa preparare una partita, in base alle proprie potenzialità ma anche in base all'avversario. Ho avuto tanti allenatori che mi hanno insegnato tanto".

Il difensore più forte con cui hai giocato?
"Ho giocato contro tutti i più forti, anche con Baresi: per me è stato un grande traguardo. A Parma ho giocato con Buffon, Cannavaro e Thuram, che sono diventati tutti e tre campioni del mondo. Li prendo in giro perché gli dico che hanno giocato con me, quindi sono diventati i più forti perché alla domenica arrivavano che potevano giocare con la sigaretta in bocca".

Che squadra ti stuzzicherebbe allenare in Italia?
"A me piacerebbe allenare le squadre in cui ho giocato. Vorrei tanto tornare a San Siro... sperando che non me lo tirino giù prima. E' un posto magico".