Calcagno (AIC): "Per risanare il sistema serve redistribuzione verso il basso"

21.05.2024 20:45 di  Giuseppe Emanuele Frisone   vedi letture
Calcagno (AIC): "Per risanare il sistema serve redistribuzione verso il basso"
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Audizione in Senato quest'oggi per il presidente dell'AIC, Umberto Calcagno, che ha affrontato diversi temi a proposito del movimento calcistico italiano: "Molte delle discussioni dibattute in questi mesi sembrano create ad arte per distogliere l’attenzione da ciò che realmente occorrerebbe fare: da sempre l’AIC ha individuato due tematiche basilari: la prima riguarda gli aspetti di carattere economico/finanziario, che ci impongono un risanamento del nostro sistema, diventato non più procrastinabile; l’altra riguarda gli aspetti tecnico sportivi che, come componente tecnica federale, abbiamo particolarmente a cuore. È fuor di dubbio che si debba risanare per poter ridistribuire meglio le risorse: facciamo parte di un sistema che negli ultimi quindici anni ha aumentato il valore della produzione ma, di pari passo, ha anche aumentato i costi e la parte debitoria. Già prima della pandemia avevamo più di 4 miliardi di euro di debiti, diventati i 5 miliardi e 600 mila euro attuali".

Prosegue Calcagno: "Oggi il valore della produzione purtroppo sta calando e si parla spesso degli stipendi dei calciatori di alto livello; a tale proposito è bene sottolineare che il costo del lavoro si attesta attorno al 51-52% dei costi totali delle nostre società, con importi totali ben differenti rispetto al Costo del Lavoro Allargato all’interno del quale si somma circa un 23% riferito agli ammortamenti e un altro 12-13% di spese per servizi legati ai trasferimenti. [...] Redistribuzione significa soprattutto progetto tecnico-sportivo, perché è sotto gli occhi di tutti che abbiamo un problema di filiera nei settori giovanili; nella parte apicale professionistica, deputata alla ricerca del talento, abbiamo il problema del mancato utilizzo dei nostri giovani selezionabili in Serie A, con percentuali del minutaggio dei calciatori stranieri che sfiorano il 70%. Abbiamo anche la percentuale più bassa in Europa di calciatori provenienti dai propri settori giovanili, pari a circa l’8% nella massima serie, contro ad esempio la Spagna che arriva a percentuali superiori al 20%. Abbiamo un sistema che forma i giovani per le categorie inferiori e che non valorizza più le mission che la Serie B e la Lega Pro avevano fino ad una quindicina di anni fa".