Melli: "Scala come un padre. A Wembley eravamo sicuri di vincere"

10.05.2020 11:18 di Alessandro Tedeschi Twitter:    vedi letture
Melli: "Scala come un padre. A Wembley eravamo sicuri di vincere"
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© foto di Federico De Luca

Sandro Melli, tra i più rappresentativi attaccanti della storia crociata, ha parlato ai microfoni di Radio Musica Television, sia del suo passato che del momento che sta attraversando il calcio italiano: "Non è una scelta semplice da prendere. Non ha senso continuare il campionato, lo chiuderei sia per un discorso etico che morale. Pensare di riaprire il calcio in un contesto di totale crisi economica non mi pare la soluzione migliore, per giunta mancherà quell’adrenalina e quel desiderio di vincere che si percepiva prima di questo triste evento, le motivazioni sono calate".

Poi sul rapporto con Sacchi e Scala: "Sono due rapporti diversi, due grandissimi allenatori che mi hanno dato la possibilità di togliermi innumerevoli soddisfazioni. Sacchi mi ha fatto esordire quando avevo 16 anni, ha cercato di aiutarmi e mi ha dato grande importanza e fiducia, inoltre mi chiamò anche in nazionale. Avevo percepito che fosse un allenatore diverso dagli altri ma nessuno avrebbe pensato che potesse rivoluzionare il calcio. Con Scala è nato un feeling molto particolare, avevo 20 anni e mi ha fatto crescere come uomo, abbiamo avuto dei conflitti, ma il nostro rapporto era molto paterno”.

Sul Mondiale del '94, solo sfiorato: "Il Parma in cui ho giocato aveva grandi giocatori, c’erano 7-8 elementi che erano punti cardine delle loro rispettive nazionali. Non è un caso che il club ducale si è ritrovato con un cospicuo numero di calciatori presenti nella finale di Pasadena. Sono stato l’ultimo escluso dai convocati che avrebbero fatto parte della spedizione azzurra al mondiale americano, me la sono giocata con Massaro, fu un dispiacere che ho digerito con il tempo”.

A Parma un tridente da sogno con Brolin e Asprilla: "Eravamo tre giocatori che ci compensavamo in campo. Siamo cresciuti nel Parma, eravamo quasi coetanei e possedevamo caratteristiche diverse ma complementari. Brolin faceva un lavoro straordinario di pressing e corsa, Asprilla era un genio che poteva risolverti la partita da solo, mentre io ero il finalizzatore”.

Chiusura sulle imprese europee con la maglia crociata: "Al Vicente Calderon inizialmente facemmo un pò fatica, poi Asprilla fece due giocate fantastiche che ci permisero di espugnare il fortino dell’Atletico Madrid, il ritorno lo giocammo con la paura di saltare la prima finale europea per il Parma a causa di alcune diffide. Arrivammo in finale e a Wembley eravamo inconsciamente sicuri di vincere quella sfida, difatti dominammo l’incontro”.