Mauri: “Solo quando non ci sarà più nulla da fare, penserò a trovarmi un altro club”

03.03.2015 12:21 di  Michele Bugari  Twitter:    vedi letture
Alberto Benaglia/ParmaLive.com
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Nel giorno in cui si parla tra le altre cose dell’interessamento da parte di molte squadre per i gioielli del Parma che potrebbero svincolarsi in caso di fallimento della società crociata, Goal.com ha intervistato uno dei crociati di maggior prospettiva della rosa, José Mauri, arrivato a Parma dall’Argentina ormai da cinque anni: “Avevo 13 anni quando sbarcai per un provino... Penso che sia stata più una questione di orgoglio, la volontà di inseguire un sogno. Ogni anno cercavo nuove sfide. Per dire, due anni fa abbiamo vinto il campionato nazionale Allievi. Ho anche trovato molte brave persone che mi hanno dato una grossa mano, sono stato fortunato. Avevo 14 anni, non parlavo italiano, la mia fortuna è stata di aver trovato persone buone, che mi hanno permesso di essere dove sono. Quando ero a La Pampa mi allenavo poco o nulla: palla in avanti e via, nessuna tattica. Qui in Italia c’è la migliore scuola di tattica, si impara ogni giorno, e anche a livello mentale si lavora molto duramente. Certo, a volte ancora mi sembra impossibile. Torno a casa, accendo la TV, vedo Roma-Parma e io sono tra i giocatori in campo. Lo vivo con semplicità, ma è davvero impressionante, me lo fanno notare la mia famiglia e i miei amici. Ora mi alleno tutti i giorni con Cristian Rodriguez, che meno di un anno fa era ai Mondiali, per dire. È importante restare con i piedi per terra e non perdere la concentrazione. Cosa è piaciuto di me al Parma? Penso la mentalità, la personalità, sia dentro che fuori dal campo. I ragazzi sudamericani vengono da un contesto diverso, dove si gioca ancora per strada, c’è quella fame che in Europa a volte manca e che è la chiave del successo. C’è chi dice che sono già un giocatore completo e io dico no, lo sarò quando avrò giocato 300 partite, siamo solo all’inizio. L’anno scorso ho passato sei mesi in panchina e ho giocato solo una manciata di minuti; quest’anno è andata diversamente, il mister mi provò contro la Roma, andò bene e da allora è partito tutto. Ma voglio continuare a migliorare, in campo devo pensare da adulto e non da ragazzo. Non mi accontento, voglio di più. Donadoni? È stato un grande da giocatore e lo è pure da allenatore. È una persona molto seria, che dà poco spazio allo scherzo: ama il giocatore responsabile, dà tanti consigli preziosi, e se sbagli gli basta uno sguardo per farsi capire. È una persona molto corretta, credo di aver avuto la fortuna di capire subito ciò che voleva. Non è di molte parole, non è il classico tecnico che arriva, ti abbraccia e ti dà consigli, è una persona molto seria. I suoi assistenti ci sono più vicini, lui trasmette la responsabilità e il senso del dovere. Fenomenale”.

Si passa poi all’argomento che tiene banco ormai da mesi in casa Parma, ovvero la drammatica situazione della società: “È molto difficile, ci sono tante cose che non vanno, ma per fortuna la gente è tranquilla e ci incoraggia: meno male, altrimenti impazziremmo. Pensavo che sarei rimasto a Parma per tanti anni e invece ora vedo quello che sta succedendo. È brutto che il Parma sia messo così male, è una delle squadre di maggior prestigio in Italia. Al mio agente ho detto che non voglio sapere nulla fino a quando non sarò svincolato o con il contratto terminato. Non voglio impazzire stando dietro a tutte le voci. Voglio sapere cosa ne sarà del Parma, e quando non ci sarà più nulla da fare, allora penserò a trovarmi un altro club. Ora devo essere grato al Parma e non pensare ad altre squadre. Il 20 marzo ne sapremo di più sul futuro mio e dei miei compagni. La Nazionale? Un giorno mi hanno chiamato dalla Federazione e non ho esitato ad accettare: è stata una vetrina per me, una bella esperienza: mi sono trovato benissimo e ho capito di essere all’altezza degli altri. Per il futuro non so, tramite il lavoro arriverà tutto. A 18 anni non posso pretendere una convocazione per l’Argentina. Ci penso ogni giorno, molti mi chiedono cosa risponderei a un’eventuale convocazione del Ct italiano. Penso che per ora non andrei nella Nazionale maggiore italiana, l’Argentina ha più ricambio e mi piacerebbe fare buone cose con loro, se solo avessi la possibilità di giocare con la maglia del mio Paese. Guardo al Barcellona e a Mascherano, è un esempio per me. Sono un tifoso del Boca, ma nonostante tutto... Mascherano è stato un punto di riferimento per me. Quando gioco contro grandi squadre, ad esempio contro la Juventus, provo a guardare Pogba e Pirlo, dei mostri. L’ex Boca Tevez? Purtroppo è stata la nostra peggiore partita, ne abbiamo presi sette: dopo il secondo goal siamo crollati. Poi ho chiesto la maglia a Carlitos, non potevo credere che fosse lì vicino a me, pensavo che qualcun altro me la soffiasse. Per fortuna sono tornato a casa con la sua maglia. Se il calcio argentino è un obiettivo per me? Sì, ho sempre detto che ho intenzione di giocarci. Se Dio mi concederò di fare una bella carriera, verso i 28 anni mi piacerebbe giocare nel Boca Juniors: voglio giocare per quella squadra e vincere con quella squadra. È una sfida che mi pongo da qua ai prossimi 10 anni. Speriamo di realizzarla con l’aiuto di Dio”.