Focus - Sulejman Kerimov, dal Daghestan con furore

09.12.2014 22:33 di Giuseppe Emanuele Frisone   vedi letture
Focus - Sulejman Kerimov, dal Daghestan con furore

Nelle ore immediatamente precedenti a Parma-Lazio di domenica scorsa, Tommaso Ghirardi ha annunciato di aver ceduto il Parma a una non meglio precisata cordata russo-cipriota, con l'accordo che dovrebbe essere ratificato giovedì. Da quel momento è partita una "caccia al nome", per cercare di capire chi possa essere il nuovo proprietario della squadra ducale. Dei nomi fatti (tra cui anche un clamoroso ritorno in auge del petroliere albanese Rezart Taçi), il più importante è senza dubbio quello di Sulejman Kerimov, che ha cominciato a circolare con veemenza già nella serata di domenica. Ieri è arrivata la smentita da parte dei vertici dell'Anzhi riguardo un interesse di Kerimov per il Parma, ma questo non è bastato a far tacere le voci che vedrebbero il magnate russo con le mani sulla squadra emiliana. In particolare, come ha riportato Il Fatto Quotidiano, ci sarebbe proprio l'azionista di Gazprom a guidare questa famigerata cordata russo-cipriota. Ma chi è esattamente Sulejman Kerimov? Impariamolo a conoscere:

CHI E' SULEJMAN KERIMOV: Proveniente dallo stato del Daghestan, incastonato tra Georgia e Azerbaijan e zona particolarmente turbolenta dal punto di vista bellico, Sulejman Kerimov è il tipico industriale russo che si è arricchito con il petrolio. La svolta avviene a fine anni '90, quando acquista Nafta-Moskva (che ristruttura da cima a fondo) ed entra nella Duma, il Parlamento russo, con il Partito Liberal-Democratico di Russia, movimento di estrema destra che fa capo a Vladimir Zhirinovsky, per poi passare in un secondo momento con il raggruppamento di Vladimir Putin. Kerimov è membro della Duma dal '99 al 2007, e in questo periodo ottiene importanti incarichi politici: nel frattempo allarga il suo impero, acquistando Polymetal (che possiede grandi miniere d'oro e argento in Russia) nel 2005, che poi fa quotare a Londra, per poi rivenderne il 70% ad altri investitori russi. Kerimov diventa anche tra i principali azionisti di Gazprom, colosso russo nel settore energetico, oltre a Sberbank, una delle maggiori banche russe. Kerimov, però, nasconde anche molte ombre: pur non essendo mai condannato, ha subito inchieste da parte della magistratura moscovita sui metodi di acquisizione e rivendita di alcune partecipazioni societarie, oltre a esser coinvolto in un'inchiesta delle Nazioni Unite riguardante la violazione del programma "Oil for food", ai tempi delle sanzioni contro l'Iraq di Saddam Hussein.



IL CAPITOLO ANZHI MAKHACHKALA: Grande amico di Roman Abramovic, anche Sulejman Kerimov era desideroso di entrare nel mondo del calcio. Ci aveva già provato nel 2004, e per giunta in Italia, con la Roma, allora in mano alla famiglia Sensi, ma tutto finì in fumo. Così, nel 2011, Kerimov acquista l'Anzhi Makhachkala, squadra del Daghestan, stato in cui è nato. Sono spese folli quelle che Kerimov compie per rinforzare la squadra e farla diventare una potenza del calcio: celebre l'affare Eto'o, con 25 milioni di euro per assicurarsi il cartellino del camerunense, ma soprattutto un ingaggio di 20 milioni di euro all'anno per lo stesso calciatore! E non solo, arriveranno anche Willian dallo Shakhtar Donetsk per 35 milioni e Kokorin per 19, oltre che Jucilei, Zhirkov, Denisov, Lacina Traoré ed altri.

FINE DELLA FAVOLA ANZHI: I MOTIVI: Durerà solo un paio d'anni la "favola" Anzhi: nella stagione 2013/2014 c'è un drastico ridimensionamento, tutti i giocatori più importanti vengono ceduti e la squadra retrocede mestamente, ottenendo appena tre vittorie nell'arco del torneo e arrivando abbondantemente ultima. Si è parlato tanto dei motivi relativi a questo improvviso ridimensionamento dell'Anzhi di Kerimov: non meglio specificati motivi di salute, in seguito anche alla delusione negli scarsi risultati positivi conseguiti, sarebbero stati alla base della decisione del magnate daghestano, capace di tagliare il bilancio della propria squadra di 50 milioni di dollari nel giro di una sessione. Ma ci sarebbe un fatto assolutamente non secondario che spiegherebbe il fallimento della favola Anzhi: a settembre 2013, infatti, Kerimov risulta ricercato dall'Interpol. Sul magnate pende un mandato d'arresto internazionale, in seguito a un'inchiesta sulla società di fertilizzanti, la Urakali, di cui Kerimov è presidente: il daghestano rischia 10 anni di carcere e la confisca di tutti i suoi beni, per abuso d'ufficio e di potere. Kerimov se la caverà, grazie anche all'intercessione dell'amico Vladimir Putin, che dal Cremlino, tramite il suo portavoce Dimitri Peskov, esprime la volontà di tutelare le aziende russe.

ITALIA SI', ITALIA NO: Come detto, il binomio Kerimov-Italia risale sino al 2004, quando il russo tentò di acquistare la Roma dalla famiglia Sensi, senza riuscirci. Nel febbraio di quest'anno, Kerimov era considerato in prima fila anche per l'acquisto del Bari: ci sono foto che testimoniano contatti tra il russo e Paparesta, anche se l'affare non si concretizzò mai. Perché ora Kerimov avrebbe messo gli occhi sul Parma? L'esigenza di investire da parte dei russi va a braccetto con la ricerca di liquidità di alcune società italiane; va detto anche, però, che Kerimov non sarebbe nelle condizioni di investire in Europa, a causa delle sanzioni occidentali contro Mosca, a seguito delle vicende in Ucraina. Certo, Parma non è Makhachkala, e fare calcio in Italia sarebbe sicuramente più semplice che nel Daghestan. Molti dubbi e poche certezze, insomma, l'unica cosa che i sostenitori crociati possono fare a questo punto è aspettare notizie dal fronte russo.