Lucarelli: "Ad Arzignano avevo il magone, mantenuta la promessa di riportare il Parma dove merita"

26.05.2018 16:16 di  Mattia Bottazzi  Twitter:    vedi letture
Lucarelli: "Ad Arzignano avevo il magone, mantenuta la promessa di riportare il Parma dove merita"
© foto di Matteo Papini/Image Sport

L'edizione odierna del Corriere dello Sport ha dedicato un'ampia sezione alla scalata del Parma dalla Serie D alla Serie A. Tra i temi trattati non poteva di certo mancare un'intervista al nostro capitano Alessandro Lucarelli: "La mia è una gioia immensa e un grande orgoglio, quando siamo falliti ho promesso che avrei riportato il Parma dove merita, ma mai avrei pensato di farlo da protagonista. A 37 e 40 anni le motivazioni fanno la differenza, è stata l'impresa più grande della mia carriera. Non so se in campo riesco a fare la differenza, ma nello spogliatoio riesco a farmi sentire, tre anni fa abbiamo fatto un patto con i tifosi che ci ha permesso di rialzarci e superare momenti difficili. I tifosi ci hanno sempre accompagnato, già dalla Serie D quando gli abbonati erano 10.900. La prima ad Arzignano avevo il magone, abbiamo giocato su un campo di patate ma quando ho visti 1.500 tifosi ho pensato a dove ci avevano fatto finire. Apolloni, Scala e Minotti hanno fatto la storia del Parma, avevano un forte senso di appartenenza così come tutti i calciatori che si sono alternati in questi tre anni. Sono rimasto molto legato al gruppo della Serie D.

Mi è dispiaciuto quando Apolloni è stato mandato via, avevamo lo stesso obiettivo, mentre con D'Aversa dovevamo conoscerci, abbiamo parlato molto e mi ha detto di aver scoperto una bella persone, in ogni caso ho avuto un ottimo rapporto con tutti e due. Dopo la sconfitta di Empoli mi hanno chiesto se il problema era l'allenatore e ho risposto di no, il rapporto con i tifosi si era un pò incrinato e quindi ci abbiamo parlato e ci siamo presi le nostre responsabilità, col loro sostegno abbiamo cambiato le cose. Non avremmo mai pensato di salire in Serie A a Spezia, invece il boato sul gol del Foggia ci ha fatto capire cosa era successo. Negli ultimi minuti stavo già pensando a cosa dire ai ragazzi per spronarli ad affrontare i playoff con entusiasmo. I tre ricordi più belli di questi tre anni sono la partita di Arzignano, il rigore col Pordenone e l'urlo liberatorio a Spezia. Essere considerato il più grande capitano della storia mi inorgoglisce. Il calcio mi ha insegnato che se le cose si fanno con passione è lo sport più bello del mondo, a mio figlio Matteo insegno che non deve diventare calciatore solo perché il papà e lo zio lo sono".