PL- Longobardi: "Lucarelli in A avrebbe fatto il suo ma ha smesso nel momento giusto"

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28.05.2018 21:18 di  Sebastian Donzella   vedi letture
PL- Longobardi: "Lucarelli in A avrebbe fatto il suo ma ha smesso nel momento giusto"
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© foto di Giovanni Padovani

"Con Ale si scherza sin dai tempi della Serie D: gli dicevo che era già arrivata l'ora di smettere. Battute a parte, il mio Capitano ha scelto il momento e il modo giusto: da animale da spogliatoio non avrebbe mai voluto togliersi la maglia crociata di dosso. Cosa gli ho detto ieri? Che la sua missione l'aveva portata a compimento in maniera bellissima, un giorno si renderà conto di quello che ha fatto". Sintetizzando è questo il pensiero di Cristian Longobardi su Alessandro Lucarelli, il giorno dopo il ritiro del numero 6 crociato, in esclusiva a ParmaLive.com. Ma andiamo con ordine.

Lucarelli saluta: te l'aspettavi?
"Glielo dico sin dai tempi della D (ride NdR). Ha saputo rinnovarsi, ha dato il contributo alla causa e si è visto con le tre incredibili promozioni. Il passaggio ora è molto doloroso e difficile per uno come lui che ha passato la propria vita sul rettangolo di gioco. Per me in A avrebbe fatto il suo, anche in maniera part-time. Però credo che abbia fatto la scelta giusta nel modo e nei tempi giusti, l'ho detto anche a lui anche se ieri l'ho visto molto provato per questo addio al calcio giocato".

Un addio doloroso, appunto.
"Alessandro è stato veramente combattuto, non avrebbe mai voluto togliersi la maglia crociata di dosso. Io gli ho detto che la sua missione l'aveva portata a compimento in maniera bellissima, un epilogo migliore non è possibile immaginarlo. Ha dentro un entusiasmo infinito e un amore sconfinato per tutta la famiglia Parma e il dolore arriva dal doversi staccare in parte da questo: lui è un animale da spogliatoio, non viverlo da dentro non sarà facile. Sarà sempre il mio capitano, c'è un rapporto di grande affetto tra di noi".

E adesso che farà?
"Ha le qualità per fare tutto quello che vuole. Personalmente credo possa avere un grande futuro in chiave dirigenziale, nello specifico dovrà essere lui a capire in che ruolo. Innanzitutto è un grande uomo e questo ha fatto la differenza nei suoi anni a Parma, non solo in campo ma soprattutto in settimana, durante gli allenamenti. Io come tanti altri possiamo testimoniarlo".

A prescindere da chi sarà, l'erede della fascia avrà un fardello pesante da sopportare.
"Ho vissuto una parte dell'annata in C, ci sono altri giocatori di grande spessore che possono indossare quella fascia, ovviamente senza addossar loro pressioni: quello che ha fatto Alessandro è stato unico e irripetibile, sarà inutile e dannoso far paragoni".

Ieri al "Tardini" è stata una serata magica, anche per voi ex gialloblù. La tua commozione è stata tangibile.
"Ho visto e ho avuto tanta felicità, con tante persone che si ricordavano ancora di noi ed erano contente di vederci là. Quanto successo al Parma è stato qualcosa di tremendo che al tempo stesso ha stretto una città intera intorno a una maglia. E in questo l'anno della D è stato particolarissimo: eravamo molto vicini ai tifosi, non eravamo abituati a quel tifo e ci faceva enormemente piacere fermarsi con chiunque. Un'alchimia nata già a partire dal ritiro, a prescindere dai risultati. Ricordo l'allora presidente Scala che ci fece girare i campi di periferia per incontrare le piccole squadre del posto: un'esperienza che ci unì ancor di più al territorio. L'amore della gente di Parma per la maglia crociata non si è mai spento, la dimostrazione di affetto massima è arrivata durante la caduta nell'inferno della D. Anzi, quell'amore che si era forse un po' sopito negli ultimi anni di A è rifiorito nelle difficoltà. E so che il prossimo anno l'entusiasmo crescerà ancora"..

Adesso è serie A: ci credevi?
"Sarò onesto: ci sono giocatori fortissimi in una società bravissima, eppure pensare una roba del genere era inimmaginabile. Io però sotto sotto ero convinto che questo potesse essere l'anno giusto perché con meno assilli e più semplice dal punto di vista mentale: non c'era la condanna di dover vincere i campionati come in D e in C ma la voglia e la possibilità di farlo. Poi la massima serie è arrivata in un modo incredibile, si vede che soffrire fino all'ultimo secondo è nel destino del Parma".

Dov'eri quel venerdì di La Spezia?
"Il match l'ho seguito in TV, anche se ovviamente ho cambiato nel finale per seguire il Foggia col Frosinone. Dal vivo ho visto il match di Cesena visto che abito lì: è stato veramente doloroso quel finale, un po' tutti avevano pensato che il sogno fosse finito. E invece...".

Ora il futuro: basterà la salvezza da neopromossa?
"Il Parma parte da ottime basi perché il percorso è stato solido. Dal punto di vista tecnico è in ottime mani, Faggiano e D'Aversa hanno fatto un lavoro strepitoso dando seguito a quanto di ottimo fatto dopo la rinascita da chi c'era in precedenza. Secondo me si può tornare a sognare, nessun traguardo è precluso. Ovviamente non bisognerà mai dimenticarsi da dove si è partiti e che si è appena tornati in serie A. È giusto che le aspettative iniziali siano legate alla salvezza, magari se raggiunta presto si potrà fare qualcosa di più".

Chiusura personale: che farà Longobardi?
"Mi guardo intorno, al momento vorrei continuare. Spero solo che, quando deciderò di smettere, avrò la stessa forza avuta da Alessandro".

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