ESCLUSIVA PL - Vergassola: "Vi racconto il D'Aversa babysitter"

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24.12.2017 11:32 di  Sebastian Donzella   vedi letture
ESCLUSIVA PL - Vergassola: "Vi racconto il D'Aversa babysitter"

A Siena hanno lottato fianco a fianco in mediana. E sempre uno accanto all'altro si sono ritrovati, il primo da sposo, il secondo da testimone, anche all'altare. Parliamo di Roberto D'Aversa e Simone Vergassola. ParmaLive.com ha intervistato in esclusiva quest'ultimo, attuale vice-allenatore della Robur Siena, in Serie C, per capirne di più sul primo, tecnico ducale che ha condotto i gialloblù dalla Lega Pro alla Serie B e che ora sta tentando il salto in Serie A.

A 42 anni D'Aversa ha già vinto un campionato da allenatore, disputato quasi tre stagioni da tecnico in B e una da responsabile dell'area tecnica sempre in cadetteria. Senza contare che a Parma si ritrova in alto in classifica...
"Roberto dopo aver appeso gli scarpini al chiodo è cresciuto molto in fretta: ha fatto e sta facendo buonissime cose. Aveva già dimostrato il suo valore a Lanciano sia da dirigente che da mister. A Parma, in queste due stagioni, ha dato la sua impronta alla squadra, dimostrando di poter stare nel calcio che conta. Non era scontato, venendo dalla Serie C, di potersi ritrovare subito vicini alla vetta". 

Pensa che il club ducale possa fare il grande salto già quest'anno?
"A livello personale auguro tutto il bene possibile a Roberto perché, oltre a un ex compagno, è un amico di quelli veri: gli voglio proprio bene e faccio il tifo per lui. A livello calcistico Parma merita di tornare in alto ma non è facile: comunque sia il tecnico che i ragazzi sono stati finora molto bravi. Tra quest'ultimi conosco Calaiò e Lucarelli: da gente esperta hanno creato tutti i presupposti aiutando il mister".

Battuta veloce su Lucarelli che ha più o meno la vostra età ma non smette nemmeno per sogno...
"Fa benissimo. Essendoci passato posso dire ad Alessandro di divertirsi finché il fisico lo aiuta. Poi sarà lui stesso a capire quando sarà il momento di smettere. Ha dimostrato che può ancora fare la differenza, è un leader".

Torniamo a D'Aversa e al passato recente: il suo arrivo al Parma.
"Parma è sempre stata una piazza a me simpatica e affascinante sin dai tempi di Nevio Scala. Pensa che il mio primo gol in Serie A lo feci proprio ai gialloblù, precisamente a Buffon: ero giovanissimo ed ero alla Samp. Quando Roberto mi confessò che c'era questa possibilità, gli dissi di prenderla al volo perché lì c'era stato il calcio vero e si poteva riprovare a costruire qualcosa di importante. E i fatti lo stanno dimostrando, grazie anche a una società solida".

Ancora un passo indietro, a quegli anni passati insieme nella mediana del Siena.
"In campo era un guerriero, un lottatore che non levava mai la gamba e faceva sempre quella corsa in più per aiutare il compagno. Con lui lì vicino sapevo di poter contare su una persona che avrebbe venduto cara la pelle per chi aveva la sua stessa maglietta in campo. Lui dice sempre, scherzando ma mica tanto, che lui correva per me e io facevo gol".

All'epoca si vedeva già qualche tratto del D'Aversa allenatore?
"Sì, è sempre stata una persona molto attenta ai particolari. In campo vedeva sempre il gioco, a livello tattico era preparato. Si vedeva che avrebbe potuto intraprendere la carriera di allenatore. Che poi diventasse subito così bravo forse non ci avrebbe scommesso neanche lui. Però noi centrocampisti siamo abituati un po' a comandare, richiamare e parlare. Ovviamente non è scontato poi diventare un tecnico di livello ma in lui si intravedeva qualcosa già da allora".

A livello mediatico, invece, è molto meno brillante rispetto ai suoi colleghi e più schivo. 
"Entrambi non amiamo troppo la luce dei riflettori, la confusione. Il suo essere taciturno non è un difetto, anzi: non ci vedo niente di male. Ama il suo mestiere, questo ve lo posso garantire. E posso affermarlo con convinzione: la sua forza è il suo carattere riflessivo".

Da testimone di nozze, se possibile, chiediamo un aneddoto personale che ci aiuti a capire meglio il tecnico crociato.
"Ricordo che a Montecarlo abbiam passato un paio di Capodanni insieme. Tanti anni fa io ero già padre, lui ancora no: mi aiutava sempre facendo il babysitter, stava sempre con i miei figli quando mi serviva una mano, dimostrando quella grande maturità che lo ha sempre contraddistinto sia in ambito privato che in quello lavorativo".

Passiamo a Vergassola e alla Robur Siena. Siete secondi nel Girone A di Serie C alle spalle del Livorno e davanti al Pisa. Dove volete arrivare? E che regalo vorrebbe scartare sotto l'albero bianconero? 
"Sappiamo che c'è ancora da crescere e migliorare ma i ragazzi hanno grande voglia. La classifica è bella ma non diciamolo a voce alta. Vediamo cosa diventeremo, intanto pensiamo al lavoro quotidiano. Ragioniamo di partita in partita, sappiamo che ci sono squadre molto forti come, appunto, Livorno e Pisa. La graduatoria la guarderemo solo più in là. Il regalo sotto l'albero? Tanti punti, non dico quanti (ride NdR)".

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