ESCLUSIVA PARMALIVE - Curatore fallimentare Bari: "Il Parma può salvarsi, ma deve fare in fretta. Sono a disposizione di sindaco e Tribunale"

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01.03.2015 20:06 di  Vito Aulenti  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA PARMALIVE - Curatore fallimentare Bari: "Il Parma può salvarsi, ma deve fare in fretta. Sono a disposizione di sindaco e Tribunale"
© foto di bari.repubblica.it

Intervistato in esclusiva ai microfoni di ParmaLive.com, Marcello Danisi, presidente dell'ordine dei commercialisti di Bari, nonché curatore fallimentare del club biancorosso, ha parlato dettagliatamente dell'ipotesi fallimento pilotato, rendendosi peraltro disponibile ad aiutare il Parma, mettendo a disposizione del Tribunale la positiva esperienza maturata in Puglia: "Il ‘fallimento pilotato’ prevede una gestione particolare. C’è l’esercizio provvisorio ed ha determinate peculiarità. Viene un po’ stravolta la logica dei fallimenti: di solito si fa prima lo stato passivo e dopo si vendono i beni. In questo caso si fa esattamente il contrario: prima si vendono i beni e poi si redige lo stato passivo, perché i tempi sono stretti. Occhio, però, perché se non si fa in fretta, non si raggiunge l’obiettivo”.

C’è una data precisa o un termine massimo entro il quale la società deve avviare le pratiche per avvalersi del c.d. ‘fallimento pilotato’?
“Prima si avviano tutte le procedure per la cessione dell’azienda Parma Calcio e meglio è. Questo perché gli adempimenti previsti sono tanti. Molto probabilmente bisognerà pensare a più aste. Se la prima dovesse andare deserta, si andrebbe man mano a scendere con il prezzo a base d’asta per rendere appetibile l’acquisto. Per espletare queste formalità c’è bisogno di tempo, ma devo dirle anche un’altra cosa”.

Prego:
“Per procedere a questo tipo di attività e far sì che si possa giungere alla prima asta, ci sono delle formalità importanti, tipo quella di predisporre la valutazione dell’azienda sportiva Parma”.

Chi si occupa di questa valutazione?
“Gli stimatori, che devono essere dei professionisti tecnici della materia di società sportive. Quando parliamo di diritti sportivi, parliamo di contratti in essere che legano i calciatori alla società: ebbene, qualcuno deve dare una valorizzazione a questo diritto pluriennale ancora in essere. Il giocatore acquistato in prestito, il cui contratto scade a giugno prossimo, vale zero. Al contrario, il giocatore che, ad esempio, ha un contratto di tre anni, vale sicuramente una certa cifra. Se poi è un calciatore che ha determinati requisiti, che ha fatto un determinato numero di gol, ha un’età di un certo tipo, un numero di presenze consistente, vale di più rispetto ad un altro che ha requisiti ‘minori’: ci sono una serie di aspetti da analizzare. A Bari, il Tribunale ritenne opportuno chiedere il supporto di colleghi commercialisti, tra cui anch’io, che sono ispettore Covisoc. Noi in tema di società calcistiche sappiamo dove mettere le mani, conosciamo le particolarità delle società sportive, e quindi siamo in grado di lavorarci su sin da subito: pensate che a Bari abbiamo predisposto la valutazione dell’azienda sportiva Bari Calcio in soli 15 giorni. Bisogna essere abbastanza celeri, ma allo stesso tempo bisogna effettuare una valutazione molto precisa, perché ci sono aspetti tecnici particolari che poi potrebbero portare dei problemi. Nella valutazione va anche quantificato quello che è il debito sportivo, ossia l’onere che l’acquirente deve anticipare ai creditori e che è inerente ai costi dei tesserati dal mese di luglio alla data del fallimento”.

Ci fa un esempio di debito sportivo?
“In breve, il debito sportivo è rappresentato dalle spettanze relative ai giocatori, all’allenatore, al direttore sportivo, ai magazzinieri ma non agli amministrativi: a tutti coloro che rientrano nell’ambito sportivo, chiaramente per le retribuzioni non incassate. Il soggetto acquirente si deve obbligare a corrisponderle ai creditori. Questo perché c’è una previsione ben precisa a riguardo da parte della Lega”.

L’acquirente, però, può insinuarsi nel passivo per recuperare quantomeno una parte di quanto sborsato per coprire il debito sportivo? Se sì, con quale grado di privilegio?
“Sì, l’acquirente può rientrare del suo esborso, sostituendosi nel fallimento al creditore. E’ come se fosse un terzo che dice: ‘Pago io, però poi mi insinuo nel passivo del fallimento’. E quindi, giacché ci sono i privilegi di primo grado, rientra nella somma anticipata”.

Torniamo un attimo sulla valutazione di cui parlavamo pocanzi:
“Sì, ci tengo nuovamente a sottolineare che deve essere quanto più precisa possibile, perché chiaramente poi ci si può ritrovare con una somma da anticipare a tutti questi creditori che va al di là. E poi l’acquirente potrebbe aver problemi per le risorse finanziarie”.

Ci fa un esempio numerico relativo al caso Bari?
“La valutazione dell’azienda sportiva era di 4,2 milioni, mentre il debito sportivo ammontava a 2,9-3 milioni circa. L’acquirente si è aggiudicato l’asta a 4,8, quindi abbiamo avuto un incremento rispetto ai 4,2 iniziali, anche perché si sono presentati all’asta quattro soggetti. L’acquirente ha pagato i 4,8 milioni al fallimento, però poi per poter acquisire il titolo sportivo, che è di proprietà della FIGC e non delle società di calcio, deve dimostrare entro giugno di aver acquistato l’azienda sportiva e di aver pagato per intero il debito sportivo. In più ci sono tutti gli adempimenti amministrativi nei confronti della FIGC per poter acquisire il titolo sportivo. Solo dopo ci si può iscrivere al campionato. Ecco perché dicevo prima che bisogna sbrigarsi: i tempi sono stretti. A Bari il fallimento è stato dichiarato il 3 marzo, ma consideri che noi il 31 avevamo già le perizie. La prima asta si è tenuta il 19 aprile. Attenzione, però: ci sono i tempi tecnici anche per le aste, perché ci sono diverse forme di pubblicità previste dalla legge. Queste vanno al di là dell’ambito territoriale”.

Si spieghi meglio:
“Noi abbiamo operato anche in campo internazionale, perché ci può essere, soprattutto se si tratta di una società di Serie A, un soggetto inglese, tedesco, piuttosto che arabo o cinese, che può essere interessato a rilevare l’azienda sportiva, e in questo caso il Parma Calcio”.

Il sindaco di Parma Pizzarotti l’ha chiamata per avere maggiori informazioni riguardo il fallimento pilotato?
“No, non mi ha chiamato il sindaco. Io, in ogni caso, sono a disposizione, anche del Tribunale e degli organi della procedura. Ripeto, queste sono procedure anomale, non si tratta del solito fallimento, per cui è importante avere esperienza in materia”.

Quindi, se le chiedessero una mano, direbbe tranquillamente di sì:
“Io sono un professionista: un dottore commercialista, nonché presidente dell’ordine dei commercialisti di Bari. Ho maturato questa esperienza e chiaramente posso metterla a disposizione”.

In questi giorni si parla tanto di ‘titolo sportivo’:
“Sì, ma ho sentito qualche inesattezza in merito. Il titolo sportivo non ha valore, non è in vendita. Il titolo sportivo è di proprietà della FIGC, punto. E’ l’azienda sportiva che ha un valore, che è dato da tutta una serie di asset dell’azienda, tra cui i contratti dei giocatori. Bisogna essere chirurgici, e avere dati certi in modo celere”.

A Bari strutturaste un bando di vendita un po’ particolare. E' così?
“Sì, era blindato, non dava adito a nessun tipo di contenzioso. C’erano una tempistica ben definita e dei passaggi obbligati: chi era interessato doveva fare questo, questo, questo e questo. Punto”.

Considerando che, chi volesse acquistare il Parma, dovrebbe sborsare molto di più rispetto a quanto fatto dalla cordata di Paparesta, sarebbe almeno possibile rateizzare e/o trattare contributi Inps e ritenute fiscali?
“Innanzitutto ci tengo a sottolineare che ritenute fiscali e debiti previdenziali precedenti al luglio 2014 non fanno parte del debito da pagare, ma rientrano regolarmente nel passivo del fallimento. Tornando alla sua domanda, bisognerebbe trattare con l’Agenzia delle Entrate e l’Inps, perché la FIGC, per attribuire il titolo sportivo, deve avere già le quietanze o perlomeno una specie di liberatoria. Se si dà fideiussione nei confronti dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps, ritengo che si possa ugualmente raggiungere l’obiettivo. Per noi gli importi erano più bassi e quindi non ci siamo posti il problema”.

E’ possibile fare altrettanto con i debiti sportivi?
“No, quelli vanno pagati subito. E’ una prerogativa della Federazione. Non conosco le cifre relative al Parma Calcio, però questo è un problema relativo, in quanto si tratta di una partita di giro: come le accennavo prima, infatti, si tratta di un’anticipazione. Io anticipo questi soldi, ma poi me li riprendo. Ad esempio, al Bari Calcio gli acquirenti hanno corrisposto circa 3 milioni, ma noi avevamo già provveduto ad effettuare il primo riparto, ristornando loro 2,4 milioni. Facendo le dovute proporzioni, si faccia lei i conti. Certo è che ci deve essere un valore di cessione congruo, che consenta di pagare con un piano di riparto”.

Ci faccia un esempio pratico:
“Se il Parma è in vendita a 10 milioni e ho un debito sportivo di 30 milioni, è chiaro che ci rimetto la differenza. Per quanto riguarda i 30 milioni, posso rientrare solo di 7-8-9 milioni, perché il fallimento è di 10 milioni. Noi avevamo un attivo più alto rispetto a questo passivo”.

L’asta è obbligatoria o è possibile anche che un imprenditore solvibile e affidabile si presenti da Pizzarotti e rilevi direttamente il club?
“L’asta è obbligatoria, lo dice la legge fallimentare. A Bari, la prima asta da 4,2 milioni di base andò deserta, la seconda da 3,5 anche. Per la terza, sentendo che c’era del ‘movimento’, decidemmo di adottare una strategia diversa: partimmo da 2 milioni. Fu una mossa importante, tant’è che si presentarono ben quattro soggetti diversi interessati a rilevare il Bari. L’importante è rendere appetibile un bene sul mercato e ampliare quanto più possibile la notizia, perché i soggetti interessati devono esserne a conoscenza. Tornando alla sua domanda iniziale, non è dunque possibile una trattativa privata nell’ambito del fallimento”.

Per ciò che concerne la base d’asta, c’è un minimo sotto il quale non è possibile scendere?
“Sì, c’è un limite. In genere c’è una riduzione del 20% del prezzo, però ci sono dei casi in cui è possibile derogare a questo principio. Tant’è vero che, come le dicevo, noi per la terza asta passammo da 3,5 a 2 milioni, perché avevamo percepito che c’erano più soggetti interessati che aspettavano il prezzo giusto. Dunque anticipammo i tempi, dando subito loro un prezzo appetibile”.

Se anche la terza asta fosse andata deserta, per il Bari sarebbe stato fallimento pieno e Serie D?
“Noi avevamo strutturato i nostri tempi in maniera da avere a disposizione un quarto colpo, l’ultimo. La terza asta si era tenuta il 23 maggio, ma la deadline era il 30 giugno, data entro cui gli acquirenti devono aver comprato l’azienda, avuto in concessione dalla FIGC il titolo sportivo e iscritto la squadra al campionato. Noi avevamo ipotizzato una quarta asta al 10 di giugno, chiaramente partendo da un prezzo più basso. Io sono dell’idea che è il mercato che ti fa il prezzo: perciò, se questo è appetibile, si crea interesse”.

Quali sono le sue personalissime sensazioni sul caso Parma? Secondo lei il club emiliano ce la farà a salvarsi?
“Io penso che ce la possa fare. Chiaramente vanno guardati i dati, gli importi e la situazione del parco calciatori. Se ad esempio il Parma ha solo giocatori in prestito e non ha in pancia contratti pluriennali, il suo valore sarà esiguo. Il valore dell’azienda è legato ai contratti pluriennali che si hanno in piedi, altrimenti all’acquirente non si trasferisce niente. In più, se il valore è nullo o comunque irrisorio, il debito sportivo è tutto un costo, non si può recuperare nemmeno un euro”.

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