Manenti, domani ultima chance: basta bugie e rinvii. Melli, parole coraggiose ma forse un po' tardive

26.02.2015 19:52 di  Vito Aulenti  Twitter:    vedi letture
Alberto Benaglia/ParmaLive.com
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"Entro il 22 salderemo tutto": parole e musica di Giampietro Manenti. Peccato che siamo al 26 di febbraio, e ancora non si è visto un solo centesimo sul conto corrente di giocatori, staff, dipendenti ed Erario. Altro giro, altra promessa: "Pulmini pignorati? Nessun problema, li acquistiamo nuovi venerdì". Sono passati già cinque giorni: ebbene, non solo i pulmini nuovi non sono arrivati, ma dal centro sportivo di Collecchio sono stati portati via anche pc, stampanti, macchinari, attrezzi da palestra, la panca dello spogliatoio; senza dimenticare che è stato sospeso il servizio di lavanderia e che dalla Primavera in giù non hanno neanche magazzinieri ed acqua calda. Roba dell'altro mondo. "Sono in assemblea, ora non posso parlare", diceva Giampietro Manenti ai colleghi di Radio Parma e StadioTardini.it il 20 febbraio scorso. Benissimo, l'assemblea, quantomeno avremo finalmente un CdA nuovo di zecca, si pensava. Macché, solamente dopo qualche ora, sul sito ufficiale gialloblù appariva una nota che annunciava l'annullamento dell'assemblea ("L’odierna assemblea ordinaria dei soci di Parma FC, prevista per le ore 12.00, non ha avuto luogo a causa del sopraggiungere di impegni con esponenti del Comune di Parma, emissari della Federazione Italiana Gioco Calcio e dell’Associazione Italiana Calciatori che hanno visto costantemente coinvolto il Presidente"). Impegni con esponenti del Comune ed emissari di FIGC e AIC? Ho letto bene? Ma come, il Presidente non aveva detto di essere in assemblea? Mah... Ma procediamo con "le ultime parole famose", come le chiamava la Gialappa's Band in "Mai dire gol". L'invenzione più clamorosa è quella di lunedì scorso, e chiudo con questa, anche se potrei andare avanti ancora per altre righe: "Noi abbiamo scritto al Prefetto nel pomeriggio di venerdì, Parma-Udinese si poteva giocare a porte aperte", dichiarava il proprietario ducale, rammaricato per il rinvio deciso dalla FIGC. Ma sì, stavolta gli si crede. Perché mai dovrebbe raccontare una frottola? Il perché non lo sappiamo, quel che è certo, però, è che la smentita della Prefettura è arrivata poco dopo: "Il piano operativo di impiego degli steward presso lo stadio Tardini non è stato presentato dal Parma né giovedì 19 alla riunione del Gos, né venerdì al momento dell'adozione da parte del prefetto del decreto di svolgimento dell'incontro in assenza di pubblico, né successivamente". Tutto ciò, per dire che sino ad ora sono arrivate soltanto parole, spesso a vuoto, e che dunque è inutile lamentarsi se stampa e tifosi avanzano delle critiche. Domani, però, a meno di ulteriori e clamorosi (clamorosi fino ad un certo punto) rinvii, Manenti ha la possibilità di smentire tutti, presentandosi al famoso incontro col sindaco di Parma con qualcosa di concreto in mano (così come auspicato anche da Alborghetti, il manager che in conferenza diceva: "Pagheremo tutto quello che c'è da pagare", e che ora sembra prendere le distanze da Manenti e dall'operazione, come se non fosse più così convinto del lieto fine). Le possibilità che ciò accada, ahinoi, sono pochissime, ma, come dicono i vecchi saggi, "la speranza è l'ultima a morire". E allora perché non credere nel miracolo? Il titolo dell'editoriale è una provocazione, chiaramente domani non è l'ultima chance per Manenti: tuttavia se Pizzarotti dovesse ascoltare solamente altre rassicurazioni, senza riuscire a visionare uno straccio di carta che dimostri qualcosa, il numero uno della città ducale farebbe bene ad intervenire in maniera decisa. Per il bene di tutti, anche dello stesso Manenti, che, come sottolineato stamane da diversi quotidiani, in caso di fallimento, rischierebbe anch'egli di essere responsabile della situazione, in quanto ostacolo all’attività aziendale.

Chiudo con una breve riflessione circa le dichiarazioni rilasciate nelle ultime ore da Sandro Melli. Si tratta di parole coraggiose (non tutti, in situazioni come questa, avrebbero gli attributi per denunciare pubblicamente simili episodi), che fanno rabbrividire, ma anche riflettere. Possibile che tutti sapessero e nessuno abbia mosso un solo dito per provare ad evitare lo schianto del Titanic? Perché si è stati complici di tale ingranaggio? Definire Melli team manager sarebbe riduttivo, considerarlo un ex giocatore crociato, anche: Melli è un'icona, un'istituzione del Parma Calcio. E proprio in quanto tale, a mio avviso, avrebbe potuto e dovuto far qualcosa per prevenire e scongiurare che si arrivasse a tanto. Ma ormai è troppo tardi, ed ogni parola è ahimé inutile. L'atteggiamento di Melli, tutto sommato, è capibile, e del resto non è di certo lui il colpevole di questa assurda vicenda, che, anzi, lo vede vittima al pari di sua moglie e di decine di dipendenti, componenti dello staff e giocatori. Massima solidarietà a tutti loro. Tenete botta, se potete: verità e giustizia presto verranno a galla.